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"Infrastrutture carenti e spese folli per i trasporti. Ma la Baraclit non chiuderà". L'ad Bernardini rassicura

"La Baraclit non chiuderà. Non l’ho mai detto né pensato". E' questa l'assicurazione dell'amministratore delegato dell'azienda, Franco Bernardini, da anni alla guida dello stabilimento di prefabbricati di Bibbiena che conta oltre 350 dipendenti...

"La Baraclit non chiuderà. Non l’ho mai detto né pensato". E' questa l'assicurazione dell'amministratore delegato dell'azienda, Franco Bernardini, da anni alla guida dello stabilimento di prefabbricati di Bibbiena che conta oltre 350 dipendenti.

Bernardini chiarisce i contorni dello sfogo di ieri sera, in occasione della puntata di Caffè Bollente di Teletruria di cui era ospite.“Ho soltanto esposto gli enormi problemi a cui una azienda con le radici in un territorio isolato come quello casentinese è quotidianamente esposta – spiega Bernardini -. La Baraclit è la più grande azienda italiana di prefabbricati con un unico stabilimento, il mercato del Nord Italia è per noi prioritario e ci troviamo ad affrontare problemi incredibili. Anni fa, era emersa la possibilità di un collegamento autostradale con il territorio fiorentino attraverso una bretella: il Casentino sarebbe stato unito con un piccolo traforo a Londa. Sarebbe stato cruciale per noi e per lo sviluppo di tutta la vallata. Ma il progetto fu bocciato. Per collegarci al Settentrione, oggi dobbiamo scendere ad Arezzo e poi risalire verso Firenze. Un collegamento con l'Adriatico, per dire, è qualcosa di estremamente complesso. Bisogna arrivare ad Arezzo, Firenze, poi Bologna, quindi Rimini e poi in cantiere. E dire che in linea d'aria i chilometri sarebbero davvero pochi. E vogliamo parlare dello spostamento merci su rotaia? Negli anni, è peggiorato clamorosamente. Abbiamo un tronchetto ferroviario che collega la fabbrica: le merci arrivano ad Arezzo e da lì possono partire per il resto del territorio nazionale. Ma Trenitalia continua a chiudere gli scali merci e così ci allontaniamo sempre di più dai cantieri dove dobbiamo arrivare. Tempi e costi diventano sempre più proibitivi. L'anno scorso siamo dovuti ricorrere ad un vettore tedesco, Trenitalia propone costi altissimi e i preventivi tardano ad arrivare”.

Insomma, il trasporto su gomma diventa sempre più importante. Ma anche in questo caso gli intoppi fioccano. “A seguito di recenti fatti di cronaca, non vengono più rilasciati facilmente i permessi per i trasporti eccezionali in peso su tratti con ponti e viadotti. Ci troviamo a lottare in continuazione per ottenere questi permessi. E così siamo stati costretti a convertire uno dei nostri autisti in esploratore: controlla i percorsi alternativi senza attraversare ponti o strade che richiederebbero permessi (e non sempre tali percorsi si trovano). Una assurdità. In televisione ho solo descritto la nostra situazione attuale, dicendo che per noi, alla lunga, non è sostenibile”.

Un sospiro di sollievo, dopo le parole chiarificatrici di Bernardini, arriva anche dai sindacati.

“E meno male – spiega Antonella Pagliantini della Cgil -. Da tempo, ormai, le preoccupazioni di questa impresa, come di altre imprese di territori maerginali, sono legate a fattori esterni, più che interni. Non è la produzione il problema, lo sono infrastrutture e trasporti. E di infrastrutture ci preoccupiamo anche noi lavoratori. Abbiamo paura che queste imprese si stanchino, mi auguro non accada mai. Questo territorio ha bisogno di attenzioni: il trasporto, per la Baraclit, incide per il 40% dei costi. Una fetta enorme. Siamo lieti di apprendere che la Baraclit rimanga, ma purtroppo sappiamo che sicuramente – a queste condizioni - altre aziende non apriranno”. @MattiaCialini

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