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Economia

"Il lavoro c'è, mancano giovani specializzati. Decine di posti disponibili". L'allarme delle aziende digitali di Arezzo

L'appello delle imprese che chiedono anche percorsi di studio utili alle necessità di mercato

La scorsa settimana i rappresentanti di alcune aziende del comparto Ict (Information e communication technologies) della provincia di Arezzo si sono incontrate per far dibattere sul tema della carenza di risorse. Mancano, sostengono le imprese aretine digitali, figure specializzate da inserire. Il lavoro non manca, mancano invece competenze.

A confrontarsi al tavolo c'erano Aruba, Municipia (ex Infor), Manpower, Exprimo Design, Initzero, Lascaux, Lift-D, Byte, Uno Informatica, Esimple, La Fabbrica delle Idee, Sintra Consulting.

Lunga vita al settore orafo - spiega Giuseppe Bistoni, imprenditore di Lascaux - che ha dato lustro a questo territorio, come anche alla meccanica ed alla moda che da anni producono, con alti e bassi, occupazione e benessere. C’è però un comparto emergente, quello dell’Ict, che raggruppa le imprese della communication  e soprattuto dell’information technology che, passo dopo passo, sta crescendo nelle dimensioni occupazionali, nella visibilità dei brand,  nei volumi di affari, generando costantemente nuova occupazione giovanile. Stiamo parlando di imprese che, sotto la spinta della trasformazione digitale in atto in tutti i settori, partecipano e vincono bandi di R&S, con propri prodotti e servizi  partecipano e vincono appalti di livello nazionale ed internazionale, sono riconosciute da clienti e partner come eccellenze per competenze tecnologiche e capacità progettuali.

Il capitale umano carente

Quindi tutto bene? Si chiede Bistoni.
No, occorre muoversi e far presto. Il problema in questo settore è la carenza di capitale umano. Molte energie vengono spese per trovare e far emergere talenti. Spesso si crea una competizione interna al sistema che genera più stress che altro. Occorre allora crescere dal basso inserendo nuovi addetti. Si pensa che manchino allo stato attuale decine di figure nel solo comparto Ict, ma se traguardiamo al prossimo futuro ed allarghiamo la vista su altri settori economici, si può tranquillamente affermare che mancheranno  centinaia di risorse  con skill digitali adeguati alla trasformazione in atto. Il sistema scolastico ha per troppi anni orientato verso studi umanistici o, al contrario, verso figure a bassa specializzazione. Invece oggi la competizione globale si fa e si vince con le competenze, da quelle dell’ingegneria informatica a quelle del marketing e della comunicazione digitale, passando dalla gestione dei processi 4.0 fino alla data analytics.

Il pressing verso gli istituti di formazione

E’ per questo che le imprese del comparto Ict aretino si stanno coalizzando per smuovere enti ed istituzioni affinché il tema dell’orientamento nelle famiglie, nelle scuole secondarie, nei percorsi post diploma, siano essi universitari che in forma alternativa,  possano ricevere sostegno organizzativo ed economico per rispondere ad una domanda sempre più crescente.
Bisogna essere chiari - prosegue Bistoni - il comparto Ict richiede comunque talenti, giovani con competenze iniziali adeguate ma soprattutto con grande capacità  di apprendere anche dopo essere entrati in azienda. Non esiste al momento un settore analogo per obsolescenza delle competenze. Nell’Ict si assiste a una evoluzione continua di strumenti, metodologie, prodotti e servizi. La multicanalità non è più una novità. Gli standard dell’industria mondiale dell’Ict sono altissimi. E’ per questo che è un comparto a dir poco affascinante per chi vuole crescere e raggiungere importanti traguardi e non “sedersi" appena entrato in azienda.

Le possibilità

Oltre ai canali costantemente aperti con le università toscane - chiude Bistoni - che però non riescono a soddisfare minimamente i bisogni, le aziende del comparto Ict aretino strizzano l’occhio al Polo Universitario Aretino, dove è già attivo il corso di Ingegneria Informatica del Politecnico di Milano. Ne chiedono a gran voce  il potenziamento, lo sviluppo di nuovi percorsi formativi, la capacità di attrarre talenti anche da fuori provincia. La formazione “digitale” sarà anch’essa un business dei prossimi anni, motore di un nuovo sviluppo delle  imprese. Un progetto serio, supportato da investimenti congrui, potrà evitare la dispersione di un capitale di impresa  che per necessità sarà costretto a migrare altrove.
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