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Giostra Saracino

Colcitrone guarda avanti. Branchi: "La vittoria è alle spalle. Idee chiare per il futuro"

Il rapporto tra Vannozzi e Sepiacci, la corte a Tallurino, le ambizioni di Rauco, il successo al debutto. Intervista al capitano rossoverde

Il rumore della lancia spezzata da Adalberto Rauco suona ancora nelle orecchie dei quartieristi rossoverdi. Colcitrone a settembre si è preso l'ultima Giostra, ha rotto il digiuno che durava da sei anni ed è balzato di nuovo in testa all'albo d'oro. Per Alberto Branchi un esordio da capitano indimenticabile, tra scazzottate in piazza, animi accesi e una dirompente gioia finale.

Come va al quartiere? C'è ancora l'euforia del successo o avete voltato pagina?

La vittoria ce la siamo gustata a caldo, a caldino e a freddo. Poi però il tempo e il lavoro da fare ti costringono a guardare avanti. L'area tecnica ha sviscerato ogni momento delle nostre carriere e sappiamo che, pur vincendo, abbiamo sbagliato alcune cose. Non ho timore a dire che la fortuna ci ha aiutato, ma la Giostra è questa.

Le elezioni hanno sancito una linea di continuità dentro il quartiere. Con un risultato diverso in piazza cosa sarebbe successo?

Senza lancia d'oro le scelte sarebbero state diverse. Come nello sport, le vittorie aiutano a cementare i rapporti e fanno vedere le cose con occhio meno critico. Però il consiglio di prima e quello di adesso sono accomunati dal fatto che avevamo e abbiamo le idee chiare. C'è un percorso da seguire ben definito e a quello ci atteniamo. L'importante è mettersi in gioco.

Cosa ti ha lasciato l'ultima Giostra dal punto di vista personale?

Io sono diventato capitano perché Andrea Bidini, il mio predecessore, ha dovuto abbandonare per impegni personali. Quel costume era pesante, non vincevamo da tanto tempo e non eravamo certo i favoriti. Diciamo che non c'era la fila per indossarlo, me la sono rischiata. Non sono uno che si tira indietro, specie per il quartiere. La vittoria è stata una gratificazione, soprattutto perché ho un progetto da portare avanti e credo che possa ottenere dei buoni risultati.

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Tu, Gavagni di Sant'Andrea, Casini di Porta del Foro, siete tutti capitani giovani, anagraficamente o come esperienza di Giostra. E' rimasto solo Geppetti a fare il veterano. Come spieghi questa tendenza?

Secondo me non è un caso. Oggi non conta solo l'esperienza di Giostra in generale, conta soprattutto quella al campo prove. Prima i giostratori si allenavano un mese all'anno, adesso l'impegno è totalizzante sia per loro che per chi gli sta intorno. Io ho 38 anni ma sono nel gruppo da quando ne avevo 22. Dal palafreniere in su, ho fatto di tutto e so che questo ambiente ha raggiunto un livello di professionalità molto alto. Se non hai un po' di esuberanza giovanile, non reggi.

Sepiacci e Vannozzi, i vostri allenatori, sono confermati. Eppure c'erano rumors insistenti che li volevano spesso in disaccordo. Era vero?

Colcitrone è un quartiere popolare, i rumors su di noi fanno notizia. La realtà è che Maurizio e Alessandro hanno caratteri diversi che si sposano bene. Il gruppo c'è: Vannozzi è bravissimo con i ragazzi, alla nostra scuola cavalieri dà un contributo eccezionale. Sepiacci sa di cavalli e poi è una persona splendida dal punto di vista umano. E noi in passato, da questo punto di vista, abbiamo vissuto brutti momenti. 

Qual è l'obiettivo tecnico che si è posto il nuovo consiglio? C'è un modello che prendete come esempio?

Noi non dobbiamo copiare gli altri. Il metodo Martino Gianni è giusto che lo insegni Martino Gianni. A Colcitrone serve il metodo Sepiacci.

Quanto è stato concreto il rischio di perdere Rauco? 

Meno concreto di quanto sembrava da fuori. Adalberto fa il cavaliere di professione e ha l'ambizione di partecipare a manifestazioni di grande visibilità come quelle di Ascoli o Foligno. Per noi non ci sono problemi, a patto che non si creino incompatibilità con l'attività legata alla Giostra. In tal caso, ogni decisione va concordata con l'area tecnica.

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Rimpianti per non aver portato Tallurino Rossi in rossoverde?

No. Sono contento del materiale tecnico e umano che abbiamo. E dico sempre che tutti, io per primo, dobbiamo dimostrare che la vittoria di settembre non è stata un caso. E' ovvio che facciamo valutazioni sulle occasioni che si possono creare. E Tallurino era un tentativo da fare. E' bravo, ha scelto di restare a Porta del Foro, amici come prima.

Lisandrelli ha dato l'addio. I maestri di campo saranno Salvicchi e Butali. Che ne pensi?

Sono due aretini, sono esperti, faccio a entrambi un grande in bocca al lupo. E saluto Lisandrelli: a lui e al povero Bonini ho dato tanto da fare ma il maestro di campo è come l'arbitro nel calcio, è difficile che metta tutti d'accordo.

Dopo la vittoria da debuttante, con tre avversari scafati come Dionigi, Geppetti e Nocentini, dicesti che in piazza ti eri sentito come uno "con un vestito di braciole dentro un canile". Sarà ancora così?

Quella era una citazione del Penna, la trovavo calzante. Io sono un maniaco del controllo, sono sempre guardingo. Ma non mi sono fatto mettere in mezzo.

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