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Gli industriali: "Qui il 25% dell'export toscano, nonostante i burocrati"

"Prodotti e servizi che valgono 23 miliardi di euro, ovvero il 21% del Pil regionale e l’1,4% di quello nazionale", questo è il motore produttivo della Toscana Sud secondo la fotografia del presidente degli industriali Andrea Fabianelli. Le...

"Prodotti e servizi che valgono 23 miliardi di euro, ovvero il 21% del Pil regionale e l’1,4% di quello nazionale", questo è il motore produttivo della Toscana Sud secondo la fotografia del presidente degli industriali Andrea Fabianelli. Le province sono rimaste sulla cartine geografiche dopo l'affossamento degli accorpamenti degli enti, ma c'è chi le ha cancellate da tempo.

Il cuore produttivo di Arezzo, Siena e Grosseto batte insieme, ormai da tempo, e durante l'assemblea Confindustria Toscana Sud di ieri, nella cornice di Arezzo Fiere e Congressi, è stato tracciato il percorso futuro dell'associazione, alla presenza del presidente nazionale Vincenzo Boccia, della vice Antonella Mansi e del presidente dei Giovani industriali Marco Gay.

Nuove integrazioni sono all'orizzonte. "Siamo stati tra i primi in Italia a dar vita all’unione fra 3 territoriali. Ma è solo una tappa, e non il traguardo. Il bisogno di crescere e collaborare ci apre ad ulteriori aggregazioni con chi sente più il bisogno di unirsi che di distinguersi. Come noi la pensano gli industriali di Firenze, Livorno e Massa Carrara. In attesa di trovare insieme a Toscana Nord e Pisa il punto di arrivo unitario di un processo di trasformazione, che proprio noi industriali di Arezzo, Grosseto e Siena abbiamo messo in moto per primi", ha aggiunto Fabianelli nell'ottica di una futuribile Confindustria regionale.

E poi sono stati citati i dati dell'export: "Nel 2015 abbiamo esportato per oltre 8,3 miliardi di euro, pari al 25% del dato regionale, al 2% del dato italiano. Dopo la crescita del 3,3% del 2015, quest’anno le previsioni sono ad oggi negative, specie tenendo conto dell’effetto Brexit e dell’incertezza generale che grava sull’economia a livello globale. Dal 2007 ad oggi il tasso di disoccupazione nel nostro territorio è salito di 5 punti percentuali: siamo arrivati al 9,5%, contro la media nazionale dell’11,9%".

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Tra una citazione di Mattei (“Il futuro è di chi lo sa immaginare”) e sferzate alla politica e alla burocrazia, l'intervento si è concentrato sui nuovi modelli di crescita, improntati alla sostenibilità e all'innovazione nella consapevolezza dello scacchiere globale in cui tutte le aziende devono muoversi. Quindi il cuore della questione: "La vera ricchezza di un territorio è il settore manifatturiero. Rappresenta la colonna portante ed insostituibile dell’intera economia. Va compreso, assecondato, supportato da tutti. Siamo la seconda potenza manifatturiera europea, dobbiamo mantenere questa posizione. Dobbiamo farlo, con impegno in ogni regione, in ogni territorio. Dobbiamo farlo insieme al sistema-paese piuttosto che, nonostante il sistema-paese".

Poi le note dolenti: "Per questo abbiamo recentemente sottolineato il rischio che nel Piano di Sviluppo della Regione Toscana il manifatturiero perda la sua centralità. E speriamo che la riforma della pubblica amministrazione non si esaurisca nelle solite procedure e nei soliti moduli da riempire on line anziché su carta. Il 70% dei nostri comuni applica la tassa dei rifiuti in modo difforme alle norme nazionali. In una Regione che ha il costo pro capite del servizio fra i più elevati d’Italia. Il Jobs Act ha ridato slancio all’occupazione, ma purtroppo alcuni decreti attuativi stanno complicando non poco la vita alle aziende: penso alle procedure di cassa integrazione, a quelle relative alle dimissioni o alla detassazione dei premi di risultato. Siamo certi che l’enorme debito pubblico sarà ancora posto come ostacolo agli investimenti ed alla riduzione della pressione fiscale dei quali il Paese ha invece bisogno ed urgenza. Ma non ci sono alibi per l’atteggiamento che i burocrati a tutti i livelli hanno nei confronti delle imprese".

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E il neo presidente di viale dell'Astronomia Vincenzo Boccia ha raccolto gli assist di Fabianelli: "Come industriali abbiamo carica, ma abbiamo anche rabbia. Il nostro manifatturiero è il secondo dopo quello della Germania, ma con più costi di lavoro, con più tasse, con prezzi energetici più alti. Sono orgoglioso di rappresentare l'associazione industriale più importante al mondo, ma la mala burocrazia deve essere combattuta. Dobbiamo fare un percorso: il sistema paese è la grande questione. Il paese deve decidere quale è la direzione di marcia. Le riforme? Appoggiamo la riforma costituzionale, perché se siamo di fronte ad elezioni ogni 6 mesi non andiamo da nessuna parte. E poi la grande questione fiscale, punto fondamentale per riattivare la stagione di competitività e crescita. Ci vuole,inoltre, più spending review. E infine: le relazioni industriali sono patrimonio di lavoratori e industriali ma anche di tutto il Paese, se si perdono pezzi di industria, si perdono pezzi di paese", ha concluso Boccia.

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@MattiaCialini

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