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Un'azienda su dieci è straniera. La fotografia della provincia di Arezzo

In Italia le imprese straniere (quelle cioè in cui la partecipazione di persone (titolari di carica o di quote societarie non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%) hanno  visto un aumento di oltre il + 19% negli ultimi  tre...

In Italia le imprese straniere (quelle cioè in cui la partecipazione di persone (titolari di carica o di quote societarie non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50%) hanno visto un aumento di oltre il + 19% negli ultimi tre anni.

In provincia di Arezzo la crescita negli ultimi tre anni è stata pari al 11,3%; in particolare nel 2015 la crescita rispetto al predente anno è stata del + 4,8% .

Le 3.834 imprese straniere costituiscono quindi il 10% del totale delle imprese provinciali ( escludendo le UL): un' impresa ogni dieci vede una presenza maggioritaria di stranieri.

Andrea Sereni - Presidente Unioncamere Toscana Andrea Sereni - Presidente Unioncamere Toscana

“Si tratta – sottolinea il Presidente della Camera di Commercio di Arezzo Andrea Sereni – di una presenza superiore a quella media nazionale (9,1% del totale) ma tutto sommato piuttosto ridotta rispetto al resto dei territori della Toscana in cui si raggiungono livelli ben più alti. Infatti nella classifica delle provincie italiane con percentuali di imprese straniere troviamo al primo posto Prato con il 26,2%, seguita da Trieste (dove pesa la collocazione frontaliera della provincia) e al terzo posto si colloca Firenze (14,9%). La crescita delle imprese straniere nella nostra provincia, osservata nel 2015, si inquadra peraltro in una tendenza abbastanza consolidata: +3,6% nel 2012, +3,5% nel 2013, +5,3% nel 2014. Comunque è del tutto evidente che stiamo assistendo ad una trasformazione qualitativa dell'imprenditoria immigrata. Si tratta di realtà imprenditoriali importanti, pienamente inserite nel contesto economico territoriale, dove certamente è forte la presenza della componente familiare o connazionale nella compagine sociale delle società, ma che sono anche in grado di rapportarsi efficacemente con l'imprenditoria locale e, al tempo stesso, mantenere e sviluppare rapporti con i paesi di origine. Oltre un' impresa straniera su tre (34%) opera nel settore delle costruzioni e quasi una su quattro nel commercio (23,4%). Aggiungendo anche il manifatturiero (14,7%) si coprono quasi i tre quarti del totale delle imprese straniere. Il peso degli altri settori risulta molto più basso. Nella stragrande maggioranza si tratta di imprese individuali (79,3%), quasi quattro su cinque, ed in seconda battuta di società di capitale (12,2%) e società di persone (7,7%). E' residuale il peso delle alte forme societarie (0,8%)".

torta_stranieri“Per capire meglio le ragione della continua crescita di questa tipologia di imprese- evidenzia il Segretario Generale della Camera di Commercio Dott. Giuseppe Salvini - che ha quasi un andamento contrario rispetto alle imprese gestite da italiani, possiamo esaminare i dati sulla nazionalità dei titolari di carica, dati che forniscono spunti di assoluto interesse. Innanzitutto, fra gli stranieri la crescita non è assolutamente omogenea: nel 2015 i soggetti extra-comunitari sono infatti cresciuti a velocità quasi doppia rispetto ai comunitari (+4,4% contro +2,8%). Se fra i comunitari, il risultato è condizionato in modo determinante dall'andamento della nazionalità romena, che da sola rappresenta oltre il 67% dei comunitari, fra gli extra-comunitari la situazione è molto più differenziata: spicca fra tutte la crescita a doppia cifra dei pachistani (+17,5%) e dei nigeriani (+23,9%) da un lato e la diminuzione del'1,6% degli indiani. Ma al di là del risultato dell'ultimo anno, è sicuramente il confronto di più lungo periodo, partendo dal 2008, anno riconosciuto della crisi economico-finanziaria, le cui propaggini stanno ancora influenzando il quadro economico. Dal 2008 i titolari di carica sono diminuiti complessivamente di 2.252 unità (-3,6%) a seguito della pesante flessione della nazionalità italiana (-3.482 unità, -6%) solo parzialmente compensata dalle crescite di quella comunitaria (+470 unità, +28,9%) ed extra-comunitaria (+839 unità, +37,1%). Le nazionalità che comunque hanno avuto un vero e proprio boom nel corso dei sette anni sono state senz'altro la nigeriana (+417,6%), la cinese (+119,4%) e la pachistana (+91,9%).In valore assoluto, l'aumento di maggior rilievo è stato messo a segno dai romeni (+447 unità) seguiti da cinesi (+154 unità), pachistani (+148 unità) e bengalesi (+100 unità).”

Giuseppe Salvini - Segretario Generale Camera Commercio Arezzo“Considerando comunque le variazioni in valore assoluto - prosegue Salvini -piuttosto che quelle percentuali è evidente che quella cinese risulta essere la nazionalità che ha avuto lo sviluppo più marcato. I settori maggiormente interessati dalla presenza degli imprenditori cinesi sono il manifatturiero con 121 soggetti, per la maggior parte operanti nella confezione di abbigliamento e di pelletteria-calzature, il commercio con 68 soggetti iscritti operanti quasi esclusivamente nel dettaglio, i servizi di alloggio e ristorazione con 52 soggetti iscritti quasi completamente da ricondurre alla ristorazione-alberghi e bar, ed i servizi alla persona (parrucchieri, centri estetica e massaggi) con 23 soggetti iscritti. Quest'ultimo settore di attività in particolare è quello che ha presentato un rapidissimo sviluppo negli ultimi sette anni: la variazione percentuale è stata addirittura del 2.200 per cento che, anche considerando l'esiguo numero di partenza, rappresenta comunque un chiaro segnale di come l'imprenditorialità cinese si stia rapidamente evolvendo verso nuove forme di attività che dalle tradizionali specializzazioni manifatturiere e della ristorazione si stanno sempre più orientando verso la sfera del commercio e dei servizi.”

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