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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Vecchia Banca Etruria, à la guerre, comme à la guerre

La maggior parte degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti della vecchia Banca Etruria dovranno andare per le vie legali se vorranno provare a recuperare il maltolto. Al di là delle chiacchiere, il Governo continua nella sua politica di...

La maggior parte degli obbligazionisti subordinati e degli azionisti della vecchia Banca Etruria dovranno andare per le vie legali se vorranno provare a recuperare il maltolto. Al di là delle chiacchiere, il Governo continua nella sua politica di pressoché totale sordità alla giustissime richieste di questi malcapitati. Sarebbero ancora da vedere i decreti con i quali verrà precisato meglio l’arbitrato del quale tanto si parla. Ma serve a poco. Ormai è tutto deciso, cercheranno di dare qualcosa, il meno possibile, e comunque con calma e senza fretta, nelle situazioni più indifendibili. E agli altri niente. Come poi definire l’idea che gira di segmentare i risparmiatori per fasce di reddito? Magari utilizzando tagliole tipo l’isee, o riccometro o poverometro che dir si voglia. E’ solo un metodo truffaldino per alzare l’asticella dei rimborsi a piacimento, per la gioia dei semplici che ritengono l’Isee uno strumento di equità sociale. Quindi dicevamo azioni legali, che dovranno però essere ben indirizzate. In altre situazioni, la banca originaria sarebbe stata la prima destinataria. Ma il terrificante gioco delle tre carte messo in piedi con il famigerato decreto del 22 novembre complica le cose. Infatti Lorsignori continuano a far ripetere ai corifèi che le quattro vecchie banche sarebbero ormai delle scatole vuote di nessun interesse. Tutto da vedere. Per esempio, con le svalutazioni da saldo che sono state fatte dei crediti, e lasciamo perdere per il momento il perché, una buona gestione delle vendite potrebbe dare margini di recupero anche importanti. In quale tavola divina è scritto che i recuperi non possono andare agli obbligazionisti subordinati ed agli azionisti? Sono gli unici danneggiati da tutta la vicenda. Oppure non ci dimentichiamo che gli obbligazionisti subordinati, e gli azionisti, sono stati espropriati a seguito di una Direttiva europea che neppure esisteva al momento dell’emissione dei titoli. E anche qui come la mettiamo? Poi ci sono le nuove banche che si chiamano fuori. Dal loro punto di vista le posso anche capire, e noi siamo i primi a volere che abbiano una vita prospera. Ma basterà a proteggerle l’ombrello di un maldestro decreto che ha fatto strame della tutela costituzionale del risparmio? Non sarebbe forse troppo facile? Inoltre i depistaggi non cancellano l’indirizzo di alcune autorità comunque chiamabili in causa. Anzi che inevitabilmente saranno chiamate in causa. E mi riferisco alla Banca d’Italia, alla Consob, al Ministero dell’Economia e delle Finanze. E al Governo. Forse Lorsignori con tutto lo smog prodotto apposta pensavano di confondere le idee a sufficienza. Ma non è così. Poi ci sono i risvolti civili dei processi penali che inevitabilmente si apriranno, ed anche da quelli potrebbero uscire fuori delle interessanti novità. Ma più in generale c’è da proteggere il risparmio delle famiglie, mai messo così seriamente in pericolo dalla fine della seconda guerra mondiale. L’Italia si è impiccata da sola quando ha accettato il bail-in, e tante tragedie avverranno se non cambiamo strada. Basti solo pensare alle diecine di miliardi di euro di obbligazioni, ordinarie e subordinate, che purtroppo sono tutt’ora nei portafogli di tante incolpevoli, ed ignare, famiglie italiane. Insomma, c’è da fare una giusta battaglia per la difesa del risparmio, costituzionalmente tutelato, che ricomprende anche il doveroso sostegno in ogni sede agli obbligazionisti subordinati ed agli azionisti della vecchia Banca Etruria. Ma poi, perché gli obbligazionisti della banca abruzzese Tercas in una situazione simile sono stati salvati? Perché loro si, e noi no? Qualcuno ce lo dovrà spiegare, volente o nolente, prima o poi. Molte, troppe cose non tornano in tutte queste vicende. Sarà una battaglia durissima, ma non c’è altra soluzione: à la guerre, comme à la guerre.

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