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Economia

L'export aretino cresce, ma la Svizzera non compra più metalli preziosi. Bene moda e gioielli

Questa l'analisi della Camera di Commercio di Arezzo Siena sull'andamento dell'esportazioni da parte delle aziende della provincia di Arezzo

Segnali importanti dal fatturato della gioielleria e della oreficeria, bene anche la moda (dopo un precedente brusco stop), in netto calo il mercato estero dei metalli preziosi, primo settore per volume d'affari per l'economia aretina. Questa in sintesi la fotografia dei primi nove mesi dell'export delle aziende del territorio. Sono dati provvisori prubblicati dll'Istat, hanno anche bisogno di essere interpretati secondo le congiunture internazionali e alcune dinamiche interne, ma offrono comunque uno spaccato importante da tenere in considerazione.

I dati sono forniti e commentati dai vertici della Camera di Commercio Arezzo - Siena, dal presidente Massimo Guasconi e dal segretario generale Marco Randellini. La prima voce generale parla di esportazioni aretine che nei primi mesi del 2022 sono state pari a circa 7,9 milioni di euro.

“Nel periodo gennaio-settembre 2022 -  sottolinea Guasconi -  il fatturato estero delle imprese aretine complessivamente cresce dello 0,5%, un risultato al di sotto dell’andamento medio regionale (+10,8%). Pur confermandoci al secondo posto nella graduatoria regionale delle province toscane rappresentiamo adesso il 20,1% del totale export regionale rispetto al 22,2% dello stesso periodo del 2021. Al primo posto si conferma, con il 35,9% del totale regionale la provincia di Firenze."

Metalli preziosi

Il primo settore per fatturato estero è quello dei metalli preziosi, oro, ma anche platino o palladio ad esempio, esportati in lingotti o altre forme, spesso ai fini finanziari. “Sono i metalli preziosi a confermarsi, con più del 41% dell’export complessivo, come la più importante voce per Arezzo. – evidenzia il segretario generale Randellini – Nel terzo trimestre è proseguita la tendenza negativa osservata già nella prima metà dell’anno: si è registrata infatti una flessione del 16,5% rispetto al 2021, mentre il bilancio dei primi nove mesi di quest’anno si è attestato ad un contro valore di oltre 3,2 miliardi di euro, inferiore del 22,6% rispetto allo stesso periodo del 2021, nonostante la crescita del prezzo in euro. La particolarità del settore è evidenziata anche dall’andamento dei mercati di riferimento: la Svizzera, il partner più importante, vede ridurre le proprie importazioni da un miliardo e 985 milioni dei primi nove mesi dello scorso anno agli 821 milioni dello stesso periodo del 2022.”

Una dinamica che potrebbe essere soprattutto legata alla guerra Russia - Ucraina e al riposizionamento dell'oro russo nei mercati dopo le sanzioni europee. Il metallo prezioso infatti dalla Russia potrebbe aver preso maggiormente la direzione della Svizzera, sia in maniera diretta che attraverso triangolazioni passando da altri mercati esteri.

Gioielli

Segnali molto positivi provengono della gioielleria e oreficeria: nel terzo trimestre infatti le esportazioni sono aumentate del 19,2%, spingendo il dato dei primi nove mesi ad oltre 2,3 miliardi di euro, in crescita del 25,1% rispetto al 2021. Il prezzo dell'oro nello stesso periodo è cresciuto del 14,6% nelle quotazioni in euro, fornendo così una spinta importante che però è andato ad aggiungersi ad un reale aumento della domanda da parte del mercato. Anche gli altri due distretti orafi nazionali mostrano segnali positivi, più evidenti in quello vicentino (+29,3%) che in quello di Valenza (+23,9%).

“Per quanto concerne i mercati di destinazione della gioielleria aretina – prosegue il presidente Massimo Guasconi - si conferma la forte ripresa del primo mercato di sbocco, gli Emirati Arabi Uniti che nei primi nove mesi dell’anno fa registrare un + 15% con un valore assoluto di 550 milioni di euro. In crescita anche il secondo mercato di riferimento, gli Stati Uniti che con 280 milioni di euro ed un +10,7% è però adesso insidiato dalla Turchia, 272 milioni di euro  con una crescita del 48,2%.  Molto vivace anche il mercato francese (168 milioni e +43,4%) mentre si riaffaccia dopo la notevole performance di alcuni anni fa il mercato algerino (75 milioni di euro e + 843% rispetto al periodo gennaio-settembre 2021). Leggermente positivo (+2,5%) anche il dato di Hong Kong che negli ultimi due anni aveva invece avuto un andamento molto negativo”.

La moda

"Si tratta di un altro comparto strategico per il nostro export – prosegue  Marco Randellini - dopo la brusca battuta d’arresto subita nel primo trimestre (-24,5%), sia nel secondo che nel terzo trimestre, il settore ha mostrato chiari segnali positivi. Nel terzo trimestre in particolare si registra una crescita delle esportazioni del 32,1% che porta il bilancio dei primi nove mesi dell’anno ad oltre 477 milioni di euro in valore assoluto e a +11,1% in termini relativi. Tutte le specializzazioni produttive sono in crescita: tessile +17,2% nel 3° trimestre e +31,8% nei nove mesi, abbigliamento +29,7% nel 3° trimestre e +10,8% nei nove mesi, pelletteria +38,7% nel 3° trimestre e +3,3% nei nove mesi, calzature +34,1% nel 3° trimestre e +17,6% nei nove mesi. Se si eccettua il tessile, dove i mercati di destinazione sono soprattutto quelli di paesi di produzione come la Romania e la Tunisia negli altri tre settori i mercati più importanti vedono al vertice la Francia e la Germania.

Gli altri settori merceologici

Fra le altre tipologie merceologiche, quasi la totalità dei settori risulta in crescita: fra i principali si evidenziano prodotti alimentari (+26,9% nel 3° trimestre e +5,2% nei nove mesi), bevande (+4,1% nel 3° trimestre e +18% nei nove mesi), prodotti chimici (+1,2% nel 3° trimestre e +14,8% nei nove mesi), elettronica (+61,6% nel 3° trimestre e +54,4% nei nove mesi), apparecchiature elettriche (+61,6% nel 3° trimestre e +54,4% nei nove mesi) e mobili (+17,8% nel 3° trimestre e +43,4% nei nove mesi). Rispetto però ai risultati positivi di alcuni settori è necessario sottolineare come una parte degli incrementi di fatturato, oltre a segnalare una crescita effettiva dei quantitativi venduti, sia in parte conseguente alla svalutazione dell’euro ed al rincaro dei prezzi di materie prime e costi energetici.”

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