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Saldi invernali. Ascom: "Incognita Black Friday, negozianti col fiato sospeso"

Paolo Mantovani: “primi giorni cruciali per capire se la gente ha approfittato degli sconti del Black Friday per acquistare tutto o per fare solo i regali di Natale, lasciandosi un po’ di budget per fare acquisti personali nel periodo dei saldi”

I commercianti della moda in provincia di Arezzo sono col fiato sospeso. Domani (sabato 4 gennaio 2020) partono ufficialmente le vendite di fine stagione e secondo la Confcommercio le prime due giornate di shopping saranno cruciali per capire come si evolverà la situazione e, soprattutto se il Black Friday, oltre a bruciare un po’ degli acquisti di Natale, inciderà in negativo anche sulla stagione dei saldi.

“Gli scenari che potrebbero aprirsi sono due ed in contrasto l’uno con l’altro - spiega il presidente provinciale di Federmoda Confcommercio Paolo Mantovani - entrambi hanno il Black Friday come variabile: o la gente ne ha approfittato solo per fare i regali di Natale, lasciandosi un po’ di budget per fare spese personali durante i saldi, oppure lo ha usato per tutto. Nel secondo caso, i risultati dei saldi quest’anno potrebbero essere deludenti”. 

Secondo le previsioni dell’Ufficio studi di Confcommercio, gli aretini spenderanno circa 160 euro per fare acquisti in saldo. Una cifra ridotta di dieci euro rispetto allo scorso anno, ma comunque ancora superiore di venti euro alla media nazionale, ferma a 140.

“La spesa a famiglia si aggirerà intorno alle 368 euro - chiarisce Paolo Mantovani - calcolando che almeno sei famiglie su dieci approfitteranno degli sconti per fare acquisti, è prevedibile che il volume di affari complessivo attivato dai saldi nella nostra provincia sarà di almeno 32,6 milioni di euro. Dal 2011 ad oggi in maniera sempre più marcata il consumo si è spostato nei canali e nei periodi di maggiore convenienza, un discorso che non vale solo per la moda, ma per tutti i settori merceologici, come gli alimentari. Tutti, insomma, aspettano offerte e sconti. Non è solo questione di crisi economica, è proprio diventata un’abitudine”.

Alcuni prodotti continuano però a salvarsi dalla logica del ribasso a tutti i costi. “Anche nella moda ci sono capi ‘sempre verdi’ che non vanno mai in saldo, perché la loro qualità è attestata e la gente è disposta a pagare quanto valgono. Ecco, per un consumo consapevole l’accento dovrebbe sempre essere sul valore e non sul prezzo di un prodotto”.

A proposito di consumo consapevole, Mantovani nota una tendenza in atto dallo scorso anno: “c’è più attenzione a temi come la sostenibilità ambientale. Le persone che entrano nei negozi tradizionali di moda leggono le etichette, si informano sulla composizione dei prodotti, si preoccupano della naturalità di colori e stoffe, per le borse e gli accessori cercano materiali riciclati, le pellicce solo ecologiche”.

Le donne nella fascia d’età compresa fra i 30 e i 55 anni dovrebbero confermarsi le clienti più assidue di questo periodo di saldi, che proseguirà per sessanta giorni fino a martedì 3 marzo.

Gli articoli più richiesti saranno probabilmente capi spalla, giubbotteria, borse e sneaker. “Un abbigliamento che abbini funzione ed estetica, valido per tutti i giorni con qualche concessione ad accessori ed elementi più glamour da indossare in occasioni speciali. Questo inverno mite, ad esempio, ha rilanciato moltissimo il classico cappotto, che con temperature più rigide invece lasciava campo al piumino. Oggi è considerato un capo molto fashion, in linea con le nuove tendenze climatiche - spiega Mantovani - poi c’è la questione del colore: dopo inverni dominati dal total black o dalle sfumature autunnali, ora si osa di più con colori brillanti, che danno più luce e allegria ad ogni look. Regalano buonumore”. 

Tra le principali regole per effettuare correttamente le vendite di fine stagione, Confcommercio ricorda in particolare l’obbligo per gli esercenti di accettare carte di credito/debito e quello di indicare per ogni prodotto il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale. Per quanto riguarda il cambio della merce acquistata, è rimesso alla discrezionalità del negoziante, ovviamente a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In questo caso scatta l'obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, della riduzione o restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto. Da ricordare poi che i capi proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo, ma nulla vieta di porre in vendita anche capi non appartenenti alla stagione in corso.

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