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Economia

Piccole aziende e passaggio generazionale, ad Arezzo un dilemma per oltre il 20 per cento delle attività

Tra il 2013 e il 2023 quasi un quinto delle imprese toscane con oltre 3 addetti controllate da una famiglia ha affrontato o si troverà ad affrontare il passaggio generazionale. Se non gestito a rischio il sistema produttivo

Sono decine e decine. Affrontano il passaggio generazionale con entusiasmo, a volte con timore o - visti i tempi poco propizi per l'economia - con coraggio. Sono tante le aziende aretine che nei prossimi anni si troveranno di fronte al passaggio di testimone: di padre in figlio, una situazione che condividono con gran parte delle piccole imprese italiane. 

I passaggi generazionali sono spesso complessi, a volte non pianificati con il sostegno di figure esperte. Altre volte con fondatori che, pur in “pensione”, non lasciano realmente spazio agli “eredi”. E poi conflitti tra familiari, figli talvolta non pronti al nuovo ruolo nell’impresa di famiglia. Risultato? Secondo uno studio di Temporary Manager Spa le aziende registrano dopo due anni dal passaggio del testimone un peggioramento sia a livello generale (per il 33%)  sia nel rapporto e nella gestione dei dipendenti (per il 40%). Naturalmente la situazione cambia ìquando i figli eredi hanno una formazione in linea con il loro nuovo ruolo, come fare esperienze in altre aziende o ricoprire incarichi non apicali in tutte le divisioni aziendali per conoscere a fondo l’impresa familiare.

È questa la fotografia delle aziende e degli imprenditori italiani che emerge dallo studio condotto su un campione di manager (C-Level, quadri direttivi, ecc.) che ha vissuto almeno un passaggio generazionale negli ultimi 10 anni.

"Un’analisi significativa - spiega Temporary Manager - se si considera il tessuto produttivo del territorio toscano: secondo i dati più recenti dell’Istat, il 72,9% delle imprese toscane con oltre 3 addetti, pari a oltre 60.700 aziende, è controllata da una persona fisica o da una famiglia e quasi un quinto di queste (18,9%) tra il 2013 e il 2023 ha affrontato o affronterà il passaggio del testimone".

La situazione a livello provinciale

A livello provinciale, al primo posto per incidenza troviamo Lucca dove il 21,9% delle imprese con oltre 3 addetti controllate da una persona fisica o da una famiglia tra il 2013 e il 2023 ha affrontato o affronterà il passaggio generazionale. Seguono Arezzo (21,7%), Siena (21,6%), Pisa (20,9%), Grosseto (19,5%), Firenze (18,6%), Pistoia (17,6%), Prato (16,8%), Massa-Carrara (15,6%) e Livorno (13,2%).

Una fase delicata in quanto alla terza generazione sopravvive solo il 15-20% delle imprese 

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Per questo sarà importante capire se gli imprenditori sapranno gestire al meglio questa fase di transizione e se i figli saranno all’altezza dei loro genitori per garantire la continuità aziendale.

"Considerando l’ultimo passaggio del testimone conclusosi, a livello nazionale si vede come la motivazione principale di chi ha lasciato le redini dell’azienda è l’età (indicata dal 39% del campione), che avviene mediamente a 72 anni. Ma c’è anche chi lo ha fatto per una questione di stanchezza generale (20%), su pressione dei figli (19%), costretto da problemi di salute (16%) o da morte prematura (8%).

In ogni caso, per il 63% dei manager intervistati si è trattato di un passaggio complesso, a causa di conflitti importanti con i familiari (49%), di un’attività non pianificata con largo anticipo (42%), dell’incapacità da parte dell’imprenditore di gestire questa fase (39%) o per l’inadeguatezza della nuova figura, non all’altezza del ruolo (36%).

Un aspetto importante riguarda proprio la gestione del passaggio: solo il 39%, infatti, si affida a manager esterni esperti, mentre in circa la metà dei casi viene gestito direttamente dall’imprenditore senza l’aiuto di persone esterne (31%) o al massimo con il supporto di una persona di fiducia (non esperta)".

Ma quando il successore è un figlio o un parente, come nella maggior parte delle imprese familiari, cosa accade? Difficilmente l’imprenditore in “pensione” lascia totalmente la guida dell’azienda al suo successore: secondo i manager, quattro imprenditori su dieci hanno continuato a entrare nelle scelte aziendali in modo importante, il 33% in modo saltuario. Forse per la scarsa fiducia nell’erede, dato che per due terzi dei manager intervistati la nuova figura non era adeguata al ruolo e solo il 24% ha giudicato il suo operato positivamente, il 36% così così e il 28% negativamente.

E in questa fotografia la formazione ha un peso rilevante, ma solo il 15% degli imprenditori ha pianificato con netto anticipo il passaggio, indirizzando i figli / parenti verso percorsi in linea con la posizione che andranno a ricoprire.Se si considerano le esperienze lavorative, infatti, quasi due terzi dei manager (65%) bocciano il percorso dei figli: oltre tre quarti (77%) ha avuto una formazione solo all’interno dell’impresa di famiglia, con oltre la metà che ha ricoperto da subito ruoli apicali senza avere nessuna competenza per gestirla in modo corretto. Stesso discorso per il livello d’istruzione, non in linea per il 48% dei manager.

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