rotate-mobile
Economia Via Piero Calamandrei

Da Ubi a Intesa, il passaggio non è indolore. Fabi: "Disagi e code nelle filiali aretine. E mancano i plexiglass"

Il sindacalista Fabio Faltoni: "La banca dia risposte, i dipendenti subiscono le difficoltà di questa situazione. Il rischio è che si creino assembramenti agli sportelli. E' mancata un'adeguata formazione eppure il tempo per gestire la migrazione c'è stato"

"Ci sono stati problemi nella migrazione, gli utenti vengono in filiale, si mettono in coda e di questi tempi non è pensabile creare assembramenti". Difficoltà nel recente passaggio da Ubi Banca a Intesa per una serie di istituti dell'Aretino (ex Etruria), con disagi per i clienti, ma anche per gli operatori, come spiega Fabio Faltoni, sindacalista della Fabi Arezzo. "Mi sono state raccontate problematiche legate alla app, al numero verde o al bancomat, anche se in molti casi tutto è filato liscio. Evidentemente qualcosa nella migrazione informatica non è andato come avrebbe dovuto, stiamo raccogliendo tutte le segnalazioni. E c'è, di riflesso, una situazione complessa dal punto di vista dei dipendenti ex Ubi, a cominciare dal fatto che non tutti hanno ricevuto una formazione adeguata per rispondere prontamente alle richieste. I disagi si sommano al fatto che non in tutte le filiali le postazioni sono dotate di plexiglass".

Insomma, durante la fusione, sostiene il rappresentante dei bancari, non tutto ha funzionato alla perfezione. Si registrano lentezze e code fuori dalle banche del gruppo in provincia. Con frustazione dell'utenza e delle centinaia di dipendenti aretini coinvolti.

L'affondo di Faltoni: "Dai toni trionfali a grandi difficoltà"

"Più di due settimane - dice Faltoni facendo una panoramica dell'accaduto - sono passate da quando Ubi Banca è stata integrata in Intesa Sanpaolo, e con essa 2,5 milioni di clienti, millecento filiali e quindicimila dipendenti. Nella nostra provincia, di sedici filiali Ubi, otto sono state unite a filiali Intesa Sanpaolo, sette sono restate autonome e un piccolo sportello ha chiuso. Quasi quattrocento dipendenti Ubi (un centinaio delle filiali e circa trecento del polo territoriale di via Calamandrei) si sono uniti ai circa duecentocinquanta di Intesa. Così, dal 12 di aprile, nella provincia di Arezzo, Intesa ha 37 tra sportelli e punti operativi e circa seicentocinquanta dipendenti. Nonostante i toni trionfalistici dei massimi vertici di Intesa Sanpaolo e pur considerando la complessità dell’aggregazione, dobbiamo purtroppo denunciare che non tutto è andato come la banca aveva detto, non tutto è andato per il verso giusto, anzi. E dopo più di due settimane, possiamo dire che i lavoratori si trovano ancora in mezzo a grandi difficoltà".

"Plexiglass mancanti, poca formazione e pressioni commerciali"

Innanzitutto - sostiene la Fabi - la fusione tra filiali "andava evitata in questi tempi di emergenza virus, sia per la tutela dei clienti che dei lavoratori. Manca ancora, nelle filiali Intesa, il completamento dei dispositivi di sicurezza (plexiglass, nda)". Non solo. "C’è evidente carenza - sostiene Faltoni - di organici nelle filiali e il loro dimensionamento, per numero di dipendenti e ruoli, è risultato in certi casi molto discutibile e slegato dalla realtà lavorativa. La formazione ai lavoratori risulta carente e molto limitata; a molti di essi sono state cambiate le mansioni senza la necessaria preparazione. Il nuovo modello organizzativo ha creato ancora più confusione fra lavoratori e clienti. Sentiamo poi di ingiustificate pressioni commerciali sui dipendenti, incuranti di tutte le difficoltà legate alla fusione e alla  migrazione informatica".

La situazione in via Calamandrei

Non solo, Faltoni denuncia anche la situazione nelle ex sede centrale di Banca Etruria, quella di via Calamandrei. "Oltre che nella rete delle filiali, altrettanti gravi problemi - aggiunge il sindacato - li stiamo registrando tra gli organici degli uffici di Via Calamandrei (in gran parte vuoti per lo Smart Working), problemi inerenti la scarsa o insufficiente formazione, i nuovi ruoli professionali, gli spostamenti tra i diversi comparti senza apparenti motivi professionali, incoerenti attribuzioni di ruoli; tutte situazioni, queste, che rendono ancora più complicata l’aggregazione di Ubi in Intesa Sanpaolo. Dal campione nazionale del credito, ci saremmo aspettati una maggiore attenzione a tutti gli aspetti legati alla fusione, dato che lntesa di tempo per prepararsi ne ha avuto molto. Anche ad Arezzo, ci aspettiamo ora un deciso cambio di passo e un maggiore e concreto ascolto delle istanze dei lavoratori. Che nessuno pensi di scaricare la responsabilità delle inefficienze della banca sui dipendenti, che stanno mostrando - come sempre – serietà, disponibilità, senso di responsabilità e grande attenzione alla clientela. La Fabi si aspetta da Intesa Sanpaolo risposte concrete ai problemi ora evidenziati con tanta chiarezza".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Da Ubi a Intesa, il passaggio non è indolore. Fabi: "Disagi e code nelle filiali aretine. E mancano i plexiglass"

ArezzoNotizie è in caricamento