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Economia

Ipotesi divieto vendita bevande dopo le 18. Pievenanzi: "Il governo intervenga"

Il presidente di Confartigianato alimentazione Fabrizio Piervenanzi "il divieto di assembramento è responsabilità di ogni singolo individuo" 

Confartigianato Alimentazione guarda con estrema preoccupazione all'annunciata predisposizione del nuovo Dpcm che regolerebbe dal 16 gennaio prossimo le aperture del settore ristorazione per prevenire la diffusione del Covid-19 vietando la possibilità di vendita per asporto dopo le ore 18.00.

"Per questo - dichiara Fabrizio Piervenanzi, presidente di Confartigianato Alimentazione - la nostra Confederazione nazionale è già intervenuta con una formale richiesta al Ministro Stefano Patuanelli affinchè venga evitata una decisione di questo tipo che penalizzerebbe un intero settore economico già messo a dura prova dal lungo lockdown e verso il quale le misure di sostegno prese dal Governo si sono dimostrate palesemente insufficienti. Condividiamo naturalmente la necessità di circoscrivere quanto più possibile la pandemia ma questa misura costringerebbe le imprese che somministrano alimenti come bar, pasticcerie, gelaterie, pizzerie, ristoranti ecc. ad avere come unica possibilità la consegna a domicilio, un'attività non facile per i piccoli esercizi a gestione familiare e senza dipendenti che sono la maggior parte nel nostro settore: l'impegno richiesto e gli oneri burocratici ed economici da affrontare causerebbero un'ulteriore riduzione del fatturato calcolata al 50% rispetto all'attuale periodo in cui invece è consentito l'asporto. Da parte delle categorie interessate - prosegue Piervenanzi - vi è come sempre la massima responsabilità a continuare nell'adozione di tutte quelle misure anticontagio ormai adottate da tempo e non riteniamo giusto che la modalità di asporto venga stigmatizzata solo perchè si registrano in alcuni casi assembramenti di persone in prossimità dei locali di cui i gestori non possono essere responsabili. Non dobbiamo dimenticare che il divieto di assembramento è responsabilità di ogni singolo individuo e non è giusto che sia un'intera categoria economica a pagare, non di rado anche con la chiusura definitiva della propria attività".

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