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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Siccità, le vigne aretine resistono. Ma il cambiamento climatico muta la geografia del vino buono

Rispetto a trent'anni fa si registra la difficoltà di lavorare in zone di alta collina, da 450 metri sul livello del mare in su, come nella zona del Chianti Classico o di Montalcino. Le zone a valle sono favorite, perché hanno maggiori disponibilità d'acqua. Parola di agronomo

Nonostante la grande sete delle campagne aretine, c'è una coltivazione che sta reagendo alla grande alla scarsità d'acqua: la vite. Parola dell'agronomo Marco Pierucci, che traccia una panoramica dell'andamento 2022 delle vigne in provincia, segnato da condizioni di grande calore e siccità. "Il sistema complessivamente sta reggendo - dice - e ne sono francamente sorpreso. La vite è una pianta più resistente di altre alla siccità, e la risposta nell'Aretino è oltre le aspettative. Detto questo, i problemi potrebbero mostrarsi in seguito. Perché diciamocelo: tutto ha un limite e l'elastico è stato già tirato moltissimo".

Le nuove tecniche di gestione

Anche per le vigne si pone il problema della scarsità della risorsa idrica, ma, aggiunge Pierucci: "Ci sono nuove tecniche di gestione del suolo, che permettono di far fronte meglio che in passato al caldo e all'assenza d'acqua. Ci sono tecniche per ridurre lo stress delle piante, gestire la parete foliare. Bisogna ad esempio evitare l'appassimento dei grappoli. Il cambiamento climatico in corso ha dato un impulso a un mutamento radicale nell'approccio agronomico".

Le prospettive

Come detto però lo stress cui le coltivazioni sono sottoposte è ampiamente oltre la norma. E se non ci saranno cali di temperature e qualche pioggia da qui ad agosto potrebbero veridicarsi gravi conseguenze. "Il problema per ora non c'è - aggiunge Pierucci - ma la grossa paura potrebbe arrivare in seguito, dopo la metà di agosto con l'invaiatura (fase della maturazione in cui i grappoli da verdi diventano bianchi o rossi, nda). Senz'acqua si andrebbe incontro a un calo di quantità della produzione. Per la qualità, invece, non sembrano esserci problemi. Con qualche pioggia, la 2022 potrebbe essere paradossalmente anche una vendemmia eccezionale".

La geografia della qualità del vino che muta

Il cambiamento climatico in corso, con l'innalzamento globale delle temperature, sta avendo ripercussioni su alcune delle zone vitivinicole più vocate della Toscana. "L'alta collina soffre di più - aggiunge Pierucci - rispetto a quanto avveniva trent'anni fa. Vigneti oltre i 400-450 metri sul livello del mare e che si trovano su terreni magri faticano molto di più senz'acqua, rispetto a terreni di valle, che sono più profondi. Penso alle difficoltà delle zone più alte del Chianti Classico o di Montalcino, terre - storicamente - di grande vino. Così, a livello agronomico, bisogna lavorare in maniera diversa e fare investimenti più consistenti in irrigazione. Nell'Aretino? Problemi del genere ci sono di meno, perché le viti sono concentrate in zone più basse".

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