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Vecchia Banca Etruria, i risparmiatori spennati non molleranno e non dimenticheranno

Dopo oltre due mesi dal patatrac della vecchia Banca Etruria la situazione degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti è sempre la solita. Nonostante l’imperversare di cortine fumogene e depistaggi, l’unica cosa che sappiamo è che il...

Dopo oltre due mesi dal patatrac della vecchia Banca Etruria la situazione degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti è sempre la solita. Nonostante l’imperversare di cortine fumogene e depistaggi, l’unica cosa che sappiamo è che il Governo dovrebbe partorire i mitici decreti per regolamentare l’ancor più mitico arbitrato. Se l’ostentata nonchalance governativa fosse vera, dovrebbe essere un burocratico passaggio di dettaglio. Sfortuna vuole che la cosa sia molto più ingarbugliata. Il tragico ed illegittimo decreto del ventidue di novembre anziché essere convertito in legge è stato stranamente abrogato dalla Legge di stabilità, pur salvandone gli effetti. Insomma lasciando le cose in gran parte come erano, illegittimità comprese. Ma con alcune novità. La più importante è stata l’introduzione del cosi detto fondo di solidarietà pari a cento milioni di euro per ristorare gli obbligazionisti subordinati. Inutile ripetere che l’importo è offensivamente insufficiente. Per il resto la confusione è totale. Per esempio tutti parlano solo di arbitrato, altra semi invenzione della Legge di stabilità, che in realtà è solo una possibilità previste dalla stessa abborracciata norma. Ma non si sa quali sarebbero le altre strade, prescindendo dalle ordinarie vie legali, per fortuna costituzionalmente garantite. Poi la normativa precisa, per così dire, l’esigenza di accertare le eventuali irregolarità commesse dalla banca nella vendita delle obbligazioni subordinate. In altre parole sembrerebbe possibile risarcire per via arbitrale soltanto coloro che possono dimostrare di essere stati, per utilizzare le parole del Presidente del consiglio, truffati. Ebbene, anche volendo seguire per amor di ipotesi questo ragionamento, come penserebbero per esempio di cavarsela Lorsignori qualora il danno complessivo dei presunti turlupinati superasse i cento milioni di euro? Grazie a Dio stiamo parlando del niente, la Costituzione non fa differenze tra i risparmiatori e prima o poi qualcosa arriverà davanti alla Corte Costituzionale, e lì saranno dolori. Poi il Governo è nei guai anche perché deve regolamentare con propri decreti il funzionamento del fondo di solidarietà e, nel caso dell’arbitrato, la nomina degli arbitri. E le raffazzonate previsioni di legge sopradette espongono i decreti ministeriali ai ricorsi al Tar che potrebbero bloccarli. Ed ecco perché Lorsignori traccheggiano. Tanto è vero che il Governo starebbe valutando la possibilità di fare un’altra forzatura varando un ulteriore decreto legge per modificare la Legge di stabilità. E così, guarda caso, verrebbero impediti i ricorsi al Tar. Il tutto sempre per far rientrare il totale dei rimborsi, tanto questo è l’obbiettivo di tutta la manfrina, nei famosi cento milioni di euro. Insomma, un confusionario confezionare e riconfezionare fregature ai danni dei risparmiatori creando una legislazione à la carte che mette i brividi. E che prima o poi qualcuno dovrà giudicare. Disgraziatamente siamo in presenza di un cappotto male abbottonato. O Lorsignori si decidono a ripartire con umiltà dall’inizio riaprendo tutti i bottoni uno dopo l’altro, o il cappotto rimarrà sempre storto. Purtroppo per Lorsignori la Costituzione tutela il risparmio senza fare differenze. E la Repubblica Italiana deve restituire il maltolto. Punto. E i risparmiatori spennati non molleranno, e non dimenticheranno.

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