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Martedì, 23 Aprile 2024
Cultura

Cell - Voto: 5

Che Stephen King sia ormai un maestro nel costruire ansia e terrore descrivendo i lati più nascosti e terrificanti dell’uomo, è un dato di fatto, come lo è, considerata la prolificità e l’alto numero di racconti e romanzi di successo da lui...

Che Stephen King sia ormai un maestro nel costruire ansia e terrore descrivendo i lati più nascosti e terrificanti dell’uomo, è un dato di fatto, come lo è, considerata la prolificità e l’alto numero di racconti e romanzi di successo da lui scritti, l’esigenza di molte case di produzione nel trasformarli in film o serie tv.

Altrettanto vero è che, nonostante le trasposizioni cinematografiche delle opere di King spesso non siano minimamente paragonabili alla loro controparte cartacea, ci sia sempre una certa curiosità che ruota attorno ad esse.

Così è stato anche per questo Cell dall’omonimo romanzo pubblicato nel 2006.

Prodotto dalla Dimension Films, che ne aveva acquistato i diritti, e diretto da Tod Williams, conosciuto al grande pubblico per Paranormal Activity 2, la storia del film ruota attorno alla ricerca del figlio di Clay Riddell (John Cusack), disegnatore di fumetti, dopo che un epidemia pare essere esplosa su scala mondiale.

A causare tutto ciò le onde radio dei cellulari che hanno letteralmente fritto il cervello di chi ne stava facendo uso trasformandoli in bestie rabbiose e violente.

Clay cercherà di sopravvivere aiutato da alcuni superstiti incontrati durante il viaggio, come il conducente della metropolitana Tom McCourt (Samuel L. Jackson).

Non serve di certo un genio per capire che il materiale di partenza non brilli per originalità.

I cliché abusati ci sono tutti: epidemia improvvisa, superstiti e qualcuno da salvare contro ogni probabilità di sopravvivenza.

Il libro di King però aveva una certa forza profetica nell’idea. Nel 2006 infatti, quando il libro uscì, i cellulari non erano ancora diventati oggetto tecnologico così evoluto, sempre connessi tra loro e capaci di portare al minimo storico la privacy di ognuno di noi.

In questo senso il racconto assumeva toni ancora più inquietanti.

Nel film tutto questo rimane. Dopo che l’epidemia è dilagata, tutti quelli colpiti assumono una sorta di uniformità nei comportamenti: si muovono come stormi di uccelli e al calare del sole si coricano in massa quasi dovessero ricaricarsi, proprio come un cellulare.

L’individualità tra gli infetti pare essersi estinta per lasciare il posto ad un organismo unico composto da tutte le menti interconesse tra di loro.

Gli occhi di uno sono gli occhi di tutti; in questo panorama apocalittico pare quindi impossibile per i pochi superstiti rimasti avere una qualche via di scampo.

La feroce critica di King non è nemmeno così velate, in un'epoca di completa connessione e condivisione, dovuta ad internet e vari social, siamo tutti più o meno privati della nostra individualità a favore di un’omologazione che possa massificare il pensiero di ognuno.

Concetti forti e interessanti che nel libro assumevano come detto una natura quasi profetica, oggi, nella pellicola, hanno un impatto più debole e meno accattivante.

Pur proponendo alcune situazioni che funzionano, le vicende risultano fin troppo prevedibili e poco originali.

La fotografia cupa di Michael Simmonds dona quel giusto tono alle atmosfere desolanti che certo cinema dovrebbe trasmettere, la regia di Williams, purtroppo, non riesce però a fare lo stesso, trascinandosi stancamente fino alla fine.

Nemmeno la presenza di due icone come John Cusack e Samuel L. Jackson, di nuovo insieme dopo il riadattamento di 1408, altro racconto di King, bastano a risollevare le sorti della pellicola.

Cell parte da subito con buone idee ma dimostra in poco tempo il fiato corto della vicenda, incapace di portare avanti momenti di vera tensione e vero terrore.

La sceneggiatura, curata dallo stesso King, fiacca e piatta, prova che essere bravi a scrivere libri non sia necessariamente garanzia di esserlo altrettanto nel cinema.

Come ha più volte dichiarato lui stesso, King non è mai stato un bravo sceneggiatore e con Cell non fa che confermarlo.

A questo punto ci domandiamo come sarebbe stato il film se tra Eli Roth e la produzione non fossero nati conflitti di opinioni che hanno portato lo stesso Roth ad abbandonare il progetto.

Il regista di The Green Inferno, infatti, avrebbe dovuto dirigere il film subito dopo Hostel: Part II ma nel 2009, a quanto pare, se ne chiamò fuori proprio a causa di alcune divergenze di idee sul copione.

Sono pochi gli esempi di film, per il cinema o per la tv, che siano riusciti a tirar fuori il meglio dalle pagine di King.

C’è riuscito sicuramente Frank Darabont con Le ali della libertà, Il miglio verde e The Mist o alcune serie come la datata I Langolieri, la più recente Under the Dome o la più fortunata 22/11/63.

Cell non rientra tra le peggiori ma è comunque lontana dalle migliori.

In sostanza un’altra occasione mancata.

Voto: 5

Cell (USA, 2016)

Regia: Tod Williams

Sceneggiatura: Stephen King, Adam Alleca

Cast: John Cusack, Samuel L. Jackson, Isabelle Fuhrman, Stacy Keach, Griffin Freeman, E. Roger Mitchell, Alex ter Avest, Catherine Dyer, Rey Hernández, Joshua Mikel, Wilbur Fitzgerald, Clark Sarullo, Anthony Reynolds, Ethan Andrew Casto, Owen Teague e Brian Boland. Film al cinema

The Legend of Tarzan 5/10

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