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Economia

Settimana corta e smart working, sindacato Fabi contro Banca Intesa

"Sullo smart working, la banca tiene tutto per sé il grande risparmio economico per la chiusura di interi uffici non volendo riconoscere ai lavoratori parte congrua di questo risparmio; lavoratori che, a loro volta, trasformano casa propria in un ufficio della banca"

​Sul tema della settimana corta in banca interviene Fabio Faltoni – sindacalista in Banca Intesa Sanpaolo e responsabile provinciale della Fabi – Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato in Italia fra i dipendenti di banca.

La nota di Fabi

Da alcuni mesi erano in corso incontri sindacali per disciplinare orari e modalità di lavoro a partire dal prossimo anno: lavoro a distanza, settimana corta, nuovi orari di lavoro, rivendicazioni economiche, diritto alla disconnessione dagli strumenti di lavoro. La Fabi e tutti i sindacati aziendali avevano presentato delle proposte molto articolate e chiare, che tenevano conto delle esigenze di tutti i lavoratori e perfettamente compatibili col modello industriale della banca.

Invece, il 15 dicembre, Banca Intesa Sanpaolo ha deciso di abbandonare il confronto sindacale, per applicare in maniera unilaterale una sua nuova cornice di regole e dovendo così ricorrere ad accordi individuali coi lavoratori. Una cornice di regole che la Fabi, il primo sindacato nella banca e nel settore bancario, definisce iniqua, discriminatoria e caotica. Una cornice di regole aziendali che possiamo ben considerare un attacco al nostro Contratto Nazionale di Lavoro, in scadenza a fine anno.

Banca Intesa Sanpaolo, con la smania di apparire “la prima della classe”, sbaglia tutto, nel merito e nel metodo. Una banca che, nella nostra provincia, è presente con più di trenta filiali e presìdi e con il polo direzionale di Via Calamandrei in Arezzo; ha circa seicentocinquanta dipendenti.

Innanzitutto, su lavoro a distanza, discrimina pesantemente i lavoratori delle filiali e della rete territoriale, che di fatto non avranno accesso al lavoro “a distanza”, tranne una piccola sperimentazione; nemmeno per chi ha figli piccoli o per chi si trova in condizioni di salute “fragile” o è affetto da grandi patologie. Ciò dimostra ancora di più che la penuria di organici nelle filiali è un dato di fatto, che nemmeno la banca ha più il coraggio di smentire.

Non solo, ma sempre sullo smart working, la banca si tiene tutto per sé il grande risparmio economico per la chiusura di interi uffici, strutture o palazzi, non volendo riconoscere ai lavoratori parte congrua di questo risparmio; lavoratori che, a loro volta, trasformano casa propria in un ufficio della banca e vanno incontro ad un evidente incremento delle spese per le utenze. Tutto ciò, a partire dal buono pasto, che in Smart Working sarà riconosciuto per un importo inferiore alla metà rispetto al lavoro in presenza.

Sulla settimana corta (4 giorni da 9 ore ciascuno), la banca lascia totale autonomia di concessione alle strutture aziendali, trascurando le esigenze personali e andando a creare potenziali forti discriminazioni tra i lavoratori e tra ufficio e ufficio.

La Fabi e tutti i sindacati hanno detto no ad un nuovo sistema di regole che Banca Intesa Sanpaolo si era già preparato a suo uso e consumo e per le sue esigenze; hanno detto no ad un insieme di regole che crea forti discriminazioni tra lavoratori.

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