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Scuola al fianco del mondo del lavoro: “Così si tutela il made in Italy”

Aldo Cappetti, maestro pellettiere, sostiene che "dobbiamo difendere il territorio e le nostre capacità artigianali; la manodopera qualificata nel mio comparto è merce rara, il turn over generazionale si è inceppato"

Come uscire dalle sabbie mobili della crisi produttiva causata dalla pandemia? Con la formazione. Ne è convinto Aldo Cappetti, maestro pellettiere e vice presidente di Cna Valdarno. La visione di Cappetti parte dal sapere tecnico e coinvolge più attori, dalla scuola alle imprese: “Consideriamo questo: nella pelletteria la Toscana rappresenta il 60% della produzione totale e il 16% del manifatturiero. Nella nostra provincia abbiamo 214 aziende che danno lavoro a oltre 3000 addetti. Un capitale, per farla breve, che deve essere mantenuto e valorizzato, mentre la pandemia rischia di far perdere competenze e professionalità”.

Cappetti continua spiegando che: “Tra il progettare un prodotto e la sua realizzazione ci corre un abisso, tra queste due fasi c’è quella dello sviluppo del prodotto, che è quell’area di apprendimento che fa crescere i ragazzi. Per questo sono sempre stato un fan degli stage e dei progetti di scuola lavoro: è necessario saper lavorare con le mani la materia, toccarla, riconoscerla. Certamente, la teoria è importante e lo sviluppo tecnologico ha migliorato molto i metodi di produzione, ma non ha sostituito la pratica che, secondo me, deve tornare centrale”.

Dopotutto, se il ‘made in Italy’ è di per sé un marchio, noto e apprezzato nel mondo, è proprio grazie alla riconosciuta abilità dei nostri artigiani: “Un’abilità che rischiamo di perdere se non investiamo, appunto, nella formazione a partire dalla scuola e fino all’ingresso in azienda. Per questo ho visitato di recente l’istituto Isis di San Giovanni Valdarno che ha attivato l’indirizzo sulla pelletteria a partire dall’anno scolastico 2021-2022: siamo nel distretto della moda e della pelletteria del Valdarno in cui operano imprese della filiera del made in Italy di qualità che coniugano manifattura artigianale, creatività, innovazione, sostenibilità e danno vita, con il proprio know - how, ai celebri prodotti del lusso. L’impatto della pandemia è stato forte in termini di fatturato e di export. Spero in segnali positivi a partire dalla seconda metà dell’anno per la campagna vaccinazioni, la riapertura delle frontiere, il cambio di stagione. Dobbiamo difendere il territorio e le nostre capacità artigianali; la manodopera qualificata nel mio comparto è merce rara, il turn over generazionale si è inceppato, per questo che ritengo strategica la collaborazione tra mondo della scuola e mondo delle imprese: salvare le maestranze che tutto il mondo ci invidia e coltivare il talento dentro la scuola e all’interno dell'impresa. Per un’azienda artigiana che lavora per le più importanti griffe del lusso, le risorse umane sono tra i fattori determinanti del suo successo in termini di competenze, ritmi e carichi di lavoro, capacità e qualità produttiva. I giovani che sono entrati in azienda da me non erano subito pronti al lavoro che li aspettava: come imprenditore ho impiegato mesi a trasmettere loro le conoscenze necessarie per farne le maestranze del futuro”.

Esperienze di stage, di alternanza scuola-lavoro, di attività laboratoriali a fianco dei maestri artigiani sono il percorso su cui associazioni di categoria come Cna contano per avvicinare il mondo della scuola e mondo del lavoro e formare quelle figure professionali di cui l'economia locale ha bisogno per garantire continuità aziendale ed occupazione guardando alla post pandemia.

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