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“Riaprite i mercati”. Gli ambulanti di Ascom: “Il nostro lavoro rischia di scomparire”

Innumerevoli le criticità vissute dagli operatori del commercio su area pubblica che hanno dovuto fare i conti anche con l'assenza di altre attività aperte, ristori centellinati e limitazioni agli spostamenti

“Se non moriremo di Covid, moriremo di fame”. Parole pesanti quelle usate dal presidente degli ambulanti toscani della Federazione Italiana Venditori su Area Pubblica (Fiva) Confcommercio, Rodolfo Raffaelli. Nel farsi portavoce della propria categoria, lancia un grido di allarme dicendosi pronto a scendere in piazza ed occupare simbolicamente gli stalli dei mercati rimasti vuoti da troppo tempo. “Fiere e sagre sono chiuse da un anno in tutta Italia - spiega Raffaelli - i mercati settimanali e di quartiere in zona rossa sono aperti solo per l’alimentare. E in Toscana ci sono province rosse da oltre un mese. Non ce la facciamo più a tirare avanti. Chiediamo alle istituzioni, alla Regione prima di tutto poi al Governo, di riaprire i mercati in toto, anche per la parte non alimentare, indipendentemente dalla classificazione delle aree”.

Innumerevoli le criticità vissute dagli operatori del commercio su area pubblica che hanno dovuto fare i conti anche con l'assenza di altre attività aperte, ristori centellinati e limitazioni agli spostamenti. "È stato indebolito - spiega ancora Raffaelli - il richiamo di tanti mercati settimanali, che fino all’anno scorso servivano un bacino di utenza molto vasto. Anche gli ambulanti aperti si sono trovati a fare i conti con una clientela dimezzata. In più, con lo spostamento delle postazioni imposto dalle nuove regole di distanziamento ci sono stati inevitabili disagi anche per la clientela, che non riusciva a trovare più nel consueto spazio il proprio operatore di fiducia. E anche questo aspetto ha inciso sul calo del fatturato delle imprese. Sul futuro del commercio ambulante grava una pesantissima condanna a morte ma a chi giova far sparire fiere e mercati? Sono luoghi di socialità importanti, animano le nostre città e forniscono un servizio fondamentale, a prezzi ridotti, a fasce di popolazione che altrimenti non avrebbero occasione di fare spese: penso agli anziani dei paesi più piccoli, dove i negozi sono praticamente scomparsi, che aspettano in gloria il giorno del mercato. Le istituzioni dovranno rispondere anche a loro, perché se gli ambulanti scompaiono scompare anche l’ultimo presidio di tanti piccoli centri”.

Considerazioni fatte proprie anche dal direttore Confcommercio Toscana, Franco Marinoni, che ha sottolineato come i mercati "adottano le misure utili al contenimento del contagio, come il distanziamento, i percorsi obbligati e il contingentamento dei clienti, l’apertura dei banchi da un solo lato per evitare assembramenti, la sanificazione. Gli ambulanti sono anche disposti a fare di più, pur di tornare al lavoro. Ma davvero non si riesce a comprendere come fare la spesa al mercato possa essere più pericoloso che farla in un supermercato della grande distribuzione, o utilizzare un mezzo di trasporto pubblico. Il commercio ambulante conta meno di 13mila imprese in Toscana (12.826), delle quali solo 3.600 si occupano di prodotti alimentari e possono quindi continuare a lavorare senza restrizioni, mentre le altre sono soggette ai cambi di colore. Ai fieristi va anche peggio, perché gli eventi nei quali si sono specializzati non vengono organizzati più dal febbraio 2020. Resistere in queste condizioni è impossibile”.

Sul fronte dei sussidi non va molto meglio. “Nella migliore delle ipotesi, con i ristori ricevuti le aziende sono riuscite appena a pagare i contributi previdenziali - sottolinea Marinoni - In pratica, hanno “girato” all'Inps fino all’ultimo euro ricevuto pur di avere la regolarità contributiva, conditio sine qua non per ottenere il rinnovo delle concessioni e per accedere ai sostegni regionali. Sostegni che sono stati comunque insufficienti, se non addirittura una chimera per i fieristi: quasi nessuno di loro aveva partecipato a 80 fiere nel 2019, un limite minimo troppo alto”.

A questi fattori, si aggiunge l’estrema incertezza legata al mancato rilascio delle concessioni scadute al 31 dicembre 2020 da parte delle amministrazioni comunali. “Inconcepibile - dice Marinoni - che proprio in questo frangente qualche amministrazione imponga agli operatori obblighi che comportano un investimento economico, come il cambio del furgone Euro 3 o Euro 4 imposto dal Comune di Firenze. Per carità, la finalità di ridurre le emissioni di CO2 è giusta e condivisibile. Ma un obbligo così ora suona come una beffa. Sarebbe meglio che i Comuni pensassero a rimodulare la Tari, ancora troppo alta per le imprese, visto poi il crollo dei consumi e quindi dei rifiuti prodotti. Senza sostegni adeguati e senza possibilità di lavorare, le micro e piccole imprese del commercio su area pubblica sono condannate a morte”.

“Più che questione di sicurezza, è diventata una questione di giustizia sociale e di concorrenza leale - aggiunge Tatiana Di Mambro membro del consiglio direttivo di Fiva-Confcommercio Toscana e nazionale - perché un negozio di ferramenta può restare aperto in zona rossa ma un banco ambulante che vende gli stessi prodotti no? Non si capisce questo accanimento contro la nostra categoria, questo volerci fiaccare nello spirito, togliere ogni dignità. So di colleghi che si sono rivolti alla Caritas per mangiare, altri vanno avanti con la pensione dei genitori anziani, ma siamo tutti allo stremo. Nel 2020 abbiamo perso una media del 50% di fatturato, con punte fino al 90% nel caso dei fieristi o di chi lavorava con i turisti nelle città d’arte. I ristori? Chi ha perso più del 30% del fatturato ha avuto solo mille euro, che bastano a malapena a fare la spesa di un mese per la famiglia. Siamo rimasti a stringere i denti in silenzio per tanto tempo, nel rispetto di chi in questa pandemia ha perso la vita e gli affetti, poi per non causare alcun problema di ordine pubblico ma adesso la misura è colma. Anche noi, come i colleghi di altri settori, diciamo basta con la forza della disperazione. Pretendiamo più attenzione e risposte”.

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