Vedovini torna in lizza: "A Porta del Foro con convinzione. Sant'Andrea? Nessun tradimento"
Da giostratore plurivittorioso in biancoverde ad allenatore dei giallocremisi: "Due anni di pausa sono lunghi, stare a guardare non mi piace. A San Lorentino ho trovato calore, è un quartiere che sa soffrire, mi stimola. Il mio passato non si cancella ma oggi imbocco una strada diversa. Il primo messaggio? Di Cicerchia e Scortecci"
Vent'anni sulla lizza, due di pausa, quattro di contratto con Porta del Foro. Enrico Vedovini comincia un'altra vita, giù da cavallo e senza lancia in mano. Ex giostratore e adesso preparatore, un percorso che confidava di completare fin da quando appese le staffe al chiodo.
Tu e il tuo nuovo quartiere dovete ricominciare da zero. Questo ti carica, ti mette pressione, ti spaventa? O ti scivola addosso?
Io sono carico. E sono contento. La gente di Porta del Foro mi ha trasmesso un calore incredibile, anche se fino a ieri ero un avversario. Vuol dire che nonostante la rivalità di Giostra, ho trasmesso qualcosa di positivo. Questo mi gratifica, ho grande rispetto per il quartiere.
E' stata dura rimanere fuori dalla Giostra?
Sì, due anni sono lunghi. Restare a guardare per altro tempo non mi piaceva, poi magari le cose cambiano e certe occasioni non si ripresentano più. Ho scelto Porta del Foro con convinzione.
Eppure due anni fa in una intervista dicesti: "Fare l'allenatore ti porta via più tempo, più energie rispetto a quando sei un giostratore. E io invece vedo che il tempo e le energie sono sempre di meno". E' cambiato qualcosa?
No, confermo tutto. So che dovrò fare dei sacrifici ma ho pensato che è meglio affrontarli ora, a 47 anni, che più avanti. E poi la passione spingeva in questa direzione.
Hai firmato per quattro anni, un periodo lunghissimo per la Giostra. Perché?
Perché una scadenza più breve avrebbe voluto dire che non c'è un progetto. E invece sia io che il rettore Felici ci siamo trovati d'accordo, da subito, su questo punto: programmiamo un certo tipo di lavoro, facciamo le cose per bene.
Tu sei stato un grande giostratore ma sei al debutto come preparatore. Quali difficoltà ti aspetti?
Io penso positivo. Il materiale umano è ottimo, i cavalli sono competitivi. Ci metterò la mia esperienza, il mio modo di fare, le mie conoscenze. Vorrei creare un ambiente sereno, senza polemiche.
Mica facile.
Quando non si vince da tanto tempo, le tensioni aumentano. Ma confesso che ho trovato un entusiasmo forte dentro Porta del Foro. E' un quartiere abituato a soffrire, questo mi dà uno stimolo in più.
C'è qualcosa che vorresti dire a Enrico Giusti, il tuo predecessore?
E' stato un punto di riferimento per Porta del Foro, un po' come successo a me a Sant'Andrea. Ho stima di lui, non mi sento uno che gli ha rubato il posto. Sono dinamiche di Giostra che conosciamo tutti.
Nella tua testa, l'idea è di riportare in piazza Parsi e Rossi a giugno dell'anno prossimo?
E' una decisione che prenderemo più avanti. Devo ancora incontrare i ragazzi, organizzare i primi allenamenti, quindi ogni discorso è prematuro. Di sicuro Tallurino l'ho visto crescere e sa anche lui che in gara non ha ottenuto quello che potrebbe. Parsi l'ho sempre considerato uno dei migliori, anche se il suo rendimento è stato altalenante. Devono recuperare fiducia, questo è il primo obiettivo.
Dopo la tua carriera, le tue vittorie, il tuo legame con il quartiere, ti senti di aver tradito Sant'Andrea? O sei in pace con la coscienza?
Assolutamente in pace. Ho smesso due anni fa, sono stato fermo per un lungo periodo, nel frattempo Sant'Andrea ha fatto le sue scelte. Il mio passato è quello e non si cancella, oggi ho semplicemente imboccato una strada diversa.
E i tuoi figli, quartieristi biancoverdi, come l'hanno presa?
La situazione è stata un po' strana, lo ammetto. Però alla fine hanno capito tutti, anche mia moglie, ed è giusto che ognuno ragioni con la propria testa. Loro continueranno a fare la vita che vogliono, ci mancherebbe. Vorrei solo dire che con la famiglia Vedovini sono stati bene in tanti: parenti, amici, conoscenti, quartieristi. Tutti.
Tu allenatore a Porta del Foro, Maurizio Sepiacci a Porta Crucifera, Martino Gianni a Sant'Andrea. Siete tre uomini con un comune passato biancoverde. E' un caso o c'è una spiegazione diversa?
Secondo me non è un caso. Negli ultimi venti e forse anche trent'anni, Sant'Andrea è stato un quartiere guida sul piano dell'organizzazione, della preparazione delle carriere. E oggi si è creata questa situazione. Sarà bello ritrovarsi di fronte.
Ma con Porta Crucifera, l'anno scorso, come andarono le cose? Potevi passare in rossoverde e poi saltò tutto.
Il quartiere mi contattò dopo il Saracino di settembre. Ma non si concretizzò la possibilità di giostrare, quindi di comune accordo decidemmo di lasciar cadere la cosa. Anche se qualcuno, a Colcitrone, forse mi avrebbe voluto anche ora.
Chi ti ha mandato il primo messaggio dopo l'ufficialità del tuo arrivo a Porta del Foro?
Cicerchia e Scortecci.
Cosa ti hanno scritto, si può sapere?
"Finalmente torni in piazza". E hanno ragione.