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I risparmiatori di Banca Etruria sono salvi, e ora?

I risparmiatori di Banca Etruria sono salvi, e ora? Il salvataggio dei risparmiatori che hanno i loro soldini presso Banca Etruria è, come ci siamo già detti, un fatto scontato. Per la banale ragione, scusate se mi ripeto, che il Governo non può...

I risparmiatori di Banca Etruria sono salvi, e ora? Il salvataggio dei risparmiatori che hanno i loro soldini presso Banca Etruria è, come ci siamo già detti, un fatto scontato. Per la banale ragione, scusate se mi ripeto, che il Governo non può permettersi di espropriare i risparmiatori delle proprie sostanze. Incredibile è l’attenzione che ancora verrebbe data ai rigurgiti dell’Unione Europea. Con la correttezza dimostrata nella vicenda Volkswagen, con l’attuale inadeguata e tremebonda gestione del terrorismo internazionale, la banda di burocrati lautamente incistata a nostre spese a Bruxelles non dovrebbe neanche fiatare. Eppure la piccola e provinciale vicenda di Banca Etruria, seppur per noi importantissima, potrebbe essere l’occasione per il Governo di mostrare la differenza di passo con tutti i suoi predecessori dell’ultimo quarto di secolo. Tutti accumunati, in maniera bipartisan, da una palmare inettitudine nella comprensione delle vicende economiche, per non pensare di peggio. Ovverosia recuperare il concetto di sovranità nazionale, svenduto negli anni in spregio ai dettami Costituzionali, e tirar dritto facendo finalmente prevalere l’interesse nazionale. In parole concrete ricapitalizzando temporaneamente Banca Etruria, e le sue consorelle, senza cincischiare. Non ci facciamo confondere: ad uno Stato sovrano basterebbe un decreto legge varabile in un quarto d’ora. Comunque, ripeto, i risparmi saranno salvati. Ed arriviamo ai temi ora sul tavolo. Non ci sono solo i correntisti ed i depositanti tra i risparmiatori, ci sono anche gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati, dei quali nessuno parla. Tanto per memoria, solo un paio di settimane prima del commissariamento il valore del titolo azionario era aumentato in Borsa di più del 40% in pochi giorni. Inutile nascondersi dietro ad un dito, azionisti ed obbligazionisti subordinati di Banca Etruria sono, per lo più, dei normali risparmiatori che hanno acquistato fidandosi della banca; che non era una azienda come le altre, ma che era quotata e vigilata dalla Banca d’Italia. Qualcuno potrebbe pensare di lasciarli andare alla deriva se tutto si dovesse mettere male per loro? Ebbene, se così dovesse essere, io non sarei per niente, sottolineo per niente, d’accordo. E poi, come salvare la territorialità della banca? Non c’è bisogno di spendere troppe parole sull’importanza di avere una banca di una certa dimensione nel territorio, dovrebbe essere chiaro anche ai più ottusi. E allora, per venire al dunque, chi deciderà, per esempio, se nel futuro statuto ci sarà la previsione del tetto temporaneo del 5% all’esercizio dei diritti di voto? La legge di riforma delle banche popolari ha dato, ovviamente non a caso, questa possibilità. Però il silenzio romano è a dir poco sospetto, ed in allarmante contrasto con l’abituale loquacità. Speriamo che Lorsignori non stiano preparando, sempre per andar dietro più o meno strumentalmente ai compari della signora Merkel, una fregatura ai danni degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati. Cari amici, qui non stiamo disquisendo in un salotto dei massimi sistemi davanti ad un tè con i pasticcini, ma stiamo ipotecando in maniera pesante il futuro di un incolpevole territorio già troppo malconcio. E’ il momento delle scelte e delle battaglie, nette e decise. E nessuno può sperare di disertare impunemente, magari derubricando a dettagli commissariali o burocratici decisioni strategiche fondamentali per le nostre collettività. Vorrei sentire su questi temi vitali la voce, forte chiara e decisa, della classe politica nazionale. Sempre che ne esista una in questo territorio.

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