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Vecchia Banca Etruria, la soluzione ci sarebbe

Da qualche settimana stiamo ponendo una domanda molto semplice: perché gli obbligazionisti subordinati della vecchia Banca Etruria sono stati espropriati dei loro risparmi e quelli di Banca Tercas no? Ovviamente nessuna risposta. Eppure una...

Da qualche settimana stiamo ponendo una domanda molto semplice: perché gli obbligazionisti subordinati della vecchia Banca Etruria sono stati espropriati dei loro risparmi e quelli di Banca Tercas no? Ovviamente nessuna risposta. Eppure una ragione ci sarà. Cosa è successo dalla tragica domenica del 22 novembre per indurre il Governo ad una così repentina inversione di marcia? Eppure il Governo è lo stesso, la Banca d’Italia anche, l’Unione Europea idem. Sia chiaro, io sono ben contento del giusto trattamento riservato agli obbligazionisti subordinati di Banca Tercas. Ma sono anche molto arrabbiato per il trattamento riservato ai risparmiatori che avevano investito nelle obbligazioni subordinate e nelle azioni della vecchia Banca Etruria, e delle altre tre banche. Vediamo di comprendere cosa è avvenuto. Banca Tercas, tralascio i dettagli, è stata salvata con i denari del Fondo interbancario di tutela dei depositi nel 2014, lasciando indenni gli obbligazionisti subordinati. Come il Governo aveva forse in animo di fare con la vecchia Banca Etruria e le sue compagne di sventura.

Purtroppo, nel nostro caso, si sono sommate tutta una serie di sfavorevoli circostanze. Elencando alla rinfusa, ed al netto degli errori commessi dalla vecchia banca, possiamo citare il dilettantismo governativo, l’incapacità di farsi rispettare in sede europea, un atteggiamento di Banca d’Italia da approfondire, una inconsueta svalutazione degli attivi della vecchia Banca Etruria particolarmente appetitosa per gli speculatori. Insomma un mix tossico che ha partorito un mostro di normativa utile, dopo aver distrutto molte famiglie ed indotto una persona a togliersi la vita, anche a dare molto lavoro ai tribunali oltre che alla Corte Costituzionale. Ma torniamo a Banca Tercas. L’Unione Europea, guardo caso proprio nei giorni in cui esplodeva il caso della vecchia Banca Etruria, con evidente spirito estorsivo ha riesumato il salvataggio del 2014 ravvisandoci pelosamente un aiuto di Stato. Ebbene in questo caso, forse ammaestrato dalla vicenda della vecchia Banca Etruria, Il Governo non si è perso d’animo. Il Fondo Interbancario, con un surreale arzigogolo che vi risparmio nei dettagli, a breve riprenderà con una mano i denari che aveva versato nel 2014, e con l’altra mano ce li ha rimetterà.

Lo so, sembra una brutta barzelletta ma è la verità; commercialisti ed avvocati lo definirebbero un diverso schema giuridico. E se non è vero qualcuno mi smentisca. La disparità di trattamento tra le due banche, e soprattutto tra i loro obbligazionisti subordinati è evidente. Però a questo punto la soluzione per la vecchia Banca Etruria sarebbe già pronta. E anche validata in qualche modo dall’Unione Europea. Basta far intervenire il Fondo Interbancario come per Banca Tercas, o con un altro rigiro a piacere tanto ormai è tutta una tragica commedia. Fatto questo la strada è in discesa. Come per miracolo la banca torna in bonis, come dicono quelli istruiti, e si chiude la procedura di liquidazione coatta amministrativa. E gli obbligazionisti subordinati sono salvi. Capisco che possa sembrare una strategia irrealizzabile per chi crede ancora alla favola dei sacri ed inderogabili vincoli contabili europei, e quindi anche a Babbo Natale e alla Befana. Invece sarebbe realizzabilissima, ma bisogna prima comprendere che, contrariamente a quello che raccontano da decenni, l’Unione Europea è come un mercato rionale, dove tutto è contrattato e contrattabile. Contano solo i rapporti di forza, politici e soprattutto economici. Basta tenere presente l’omertosa gestione della vicenda Volkswagen. Certo, i molti avvoltoi che sperano di guadagnare centinaia di milioni di euro, se non miliardi, sulle spoglie della vecchia Banca Etruria e delle altre tre banche ci rimarrebbero molto male. Certo coloro che stanno in questi giorni scommettendo in borsa sul dissesto di altre banche italiane, grazie anche alla sfiducia ingenerata con la sconsiderata gestione della vicenda della vecchia Banca Etruria, potrebbero batterci sonoramente il naso. Diciamoci la verità, abbiamo molti nemici poderosi in agguato. Ma la vicenda di Banca Tercas dimostra, al di là di ogni dubbio, che una soluzione si poteva e si può ancora trovare, in un modo o in un altro. Ma ci sarà la forza e la capacità di farlo? Ne dubito.

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