rotate-mobile
Cultura Cavriglia

Quel viaggio da Cavriglia a Firenze che cambiò tutto. La storia di Gina, la governante di Montale

Gina Tiossi è stata per 39 anni l'assistente, confidente e musa del premio Nobel. A lei sono dedicati i versi della celebre lirica "Il giorno dei morti"

Sulla corriera diretta a Firenze salì una mattina del 1942. Aveva appena vent'anni e dietro alle spalle lasciava soprattutto miseria, guerra e devastazione. Gina Tiossi, la storica governate di Eugenio Montale, fino a quel giorno aveva vissuto a Cavriglia. Ma quella mattina mentre dal finestrino colline, prati e strade si srotolavano uno dietro l'altro, non sapeva che proprio da quel giorno la sua esistenza sarebbe diventata un'avventura straordinaria carica di fascino e di scoperte. Lei cercava soltanto un lavoro e così, dopo essere venuta a sapere dal medico di famiglia “che Drusilla Tanzi, la moglie di un noto intellettuale dell’epoca che dirigeva il gabinetto Viesseux dal 1929, cercava una governante nella sua casa di Firenze”, scelse di dirigersi verso la grande città. 

Dopo i primi anni a Firenze, nel 1950, si trasferì a Milano insieme alla famiglia Montale poiché l’autore venne assunto come redattore al Corriere della Sera. Di quel nucleo affettivo Gina poco a poco divenne la custode perfetta. Con la sua discrezione seppe prendersi cura dei coniugi con intelligenza e riservatezza. Fu a lei che Drusilla Tanzi, in punto di morte (1963), affidò il marito chiededole di sostenerlo e accudirlo ogni giorno. Una promessa che onorò dedicato la sua intera esistenza a quella di Montale del quale divenne assistente, musa, depositaria dei suoi segreti più intimi fino ad essere considerata "più che una figlia". Un legame ferreo che si sciolse il 12 settembre 1981 con la morte del poeta.

Come ricorda l’autore e giornalista nonché attuale vicesindaco del Comune di Cavriglia, Filippo Boni, in un articolo apparso recentemente su La Repubblica Firenze, Gina è stata la "figura femminile più assidua nella vita di Montale senza che tra i due vi fosse mai alcuna implicazione di carattere sentimentale". Dopo la scomparsa della moglie fu lei a seguire ogni evoluzione dell'opera montaliana, ad accompagnare quel Merlo (nomignolo con il quale si firmava il poeta) nelle serate di gala, alla Scala o durante gli incontri letterari. E fu sempre lei, implacabile e silenziosa, a volare con lui fino a Stoccolma per ritirare il premio Nobel.

"La Gina", come era solito chiamarla Montale, dopo la scomparsa del suo datore di lavoro e amico si ritirò ritirata a vita privata presso un’abitazione di Firenze. A Cavriglia non fece mai più fatto ritorno. Dieci anni prima di spegnersi è stata lei stessa a scegliere di donare al fondo manoscritti dell’università di Pavia tutta l'eredità letteraria che Montale le aveva lasciato. Mai ha accettato di farsi intervistare o parlare con letterati e studiosi a caccia di informazioni sulla vita privata del grande autore. Di lei invece sappiamo persopiù quello che Montale raccontò in alcune delle sue liriche quali Nel CortileIl rondone, Al mio Grillo e Il giorno dei morti e nel terzo e ultimo movimento della lirica Appunti.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Quel viaggio da Cavriglia a Firenze che cambiò tutto. La storia di Gina, la governante di Montale

ArezzoNotizie è in caricamento