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I sindacati: "Non siamo autodistruttivi"

La risposta agli Industriali: "Quali sono le attività essenziali?  Il principio è chiaro, la sua applicazione molto meno. In questi giorni abbiamo visto la richiesta di applicazioni di codici Ateco secondari nonché, nella sola provincia di Arezzo, ben 1.500 richieste di apertura in deroga"

"Cerchiamo insieme le soluzioni migliori. Il Presidente degli industriali della Toscana sud afferma, nella sostanza, che i sindacati dicono "falsità" e che "non conoscono in alcun modo il funzionamento delle imprese", Ci dispiace che lo scriva anche perché siamo convinti che non lo pensa. Comprendiamo pienamente le difficoltà e le ansie di molti imprenditori e quindi dei loro rappresentanti. Per essere chiari pensiamo che il settore manifatturiere sia il ramo dell'albero sul quale è seduto il Paese. Gli industriali pensano davvero che noi vogliamo tagliarlo? Pensano davvero che abbiamo obiettivi autodistruttivi?", attacca così una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil.

"Noi poniamo un problema di sostanza e uno di metodo. Quello di sostanza: non siamo fuori dall'emergenza sanitaria. L'ottimismo della speranza ha un senso solo se c'è il pessimismo della ragione. E oggi gli scienziati dicono che siamo ben lontani dalla fine del tunnel. Il che vuol dire che uscire di casa, fare percorsi più o meno lunghi, lavorare anche con protezioni individuali lascia ampi margini di rischio. Ovviamente non si può fermare il paese e condividiamo l'indicazione del Governo sul mantenimento delle attività essenziali: nessuno, né i sindacati né i lavoratori che rappresentiamo, si sono tirati indietro.

E arriviamo alla questione di metodo: quali sono le attività essenziali?  Il principio è chiaro, la sua applicazione molto meno. In questi giorni abbiamo visto la richiesta di applicazioni di codici Ateco secondari nonché, nella sola provincia di Arezzo, ben 1.500 richieste di apertura in deroga. Sono tutte attività essenziali? Non lo crediamo. Comprendiamo i bisogni delle imprese ma, in questa particolare e gravissima fase, riteniamo che debba essere applicato un criterio restrittivo e non espansivo del concetto di produzioni essenziali.

Il buon senso e la responsabilità civica rimangono criteri indispensabili.  Molti lavoratori temono per la loro salute e per quella dei loro familiari.  Hanno ragione e noi sosteniamo il loro diritto alla salute. Ognuno è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità, sia per l'oggi che per il domani. Questo vale per le imprese che vogliono comunque restare aperte, per gli organi istituzionali chiamati a decidere, per i sindacati che in questo contesto possono soltanto esprimere un parere.

Dove i lavoratori segnalano aperture non coerenti con i decreti ministeriali e dove non si applicano tutte le misure di protezione, i sindacati faranno quanto possono e segnaleranno questi casi agli organi competenti.  Nella logica che tutti stiamo lavorando per il bene del Paese ma che questo non può esistere senza la salute delle persone".

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