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Economia

Crescono le imprese di costruzioni e dei servizi, male il manufatturiero e i trasporti

L'analisi scaturisce dal confronto trimestrale sul numero di imprese che si iscrivono alla Camera di Commercio e quelle che cessano

Nel periodo luglio-settembre sono state presentate al Registro delle Imprese 419 domande di iscrizione e 314 richieste di cancellazione da parte di imprese con sede in provincia di Arezzo. Il saldo del terzo trimestre del 2020 si attesta quindi a +105 unità.

“Dopo i primi due trimestri dell’anno nei quali l’emergenza aveva portato da una forte riduzione della demografia imprenditoriale, – commenta Massimo Guasconi, Presidente dell’Ente camerale - sia in termine di nuove iscrizioni che di cessazioni, con il terzo trimestre si torna a livelli simili a quelli dello scorso anno. Il bilancio dei primi nove mesi dell’anno è caratterizzato comunque dal segno negativo: le chiusure di imprese hanno superato di 57 unità le nascite di nuove imprese, a causa del passivo riportato nel primo trimestre (-230). In totale, le imprese registrate in provincia di Arezzo sono quindi 37.267 con una diminuzione dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. Se analizziamo più in dettaglio il dato emerge però che nell’ultimo anno sono diminuite dello 0,8% le imprese attive mentre sono aumentate del 2,3% le inattive e dell’1,3% e quelle in scioglimento-liquidazione. Dobbiamo comunque attendere la fine dell’anno e soprattutto il primo trimestre del 2012 per valutare con precisione le conseguenze della pandemia sulla demografia imprenditoriale della nostra provincia.”

imprese attive 2020

“La straordinarietà del momento – sottolinea Marco Randellini. Segretario della Camera di Commercio di Arezzo-Siena – è testimoniata anche dal dato relativo alle localizzazioni. Contrariamente a quanto sperimentato da un po’ di tempo a questa parte infatti, all’erosione del numero delle sedi di impresa questa volta non corrisponde un aumento delle unità locali: a fine settembre se ne contano infatti 45.266, 160 in meno rispetto ad un anno fa ed in flessione dello 0,4%. Non costituisce invece una novità l’emorragia delle imprese artigiane che negli ultimi dodici mesi ha causato la perdita di 132 unità con una corrispondente variazione del i -1,3%. Se si passa poi ad analizzare l’andamento demografico nei macro settori si assiste ad una dicotomia fra il comparto dei servizi che registra una crescita, abbastanza diffusa nelle sue varie articolazioni, ed il resto dei settori che invece perdono terreno: parliamo in particolare di agricoltura (-1%), manifatturiero (-3,6%), commercio (-1,9%), trasporti (-2%) ma anche di servizi di alloggio e ristorazione (-0,6%). Si assiste invece, come sta accadendo in tutto il paese, ad una crescita del comparto delle costruzioni + 0,3%. Come abbiamo già avuto modo di commentare la vitalità del settore è stimolata soprattutto dai numerosi incentivi pubblici attivati per l’efficientamento energetico e per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare. Si tratta di un segnale importante che dimostra come la messa a disposizione di risorse straordinarie, ad esempio quelle utilizzabili dal   Recovery Fund,  può garantire la tenuta dei settori maggiormente in difficoltà per l’emergenza Covid 19.”.

Le forme giuridiche delle imprese in provincia di arezzo

In termini numerici sono sempre le imprese individuali la forma giuridica numericamente più rilevante (19.340 unità), seguita da società di capitale (10.681 unità), società di persone (6.401 unità) e altre forme (845 unità). In termini relativi, effettuando un confronto con il 3° trimestre 2019, a crescere sono quasi esclusivamente le società di capitale (+2,2%) ed in misura minore le altre forme (+0,1%), mentre sono sempre in contrazione le società di persone (-2,2%) e le imprese individuali (-1,4%).

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I Settori di attività

All’interno del terziario aumenta il numero delle imprese di: servizi di informazione e comunicazione (+1,9%), attività immobiliari (+0,9%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+1,8%), servizi di supporto alle imprese (+1,4%), istruzione (+4,3%), sanità ed assistenza sociale (+6%), e attività artistiche, sportive e di intrattenimento/divertimento (+0,2%). All’interno del manifatturiero prevalgono i segni negativi: diminuiscono infatti le aziende dell’abbigliamento (-0,7%) e quelle della pelletteria-calzature (-0,5%), le industrie alimentari (-0,6%), le industrie del legno (-1,8%) e quelle dei mobili (-0,8%), dell’elettronica (-1,4%), delle apparecchiature elettriche (-2,8%), dei macchinari (-2,2%) e l’industria orafa -2,4%. Crescono invece le imprese del tessile (+0,7%), della stampa e riproduzione di supporti registrati (+1,1), quelle di produzione di articoli in gomma/plastica (+2,2%), della metallurgia (+3,9%), della fabbricazione di prodotti in metallo (+1%).

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