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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Rifiuti, il 30% dei proventi della differenziata dai Comuni al gestore. Documento di contestazione dell'Ato

Il direttore generale dell'Ato Toscana Sud Paolo Diprima spiega il metodo Arera e le sue criticità. Oggi il tema approda in consiglio comunale con la proposta di approvare le nuove tariffe della Tari

Meccanismi complessi, decisi in luoghi sempre più distanti dal territorio dove ricadono, ma incidono in ultima istanza nelle tasche dei cittadini. In questi giorni gli aretini dei vari comuni, chi più, chi meno, hanno cominciato a conoscere il metodo Arera che i loro stessi amministratori locali stanno contestando. Una legge nazionale che affida ad un'autorità unica dell'energia, dell'acqua e dei rifiuti, il metodo di calcolo delle tariffe in base ai piani economici finanziari. 

E a quanto pare i maggiori cambiamenti stanno per arrivare. Li stanno segnalando gli assessori che partecipano alle assemblee dei soci di Ato Toscana Sud e poi se ne accorgeranno i cittadini quando riceveranno la bolletta della Tari che in media avrà un aumento del 6,6%. Anche la stessa Autorità di Ambito, l'ente pubblico i cui soci sono i comuni, è ben consapevole dei disagi segnalati dai sindaci nell'applicare per il 2021 un significativo aumento delle tariffe a carico degli utenti del servizio riufiti dopo che nel quadriennio precedente c'era stata una volontà complessiva di mantenerle invariate. Oggi se ne parla in consiglio comunale dove sono all'ordine del giorno sia il piano economico finanziario che la porposta di approvazione delle nuove tariffe della Tari.

Nel corso dell'ultima assemblea alcuni comuni hanno votato contro all'approvazione del piano economico finanziario proprio per contestare il nuovo metodo Arera e stanno pensando insieme di procedere con un ricorso al Tar per annullare questa ordinanza. Critiche sono arrivate anche dal comune capoluogo (ma ha espresso voto favorevole) che esprime il presidente dell'Ato nella persona del sindaco Alessandro Ghinelli. L'assessore ai rifiuti Sacchetti ha spiegato come i comuni siano in sostanza esautorati dalla possibilità di incidere nelle tariffe, fungendo solo gabellieri emettendo i bollettini da pagare, riscuotendo e girando poi i corrispettivi al gestore, Sei Toscana.

A proposito di conti da pagare, quest'anno ce n'è di sicuro uno in più. Lo spiega il direttore generale di Ato Toscana Sud Paolo Diprima: "un aspetto del nuovo metodo tariffario Arera fortemente contestato dai Comuni di Ato Toscana Sud riguarda l’obbligo di ridare al gestore almeno il 30% dei proventi dalla vendita del materiale recuperato dai rifiuti differenziati. Una cifra che prima era tenuta nelle casse delle amministrazioni e che serviva proprio per abbattere le tariffe quando era applicato il contratto di servizio. Questo potrebbe addirittura provocare una pesante disincentivazione alle politiche delle amministrazioni comunali per aumentare la raccolta differenziate."

Se gli amministratori locali si trovano in difficoltà perché devono portare queste tariffe all'approvazione di fronte al consiglio comunale, con tutto il dibattito politico che ne consegue, non è da meno, anche se senza vena politica, la presa di posizione di Ato Toscana Sud:

"Il passaggio da un metodo basato sui costi standard ad un metodo basato sui costi effettivi del gestore è stato fortemente criticato da Ato Toscana Sud che nell’assemblea del 18 settembre 2019 ha approvato all’unanimità un documento di contestazione del nuovo metodo, formalmente trasmesso ad Arera nella fase di consultazione, senza che peraltro siano state accolte le sue richieste di poter mantenere il metodo basato sulle convenzioni previgenti con Sei Toscana, stante anche la situazione economico-finanziarie di quest’ultima." In sostanza l'Ato ha chiesto ad Arera di poter continuare con il contratto in essere fino alla sua scadenza nel 2033, posticipando a quella data l'introduzione del metodo di calcolo nuovo. Questo però non è stato accettato e anche chi in Italia ha eccepito su basi giuridiche l'intervento di Arera nei contratti in essere non ha avuto ragione.

Una spiegazione del metodo Arera per il calcolo delle tariffe

La differenza tra il precedente metodo e quello che entra in vigore in questo 2021 lo spiega ancora il direttore Diprima: "Fino al 2019 i piani economico-finanziari (Pef) del servizio rifiuti, che vanno a determinare il monte dei costi che i comuni devono finanziare con la Tari da applicare agli utenti, erano calcolati per i 104 Comuni dell’Ambito Toscana Sud in base alle convenzioni stipulate tra l’Autorità d’Ambito e i gestori (Sei Toscana e i gestori degli impianti di trattamento, recupero e smaltimento). Il calcolo avveniva secondo il sistema dei costi standard applicati alle quantità e tipologia di servizi programmati per ciascun comune nell’anno di riferimento, e quindi indipendentemente dai costi effettivi dei gestori imputati nel loro bilancio. A partire dal 2020 i piani economico-finanziari del servizio rifiuti, che vanno a determinare la Tari da applicare agli utenti, devono essere per legge calcolati dalle locali Autorità d’Ambito secondo il metodo tariffario rifiuti stabilito dall’Autorità nazionale Arera. Mentre per quanto riguarda il costo degli impianti è stato confermato il metodo di calcolo previgente, basato sulle quantità di rifiuti prodotte da ciascun Comune per la tariffa unitaria applicata dall’impianto, per quanto riguarda il costo del gestore Sei Toscana il nuovo metodo Arera impone di determinare un corrispettivo complessivo d’Ambito basato sui costi effettivi imputati nel bilancio consuntivo del gestore del secondo anno precedente (ad esempio il bilancio 2019 per il Pef 2021)."

L'incremento annuale della tariffa e la Tari del 2021

"Il metodo Arera prevede un effetto calmieratore delle tariffe - spiega Diprima - per cui l’incremento da un anno all’altro non può superare un limite massimo (pari al 6,6%), salvo situazioni particolari. L’effetto calmieratore beneficia maggiormente i Comuni che avrebbero avuto incrementi più elevati, mentre non porta benefici nei comuni con aumenti inferiori ai limiti o vicini ad essi." Ma c'è sempre un però che questa volta ricade tutto nel 2021: "Poiché nel 2020 quasi tutti i comuni avevano esercitato la facoltà di mantenere la Tari invariata rispetto al 2019, non si erano ancora scaricati sulle bollette gli effetti del nuovo metodo Arera. Ma il costo del servizio era stato calcolato già nel 2020 secondo il metodo Arera, con un incremento del 3%, da imputare a conguaglio della Tari degli anni successivi, come pure l’effetto del ricalcolo pregresso dei Pef degli anni 2018/2019 imposto da Arera. Nella Tari 2021 si scaricano quindi anche gli effetti dei conguagli degli anni precedenti, che pesano per quasi la metà dell’aumento complessivo delle tariffe."

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