Gli ormai ex dipendenti di Banca Etruria, ora confluiti in Ubi, attendono di riprendere la trattativa sindacale con la proprietà. Ci sono sei settimane al massimo per definire il nuovo assetto della nuova Ubi Tirrenica, l'integrazione è prevista entro la fine di novembre (quando la dicitura "Tirrenica" sparirà), ma le decisioni saranno prese prima, assieme a quelle che riguardano i dipendenti e le filiali delle altre due vecchie banche coinvolte nel processo di fusione: Carichieti e Banca Marche.

Decise le filiali del territorio da tagliare, resta aperta la questione del destino dell'immenso spazio di via Calamandrei, che fu sede centrale di Etruria. Un centro capace di ospitare fino a 500 lavoratori, nella cui orbita, oggi, ne sono rimasti circa 360. Di questi, un terzo (dovrebbero essere 109) passerà ad Ubiss, il centro sistemi e servizi che si occupa di applicazioni informatiche del gruppo, che ad Arezzo aprirebbe così un importante sportello.

I sindacati cercheranno di capire quale sarà il destino degli altri 250 dipendenti, che potrebbero essere impiegati in nuove strutture Ubi all'interno della sede aretina. Uffici distaccati della direzione di macroarea, ad esempio. La base della macroarea di riferimento (Lazio, Umbria e Toscana) è infatti Roma, ma una parte della struttura potrebbe trovare posto proprio in via Calamandrei.

Sicuramente Arezzo rappresenterà una delle tre direzioni territoriali toscane, assieme a Firenze e Siena. Prima dell'acquisizione di Etruria, Marche e Carichieti, Ubi poteva contare su appena sette sportelli nella regione. Se ne sono aggiunti 90. Al netto dei tagli di filiale già stabiliti, la Toscana rappresenta una terra "nuova" per il colosso bergamasco, di certo su cui scommettere.

@MattiaCialini