Rischio idraulico: rinviato il bypass con scarico di fondo per la diga de La Penna
Quali sono le opere in essere e riguardanti la riduzione del rischio idraulico lungo il tratto aretino dell'Arno? Quale il loro stato di avanzamento? Alle domande è stata data risposta attraverso il monitoraggio 2017 sulle...
Quali sono le opere in essere e riguardanti la riduzione del rischio idraulico lungo il tratto aretino dell'Arno? Quale il loro stato di avanzamento?
Alle domande è stata data risposta attraverso il monitoraggio 2017 sulle infrastrutture strategiche redatto da Confindustria Toscana Sud insieme ad Ance Arezzo e al quale ha lavorato alacremente l'ingegner Giovanni Cardinali.
Ma procediamo con ordine.
Per la provincia di Arezzo, in seguito all'approvazione del piano stralcio ex-DPCM 5 novembre 1999 (SU alla GU n. 299 del 22 dicembre 1999), erano state previste opere quali: casse di espansione nel fondovalle, a Montevarchi, a Ponte a Buriano (Quarata e Castelluccio), Rassina, Corsalone, Bibbiena, Poppi, Campaldino e Pratovecchio. In aggiunta sarebbero state realizzate altre casse di espansione nel sub del Ciuffenna, dell’Ambra, a monte di Terranuova (realizzate), nel comune di Bucine sul torrente Trove e ad Ambra. Oltre a questi lavori erano stati anche stimati lavori riguardanti l'invaso sull’Ambra in località Montalto e opere riguardanti le dighe di Levane e de La Penna e messa in sicurezza dell’abitato di Laterina.
"Nel dossier 2015 - si legge nel report 2017 di Confindustria - venivano descritte tutte queste opere sottolineando il fatto che erano in previsione del completamento per il programma di riduzione del rischio idraulico nel bacino dell'Arno. Ad oggi, la situazione è rimasta invariata rispetto al dossier 2015. Le casse di espansione di Montevarchi, di Bibbiena e di Poppi sono state progettate a livello preliminare e, in contemporanea con la costruzione delle varianti alla SR 71 (Bibbiena) e SR 69 (Valdarno) sono stati costruiti i rilevati stradali aventi anche funzione di arginature. A queste realizzazioni non è seguito il completamento del sistema previsto per la laminazione delle piene e non sono previste nel Programma regionale di sviluppo 2016 – 2020 che, fra l’altro, esclude anche interventi per le altre casse a monte delle dighe e per l’invaso di Montalto, indispensabile per la sicurezza della SP 540, nonché per contribuire efficacemente alla sicurezza degli abitati a valle, in particolare Levane. Il PRS prevede solo il sovralzo della diga di Levane ed Enel, che è l'attuale gestore della diga, è stato individuato come progettista ed attuatore per una spesa di 25 milioni di euro, a carico di Regione (50%) e Enel (50%). Il genio civile regionale ha l'incarico della progettazione degli argini di riparo dell'abitato di Laterina, mentre ai Comuni di Laterina e Pergine spetterà realizzare gli argini a protezione degli edifici posti in aree a rischio idraulico. Il progetto è stato consegnato alla Regione Toscana ed attualmente è in fase di VIA".
Tra le voci riguardanti invece gli interventi rinviati, c'è il "bypass con scarico di fondo per la diga de La Penna, indispensabile a velocizzare lo scarico in caso di eventi eccezionali per ottimizzare la laminazione in rapporto alla capacità di entrambe le dighe sfangamento delle due dighe: è stato stimato che l'invaso della Penna dispone di circa 4 milioni e 400mila metri cubi di fanghi; quello di Levane circa 600mila metri cubi. I saggi sui materiali estratti dal fondale hanno mostrato che il materiale potrebbe essere per circa il 10% usato come “sabbie pregiate”, il rimanente da ricollocare per rilevati stradali o altre opere in terra. Il processo industriale per estrarre e trasportare a destinazione 5 milioni di metri cubi di fanghi è tutto da impostare sulla base di esperienze internazionali già sperimentate. In un rapporto costi/benefici nessuna delle tre ipotesi esclude l'altra, realizzare tutti e tre gli interventi sarebbe la soluzione ottimale, il progetto di sovralzo è stato ritenuto quello più efficace ed immediato dal punto di vista costi/benefici. Il sovralzo della diga, fra l’altro, consentirà una diminuzione dei battenti idrici a valle, quindi una più efficiente immissione in Arno di tutti gli affluenti, impedendo quei rigurgiti che nel 1966 furono fra le cause principali degli allagamenti nel Comune di Montevarchi".