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Una ghiacciaia medievale a ridosso della Fortezza, parte la campagna di scavo. Rossi (Fraternita): "Si riscrive la storia di Arezzo"

Una scoperta che potrebbe scrivere nuove ed entusiasmanti pagine della storia di Arezzo. In seguito alla quale ha preso il via una campagna di scavi archeologici a ridosso della Fortezza, all'esterno del Bastione della Diacciaia. Là sotto si...

Una scoperta che potrebbe scrivere nuove ed entusiasmanti pagine della storia di Arezzo. In seguito alla quale ha preso il via una campagna di scavi archeologici a ridosso della Fortezza, all'esterno del Bastione della Diacciaia. Là sotto si celano resti di una importante struttura del periodo medievale, precedente alla Fortezza stessa, che una volta portati alla luce potrebbero diventare parte integrante di un vero e proprio parco archeologico.

Si tratta di una ghiacciaia (dalla quale prenderebbe il nome il bastione) portata recentemente alla luce. Parte da qui il progetto finanziato della Fraternita dei Laici, e deliberato dal Magistrato in linea con il suo statuto per la tutela culturale della Comunità Aretina, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.

Le ricerche preliminari erano state condotte dal primo rettore della Fraternita, Pier Luigi Rossi, insieme al collegio dei geometri. L'ipotesi, da verificare mediante lo scavo, è che la struttura fosse collegata con un "sottostante cunicolo per il deflusso delle acque; riportata nella cartografia storica almeno sin dalla metà del XVIII secolo, era rimasta parzialmente visibile fino agli anni ’50 del secolo scorso, come si evince dalle foto aeree dell’epoca".

"La Fraternita - commenta il primo rettore Pier Luigi Rossi - ha liberato dalla terra una opera di indubbio valore: questa scoperta descrive uno scenario storico inedito della nostra città e ci permette di raccontare le origini e l'evoluzione di questa parte della collina di Arezzo rivolta verso nord. Dagli scavi emergeranno resti che potranno raccontare una storia non ancora conosciuta e far tornare al suo splendore una zona ancora non abbastanza valorizzata che custodisce nelle sue viscere una città sepolta, di epoche diverse".

Lo scavo, effettuato nei giorni scorsi sotto la direzione scientifica di Ada Salvi, funzionario archeologo responsabile per Arezzo e provincia, con la collaborazione di Hermann Salvadori, ha dato le prime importanti conferme.

"Quello svolto in questi giorni - spiega Ada Salvi della Soprintendenza - è stato un intervento preliminare che aveva la finalità di individuare e delimitare le evidenze archeologiche che si supponevano presenti in questa zona. Si tratta di un'area dal punto di vista archeologico abbastanza sconosciuta. Abbiamo confermato la presenza di una ghiacciaia, che compariva già nella cartografia storica, ben conservata. E' presente anche un muro consistente, del quale non sappiamo molto ma pensiamo che potrebbe essere un tassello importante della storia di Arezzo".

Alla presentazione della campagna di scavo era presente anche l'assessore Comanducci:

"Il Comune è a fianco della Fraternita - afferma l'assessore Marcello Comanducci - perché più luoghi attrattivi ci sono in città, più Arezzo diventa una meta appetibile da scoprire. Sarà compito della Fondazione Turismo far si che tutte queste bellezze vengano valorizzate. Siamo noi aretini i primi a non conoscerle".

LA GHIACCIAIA

Opportunamente situata a nord del bastione, la ghiacciaia ha forma cilindrica nella parte superiore e a tronco di cono rovesciato in quella inferiore, separata da un marcapiano sul quale dovevano venire appoggiati dei tavolati o delle grate; il tipo di struttura, che era provvisto di un apparato per lo scolo dell’acqua mediante un pozzetto sul fondo collegato a un sistema di canalizzazioni, nasce nel tardo medioevo per diventare comune nel XVII-XVIII secolo, proprio allo scopo di mantenere neve e ghiaccio portati dalle montagne o prodotti in loco, necessari per la conservazione del cibo o per altri usi. In genere le ghiacciaie o “diacciaie” erano sovrastate da una struttura a cupola con una apertura sul lato esposto a settentrione e alcuni sfiati per l’aria. Nel caso della ghiacciaia aretina la parte superiore è purtroppo perduta, ma quella inferiore presenta un ottimo stato di conservazione ed è stata al momento individuata fino a tre metri di profondità, per un diametro di oltre sei metri. Al momento la “diacciaia” è stata in parte ricoperta per motivi di sicurezza, in attesa di un auspicabile intervento di più ampio respiro che la ricollochi all’interno di un percorso di valorizzazione per la rinascita di questo importante settore della città. La “diacciaia” potrebbe far parte di un sistema idraulico particolarmente presente nell’area nei vari secoli di approvvigionamento idrico della città.

E’ all’analisi una proposta di costituzione di un “parco vasariano” che possa comprendere tutte le emergenze idrauliche della zona.

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