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Economia

“Si alle vaccinazioni: le nostre imprese non supererebbero un quarto lockdown”

Confartigianato: le imprese artigiane in difficoltà nel reperire il 30% della manodopera specializzata. Decisiva la formazione professionale

“Non possiamo davvero permetterci che la pandemia si abbatta nuovamente sul nostro tessuto economico e dobbiamo pertanto avviare tutte le iniziative di sensibilizzazione all’inoculazione del siero anti covid”.  

Alessandra Papini che dirige la Confartigianato di Arezzo, fa sue le parole del presidente nazionale dell'associazione e alla ripresa imprenditoriale dopo la brevissima sosta di agosto, fa il punto della situazione del settore, mentre sono in gioco, a livello nazionale, due momenti fondamentali sul versante del lavoro, con il prossimo perfezionamento del disegno di riforma sulle politiche attive e con il decreto firmato dal premier Draghi che ha concesso la proroga al blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre per i comparti produttivi maggiormente colpiti dalla pandemia.

“Sono quasi due anni  - approfondisce Papini - che le nostre aziende soffrono per queste aperture contingentate, soffrono per le quarantene preventive e obbligatorie dei dipendenti che influiscono sulla produttività, soffrono della chiusura dei mercati e delle fiere internazionali, sono in affanno sulla gestione patrimoniale-finanziaria perché le entrate sono insufficienti e per contro sono stati tanti i costi per adeguarsi alle nuove normative anticovid”.

“Dobbiamo capire che gli imprenditori aretini non hanno aspettato gli aiuti, l’anno scorso si sono subito attivati per riconvertire le attività, si sono impegnati tanto per non restare chiusi. Però oggi per lavorare è fondamentale essere vaccinati anche per garantire una maggiore tutela ai colleghi di lavoro. Le imprese hanno fatto tutto quello che era necessario per essere in regola con le norme covid ora è prioritario impedire il 4° lockdown e se questo vuol dire essere vaccinati ben venga. È inutile ricordare che la chiusura anche di una piccola e media impresa genera danni economici e sociali incalcolabili”.

Rispetto alla questione pandemia, secondo Papini, esiste anche un delicato problema legato alla privacy che non è di poco conto: “Per i titolari delle aziende è un grosso rischio - spiega - per cui servirebbe che il garante consentisse al datore di lavoro di sapere chi, fra i suoi collaboratori, è vaccinato e chi non lo è per approntare le giuste misure di sicurezza interna, dal momento che è l’imprenditore il responsabile dei contagi che si possono verificare in azienda”.

Oltre il Covid, la mancanza di manodopera

 La ripresa settembrina vede, come accennato, molto caldo il fronte del lavoro, ma qui per gli artigiani la preoccupazione maggiore è spesso rappresentata della mancanza di manodopera adatta al fabbisogno di un mercato del lavoro sempre più esigente. Per le Pmi artigiane il problema è rovesciato: nel 2020 queste hanno avuto difficoltà a reperire il 30% della manodopera che occorreva per coprire il fabbisogno complessivo.

“La riforma del lavoro – continua Papini - deve quindi affrontare questo problema, immaginando azioni destinate alle politiche attive e alla formazione. In particolare su due livelli, sia finanziando i progetti degli istituti tecnici e sia attraverso la creazione di figure professionali delle quali si sente un gran bisogno: elettricisti, idraulici e fornitori”.

Sul fronte occupazione poi, spiega ancora Papini “per noi mettere a casa un dipendente è un grosso problema, i collaboratori hanno un carattere di familiarità e poi significherebbe disperdere un grosso investimento fatto sulla sua formazione: non dimentichiamo che il valore artigiano passa anche dalla competenza che i collaboratori acquisiscono in azienda”.

“Altro tema centrale – secondo Papini  - in particolare per noi è quello del coinvolgimento del territorio nei processi decisionali insieme alla necessità di approvare riforme che tengano conto dell’aspetto dimensionale delle imprese, e i processi di transizione in chiave green devono essere accompagnati economicamente da parte dello Stato. Tutto questo anche per valorizzare il grande lavoro che abbiamo fatto in questi mesi, considerando che le imprese artigiane aretine hanno un peso molto rilevante per la nostra economia, con punte d’eccellenza nel settore manifatturiero”.

Non manca, in chiusura, l’aspetto della riforma della giustizia, un aspetto che impatta profondamente e direttamente sulla filiera produttiva.

“Su questo tema, come Confartigianato - conclude Papini - abbiamo sempre chiesto di avere tempi veloci per evitare di far ristagnare i procedimenti che bloccano la produttività delle imprese. E va tenuto in debita considerazione l’impatto che la Giustizia ha sull’attrattività degli investimenti, visto che nessun potenziale investitore vorrebbe trovarsi in un Paese nel quale non si riescono ad avere tempi certi”.

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