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Etruria, Arezzo sede direzionale di Banca Unica. Ghinelli: "Partita aperta, mi batterò per questo". Closing a metà 2017

"Sarò portavoce delle necessità della nostra città e dei lavoratori. E porterò avanti la battaglia per il mantenimento del centro direzionale di Banca Unica. Certo, non sarà una battaglia semplice". Le parole sono quelle dei sindaco di Arezzo...

"Sarò portavoce delle necessità della nostra città e dei lavoratori. E porterò avanti la battaglia per il mantenimento del centro direzionale di Banca Unica. Certo, non sarà una battaglia semplice".

Le parole sono quelle dei sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli che ieri ha risposto ad un'interrogazione presentata dalla consigliera Pd Claudia Maurizi. L'esponente di minoranza infatti ha voluto chiedere al primo cittadino alcuni chiarimenti in merito al mantenimento della sede direzionale ad Arezzo per quella che è la realtà bancaria del territorio. Dopo il closing con Ubi, quale destino si prospetta per la Nuova Etruria?

“Banca Unica si appresta a presentare il piano industriale - ha domandato in consiglio Claudia Maurizi - e non pare chiaro se Arezzo resterà sede direzionale. Come intende agire il sindaco dinanzi a questa situazione”?

Pronta la precisazione del Ghinelli: “Per il momento i vertici di Ubi preferiscono non interloquire su tali aspetti in attesa della chiusura delle procedure contrattuali. Inoltrerò comunque questa richiesta anche in modo formale, in forma scritta. In merito alla sede direzionale, posso dire che ce la giochiamo con due capoluoghi di regione, Bologna e Roma, la sfida è dunque aperta ma farò sentire il peso del territorio che sono chiamato a rappresentare. E' altrettanto vero che Arezzo rappresenta uno snodo cruciale per il centro Italia e che i vertici Ubi hanno molto apprezzato la nostra realtà. La partita non è chiusa. Sarà difficile ma ancora tutto è da decidere”.

Ma c'è un altro nodo da sciogliere. Per quanto ormai l'interesse del gigante bergamasco del credito per le tre good bank sia assodato, restano da chiarire anche i termini di definizione del closing. L'atto finale con il quale il vecchio marchio scomparirà e la Nuova Etruria entrerà a far parte di un'altra famiglia.

Victor Massiah - Ubi Banca L’acquisizione delle tre good bank da parte di Ubi Banca “non è ancora perfezionata. Il venditore deve rispettare delle condizioni e serve il via libera delle autorità che sono diverse: la Banca d’Italia, la Bce, l’UE, l’Antitrust e l’IVASS”. A parlare è proprio Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi che, in un’intervista a L’Economia, l’inserto economico settimanale del Corriere della Sera, ha fissato la data per concludere l’acquisizione “a metà anno”. Periodo in cui è più probabile che venga varato l’aumento di capitale.

Non si è fatto attendere il commento da parte dei rappresentanti sindacali. Tra questi a prendere la parola è stato Fabio Faltoni, segretario provinciale della Fabi.

"Com'è sua abitudine - e anche com'è comprensibile - nell'intervista di lunedì 27 al Corriere della Sera/L'Economia, l'a.d. di UBI Banca non si è molto sbilanciato su Nuova Banca Etruria, anche se qualcosa ha detto. Innanzitutto che la chiusura dell'operazione di acquisto delle tre banche-ponte ci sarà "nel primo semestre", perché alcuni tempi dipendono dalle varie autorizzazioni che ancora devono pervenire. Va detto che i tempi del "closing" che molti si aspettano sono molto più ravvicinati, dato che si parlava poco tempo fa di metà o fine aprile. Victor Massiah ha poi aggiunto - sulla banca aretina - come Ubi sia sono molto interessata al "business collegato all'industria dell'oro". Noi della Fabi lo ripetiamo da tempo, che l'acquirente avrebbe fatto - e Ubi ha fatto - un vero e proprio affare con Nuova Banca Etruria, grazie alla presenza nel territorio, al mercato dell'oro e alla professionalità dei suoi lavoratori; non solo, ma considerando pure che grazie a noi entreranno con forza nel mercato bancario della Toscana e anche dell'Italia centrale. In questi ultimi tempi, molto si è ironizzato sul prezzo simbolico di acquisto delle tre banche a 1 euro. Nei fumetti Disney, Paperon de' Paperoni conservava gelosamente il suo primo centesimo guadagnato, come elemento fondante della sua ricchezza. Quel centesimo valeva come e forse più di tutti i milioni di dollari venuti dopo; anzi, senza quello, nemmeno gli altri ci sarebbero stati. Ovviamente, tutti sappiamo bene come l'impegno della banca di Bergamo sia già stato, e sarà ancora, di proporzioni ben diverse, in una complessa operazione industriale. Così, viene richiesto a tutti, a partire dalle istituzioni locali e dalle categorie economiche, un gravoso impegno, quello che anche il nostro euro si possa trasformare in un rinnovato rapporto virtuoso con il territorio, che crei fiducia, valore e ricchezza. Dietro a quell'euro ci sono 1.500 dipendenti, c'erano - prima della tempesta che ci ha colpiti - più di 300 mila clienti e 65 mila soci. Nel 2012, a puro titolo di esempio, era di 55 tonnellate il quantitativo delle vendite di oro fisico, mentre di 4 mila chili erano gli impieghi in oro. Dei soci, nel 2013 il 61% era in Toscana, la metà dei quali in provincia di Arezzo, a Siena e Firenze il 13% e l'8% a Grosseto, e poco meno a Livorno. Il 40,3% degli impieghi era erogato ad Arezzo, il 13 a Roma, il 6,7 a Perugia, attorno al 4 sia a Firenze che Siena. Ancora nel 2012 venivano elargiti ai vari territori di riferimento 1,8 milioni, per beneficenza o attività culturali e sportive varie. Insomma, noi della Fabi sappiamo bene quanta ricchezza e quanto valore ci sia dietro a quell'euro, a partire dai 1.500 dipendenti; ci piacerebbe ora che tutti ne fossero consapevoli e se ne facessero carico. E così, ripartire proprio da quel simbolico euro".

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