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Arezzo s'inchina davanti alla Chimera: "La vittoria è per Giancarlo e per chi non ci aveva mai visto trionfare"

L'emozione di una città intera che è stata conquistata dal tripudio di Porta del Foro che, dopo anni di digiuno, ha conquistato la sua 27esima lancia d'oro

Lacrime, sudore e cuore. Quel cuore enorme giallocremisi che non ha mai smesso di battere forte e credere in quella stessa impresa che troppo spesso è scivolata via per un soffio. Un palpito appena.

La Chimera torna terribile e meravigliosa a ruggire in piazza Grande.
Il quartiere di Porta del Foro, dopo 23 giostre e 11 anni di digiuno, è il protagonista di questa notte. Sua la 138^ edizione del Saracino.

La lancia d'oro numero 27 arriva a San Lorentino grazie al lavoro di due giovani cavalieri, due amici, due fratelli di lizza. Gabriele Innocenti e Davide Parsi, i giostratori che hanno rotto quell'estenuante e lunghissimo digiuno. 
Prima il cinque di Innocenti e poi il quattro di Parsi. Nove punti per una lancia che vale come nessun'altra prima.

"Siamo la generazione che le Giostre le guardava - racconta Parsi appena sceso di sella - Ho sempre fatto parte del quartiere vivendolo a pieno. Prima come figurante e poi in questa veste. Il duro lavoro di tutto l'anno e di quelli prima ha premiato. Non dobbiamo, e non lo faremo, smettere mai di crederci e di impegnarci al massimo delle nostre potenzialità. La dedica? Alla mia fidanzata, Benedetta, che tutto l'anno mi supporta e sopporta". 

L'albo d'oro della Giostra del Saracino

Un'emozione così grande e così incontenibile da sembrare vera.

"Neppure riesco a capire come mi sento in questo momento - ha detto il rettore Roberto Felici - sono pieno di gioia e di orgoglio. Questa lancia è per chi non ha mai visto vincere Porta del Foro e per chi non ha fatto in tempo a vederci nuovamente trionfare tra i quali, sicuramente, c'è mio babbo Giancarlo (glorioso rettore giallocremisi ndr)".

Lacrime ed emozione anche per Gabriele Innocenti che ha subito imposto il passo agli altri quartieri correndo la carriera di apertura e mettendo la lancia sul centro del tabellone. 

"Per mio nonno e per chi non c'è più. La voglio dedicare a loro questa vittoria - spiega - Per il resto dico solo che è un'emozione indescrivibile". 

E con quella fierezza e grinta che da sempre distingue il popolo della Chimera Dante Nocentini, capitano di Porta del Foro, ha portato l'ambitissimo trofeo fino in cattedrale. 

"Giancarlo Felici - racconta - una volta mi ha regalato una vignetta dove ero raffigurato mentre alzavo una lancia d'oro. E' passato del tempo ma adesso questo sogno si è avverato perché lui, da lassù, ci guarda".

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