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“1384, la presa della città. Arezzo nelle mani di Enguerran de Coucy”: il libro di Simone De Fraja

L’autore Simone De Fraja è avvocato, saggista e studioso del periodo medioevale. Il suo interesse si è concentrato in particolare sulla storia del territorio della città di Arezzo, dove vive

E’ da qualche giorno in libreria “1384, la presa della città. Arezzo nelle mani di Enguerran de Coucy”, un volume di Simone De Fraja, con prefazione di Luca Berti (ASKA Edizioni). Il volume, che si diffonde sia sulla “presa” della città all’indomani della cessione al Comune di Firenze, sia sulle dinamiche politiche e guerresche di più ampio respiro nello scacchiere internazionale, esce per i tipi di Aska Edizioni e con il contributo della Società Storica Aretina. Una sezione di note aggiuntive di considerazione generale sull’architettura fortificata e sulle fortificazioni aretine di fine Trecento completa il quadro della vicenda della “presa d’Arezzo”.

La città di Arezzo, sullo scorcio del Trecento, era segnata dalla politica degli Arciguelfi e dalla politica filofiorentina, forti correnti che trovavano scontri con frange di ghibellina memoria; forti divisioni, contrasti, anche economici, che si intese gestire manu militari, avvelenarono la città. Le sorti di Arezzo furono presto piegate da eventi che ebbero risvolti locali ma che, in realtà, appartenevano ad un quadro di scala internazionale.

Settimo di una lunga dinastia, “uomo quanto valoroso, altrettanto modesto”, secondo la Cronica di Buonaccorso Pitti, Enguerran de Coucy fu un soldato professionista, capitano della propria armata, potente personaggio di Francia, la cui fortificazione, a Coucy, vantava il donjon cilindrico più imponente di quel mondo tardo medievale, un esempio di gigantismo. L’intesa tra il Sire de Coucy e i Tarlati, ad un passo dal riprendersi il governo della città, sfociò con l’offerta di Arezzo alla vicina Siena per venticinque mila fiorini, subito declinata per le pressioni di Firenze cui fu ceduta per quarantamila fiorini. Non fu certo Enguerran VII a determinare la débâcle di Arezzo, fisiologica ed inevitabile in quelle storiche sabbie mobili; egli fu solo l’ultimo capitano di ventura che intervenne nelle lotte tra Arciguelfi e Ghibellini, con un risultato che fu solo il prodotto dei tempi e della politica aretina.

C’è forse, dunque, la necessità di un approccio più neutro ed oggettivo o comunque tale che non risulti segnato da alcun accento filofrancese, come nell’opera di Paul Durrieu, “La Prise d’Arezzo”, ovvero segnato da campanilismo o revanscismo storico.

L’autore Simone De Fraja è avvocato, saggista e studioso del periodo medioevale. Il suo interesse si è concentrato in particolare sulla storia del territorio della città di Arezzo, ove vive. Esperto di castellologia con speciale riferimento alle fortificazioni locali nonché del Vicino Oriente, in ordine alle quali ha tenuto alcuni interventi e conferenze, si è occupato altresì del pensiero neoclassico ed esoterico del secolo XVI ed ha condotto ricerche sull’argomento. E’ membro di associazioni culturali cittadine e nazionali, per la Società Storica Aretina è membro del comitato di redazione del periodico “Notizie di Storia”, consigliere e vicepresidente, nonché socio fondatore. E’ consigliere scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli. Ha all’attivo numerose pubblicazioni sulla storia dell’architettura fortificata. De Fraja è stato vincitore del Premio Tagete per la saggistica con il volume “Assedi e fortificazioni nell’esperienza medievale aretina”, nel 2019.

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