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Giostra Saracino

La Giostra è dietro l'angolo, Gori non fa sconti: "Vogliamo vincere ancora"

Il rettore di Porta Santo Spirito: "I nostri obiettivi sono il cappotto e il primo posto solitario nell'albo d'oro. Spavalderia? No, massimo rispetto per gli avversari. Ma il ruolo di favoriti ce lo siamo guadagnato con il lavoro e i risultati"

Ha alzato al cielo dodici lance d'oro, come nessun rettore prima di lui aveva fatto nella storia della Giostra. Eppure Ezio Gori non è sazio. Anzi, in barba alla scaramanzia punta al cappotto e regala granitiche certezze a Porta Santo Spirito. 

Rettore, come si convive con il ruolo di favoriti?

Con grande piacere, perché è un'etichetta che ci siamo guadagnati con il lavoro, il sacrificio e i risultati. Eppure le preoccupazioni non mancano, specie adesso che siamo vicini alla sfida.

Quali preoccupazioni può avere il rettore di un quartiere che ha vinto dodici volte negli ultimi undici anni?

La Giostra è come una partita di calcio che va ai calci di rigore. Può succedere di tutto. I rigori li hanno sbagliati Baggio, Maradona e Messi, possiamo sbagliarli pure noi. Se il Saracino fosse un campionato, starei più tranquillo.

Sa che le rimproverano di essere troppo spavaldo?

Lo so, lo so. Anche al quartiere me lo dicono. Ma la mia non è spavalderia né presunzione. Ho due giostratori che ho visto crescere giorno dopo giorno, fin da quando li allenava Martino Gianni: sono diventati i più esperti sulla lizza e hanno il V sulla lancia. Non posso non sottolineare che siamo i favoriti. Poi lo so benissimo che la piazza è un'incognita: l'ultima volta abbiamo vinto con VIII e quella prima abbiamo perso con X. Però è giusto che al mio quartiere dica quello che vedo e che penso.

giostra saracino giugno 2022 scortecci

Gli avversari un po' se la prendono.

Me la prenderei anch'io al posto loro, anche se il rispetto da parte mia non manca. E ci tengo a chiarirlo. Non è un caso che alle prove non mi fermi mai a guardare i tiri degli altri: come diceva Martino, meglio evitare. Sennò poi mi prende l'ansia. 

Veramente?

Sul palco dei rettori, durante la Giostra, la tachicardia sale ogni volta. E per fortuna nostra non ci sono più Farsetti, Vannozzi, Vedovini. Prima era peggio. Per questo sono ottimista e lo dichiaro. Tanto poi c'è il capitano Gepppetti che butta acqua sul fuoco.

Ha già citato Martino Gianni due volte. Le manca?

A 360 gradi, come amico e come uomo di Giostra. Mi manca perché era un compagnone, passare il tempo con lui era piacevole, poteva raccontarti mille retroscena di Saracino ogni sera. Poi sapeva motivare tutti, non staccava mai. E se vedeva che qualcuno allentava la tensione, lui era lì a pungolarlo. 

Un martello.

Era anche impegnativo averci a che fare, non lo nascondo. Ricordo che ci chiedeva di investire sui cavalli, che tanto per i soldi qualche santo ci avrebbe aiutato. Per me che ero il rettore, non era facile decidere.

elia cicerchia

Come andava a finire poi?

Facevamo come diceva lui. Qualche santo in aiuto l'abbiamo trovato. E abbiamo vinto tanto.

Elia Cicerchia ha perso la mamma pochi giorni fa e il mondo della Giostra gli si è stretto intorno. Come sta adesso?

Ci ho parlato, l'ho trovato sereno, per quanto si possa essere sereni in certi frangenti. A lui e alla sua famiglia questa serenità l'ha data proprio Donatella. Era una donna straordinaria, avevo e ho di lei una grande considerazione. Se ripenso a cosa diceva e faceva per i suoi cari, perfino nell'ultimo periodo della sua vita, mi viene la pelle d'oca. 

Al quartiere manca una vittoria firmata Cicerchia. Le ultime imprese portano tutte il timbro di Scortecci.

Un po' è vero ma all'inizio era l'esatto contrario. E poi Elia, in un paio di occasioni, si è trovato a mettere la lancia sul III per portare a casa la lancia d'oro. Date retta a me che lo vedo allenarsi tutti i giorni: Cicerchia è lo stesso degli esordi.

Dica la verità. Vi sareste aspettati da Scortecci un rendimento del genere quando ha cominciato?

Sì, perché lui è sempre stato un cavaliere in tutti i sensi. Le difficoltà dei primi tempi erano legate anche al carattere di Machine Gun e Palmasol. Dopo, con Napoleone e Doc, ha dimostrato chi è e cosa sa fare. Tutto meritato: Gianmaria è super pignolo, a volte ci mette pure in difficoltà. Il sottosella, la lizza, il buratto: dev'essere tutto perfetto. Non si colpisce il centro sei volte di fila per caso.

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Giusto per metterle un po' d'ansia. Chi teme possa rubarvi la scena il 4 settembre?

Ci fosse ancora Vedovini, direi Sant'Andrea. Adesso invece temo tutti.

Lei che è un habitué: le piace la consegna della lancia d'oro sul terrazzino?

Per il rettore, meglio lì che in tribuna come una volta. Almeno me la gusto di più. Però capisco che per i quartieristi non sia il massimo. Trovare una soluzione che accontenti tutti non sarà facile.

Cosa dirà alla cena propiziatoria di sabato prossimo?

Che dobbiamo puntare al cappotto e andare in testa all'albo d'oro da soli.

Robetta.

Ma la realtà è questa. Se ripenso a quando sono diventato rettore, mi sembra di vivere una favola. Era il 2011, il quartiere era spaccato, credevo di essere un semplice traghettatore. Invece ritrovammo unità e puntammo sui giovani. Avevamo perso Veneri, ci avevano portato via Farsetti, bisognava ricostruire. Ricordo che all'epoca mi aiutò moltissimo Paolo Bertini. Convinsi Martino a sposare il nostro progetto e tutto prese un'altra piega. Oggi non posso concedermi di essere ottimista?

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