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Prada, la vela, Arezzo e gli aneddoti. Bertelli si racconta: "Sì, presi a martellate le auto davanti alla fabbrica"

Il futuro dell'azienda, i suoi 12mila dipendenti, le personali passioni, il rapporto con la moglie e con Arezzo, la sua città. Tanti gli argomenti trattati nella lunga intervista fatta da Beppe Severgnini a Patrizio Bertelli

Il futuro dell'azienda, i suoi 12mila dipendenti, le personali passioni, il rapporto con la moglie e con Arezzo, la sua città. Sono numerosi gli argomenti trattati nella lunga intervista fatta da Beppe Severgnini a Patrizio Bertelli, patron di Prada, e pubblicata sul Corriere della Sera.

Bertelli racconta anche un aneddoto su cui molto si è favoleggiato e che conferma il carattere focoso dell'imprenditore. Ma parte smentendo un episodio, quello di una borsa lanciata da una finestra in uno scatto d'ira.

Una leggenda metropolitana. Ma ce n'è un’altra: quella secondo cui avrei rotto i fanali di alcune macchine posteggiate male. Invece quella è vera. Perché le piazzavano sempre davanti all’ingresso della fabbrica! Mettevo i biglietti, educato: “Si prega di non posteggiare”, “non posteggiare”, “non posteggiare”. Niente da fare. Così una volta ho preso un martello…

E poi spiega come il carattere impulsivo sia anche figlio della sua toscanità.

Lei è toscano, di Arezzo. Esistono, secondo lei, i caratteri regionali?

«Esistono, eccome se esistono. Noi toscani ci riconosciamo nella nostra toscanità, come si riconoscono i napoletani, i siciliani, e così via. Anche se dire toscani… Bisogna distinguere i fiorentini e i senesi, per esempio…»

E i livornesi e i pisani…

«Arezzo – dove sono nato io – è una cittadina alla periferia della toscanità, come Grosseto. Ma diciamo che uno è cosciente di avere degli avi che hanno costruito il Rinascimento».

Bertelli si sofferma poi a lungo sul mondo della moda, sul rivale Gucci, ammettendo come oggi abbia il vento in poppa. Tratteggia futuri scenari, conferma l'impegno con Luna Rossa e fa un'incursione nel mondo della politica. Difende Maria Elena Boschi, prova a descrivere il fenomeno Trump e alla domanda su un suo eventuale futuro in Parlamento dice sicuro: "Mai". Chiusura sull'età che avanza e sullo spirito combattivo che non scema.

Lei compirà 72 anni e ha un lavoro impegnativo. Cosa la spinge ad alzarsi al mattino?«Gli impegni che ho preso. E poi la condizione fisica: se uno sta bene, non ha bisogno di guardare la carta d’identità. Mi sento di dare un consiglio a chi ha sessant’anni: fate il conto alla rovescia e pensate a quanto vi rimane di vita. Il trenta per cento? Non è male. È un esercizio abbastanza duro, ma consolante».

@MattiaCialini

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