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Economia

Banca Intesa, Fabi Arezzo: "Settimana di lavoro di 4 giorni? Previsto dal contratto collettivo"

Nel frattempo arriva anche un appello affinché il sistema creditizio intero sia al fianco della piccole e medie aziende in difficoltà

Anche da Arezzo si guarda ai lavori in corso nel Gruppo Intesa Sanpaolo e con i sindacati per la riorganizzazione della settimana di lavoro dei dipendenti in quattro giorni, invece che cinque, aumentando di un'ora ogni turno per un totale di 36 ore settimanali. I dipendenti ex Banca Etruria che passando per Ubi sono arrivati a far parte del personale di Banca Intesa sono sicuramente interessati.

A parlarne è il segretario della Fabi di Arezzo Fabio Faltoni che manda un messaggio all'amministratore delegato Carlo Messina dopo le sue dichiarazioni.

"Nella provincia di Arezzo, il Gruppo Intesa Sanpaolo - già ben rappresentato di suo e di storica presenza - è diventato la prima banca dopo l’acquisizione di Ubi Banca, che era in pratica la ex BancaEtruria. Ha più di trenta filiali, con società, comparti e uffici di direzione centrale; ha circa 650 dipendenti, la metà circa dei quali in forza presso il polo territoriale di Via Calamandrei. È la prima banca in Italia e tra i big europei. Il piano industriale 2022/2025, presentato nel febbraio scorso, evidenzia – tra le molte altre cose – un modello di banca sempre meno presente nei territori (chiuderà infatti più di mille filiali “Retail”, oltre quelle già chiuse o in procinto di farlo) e sempre più spostata nell’internet banking, cioè nella fruizione dei servizi bancari tramite applicazioni su smartphone o via telefono. Ora, mentre è in corso un confronto sindacale serrato su quello che sarà in banca Intesa il nuovo modo di lavorare – gli orari, lo smart working, la flessibilità, etc. - l’a.d. Carlo Messina se ne esce comunicando alla stampa che il Gruppo Bancario attuerà la “settimana corta”, quella di quattro giorni lavorativi, con orario giornaliero allungato.​ Ricordiamo all’a.d. che non si sta inventando niente di nuovo, ma che la “settimana corta”, come anche lo smart working o il lavoro a turni o molto altro ancora, è già da anni prevista nel Contratto Nazionale di Lavoro. Una modalità di lavoro questa, come anche il lavoro agile, che va disciplinata, dentro ogni gruppo bancario, in un rapporto costruttivo col sindacato. Una disciplina che dovrà evitare la totale discrezionalità aziendale, che dovrà prevedere la volontarietà, che non dovrà creare spaccature fra lavoratori di serie A o B. La Fabi, Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato nel settore bancario a livello nazionale e anche in Intesa, non si è mai spaventata di fronte alle innovazioni organizzative o tecnologiche, anzi, ha da sempre una visione pragmatica dei confronti sindacali, tenendo bene a mente il benessere dei lavoratori e la cura della clientela, seppur consapevole di un mondo del lavoro e di una società in continuo e rapido cambiamento. Per questo, anche da Arezzo diciamo all’a.d. Messina di evitare fughe in avanti, che seguendo la strada maestra del confronto sindacale – spesso aspro, lungo e faticoso – siamo riusciti anche nei mesi scorsi a raggiungere importanti accordi."

Dalla Fabi al sistema creditizio intero che opera nel territorio aretino arriva anche un appello affinché ci sia massima attenzione alle aziende in crisi. Un messaggio che arriva analizzando le richieste di accesso al fondo di garanzia dello stato da parte di tantissimi imprenditori.

"Per cercare di fronteggiare la crisi economica derivante dalla pandemia, all’inizio dell’anno 2020 - con il Decreto Liquidità - lo Stato mise a disposizione di aziende e liberi professionisti, un sistema di garanzie pubbliche sui finanziamenti, tramiteMedio Credito Centrale e Sace. ​In circa due anni e mezzo, sono state accolte dal Fondo di Garanzia PMI e Professionisti, 2,7 milioni di domande, per finanziamenti totali pari a 253 miliardi di euro; di questi, 1,1 milione riguardano istanze per prestiti fino a 30mila euro, per un totale di 23 miliardi di euro.​ La Toscana si è vista accettare 227.821 domande di finanziamenti sostenuti da garanzie pubbliche, per 20,6 mld. ​Invece, alle banche della provincia di Arezzo, sono state accolte in due anni e mezzo, 23.271 domande, per poco più di 2 miliardi di euro, con una media di 88.827 a pratica. All’interno di questo totale, ben 8.900 sono stati gli accoglimenti legati a prestiti fino a 30mila euro, per un totale superiore a 172 milioni di euro. ​Ora, secondo l’indagine compiuta dall’Osservatorio rischio imprese di Cerved, ci sarebbero 100.000 imprese italiane non in grado – oggi o comunque entro nove mesi -  di onorare i finanziamenti garantiti dallo Stato avuti in questi anni. Centomila aziende in tutta Italia che, dicono gli analisti, potrebbero essere addirittura a rischio fallimento. Seppur, come abbiamo letto in questi giorni, la provincia di Arezzo veda la presenza di grandi ed eccellenti aziende, le cui prime in classifica con fatturati miliardari, ce ne sono molte altre di dimensioni diverse che invece si trovano in difficoltà o lo saranno nei prossimi mesi, a causa dell’inflazione, del costo dell’energia e delle materie prime o per l’aumento dei tassi di interesse. ​Così, ci auspichiamo che le direzioni delle 23 banche presenti nel nostro territorio con circa 150 filiali e i molti uffici, si occupino nel migliore dei modi anche delle aziende in difficoltà. Da parte nostra, possiamo dire con certezza che i clienti conoscono bene la professionalità e la disponibilità delle lavoratrici e dei lavoratori bancari."

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