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L'economia aretina tra inflazione, guerre e caro bollette. Camera di commercio: "Bene l'export ma le incognite restano"

Nel corso della Giornata dell’Economia 2022 presentati i principali indicatori economici della provincia di Arezzo. L'analisi del presidente della Camera di Commercio Massimo Guasconi e del segretario generale Marco Randellini

Se il 2021 era iniziato all’insegna della ripresa, il 2022 ha visto un repentino cambio di rotta. Lo scoppio della guerra in Ucraina. il conseguente incremento dei prezzi delle materie prime, nonché quello delle tariffe riguardanti l’approvvigionamento energetico, hanno lasciato una profonda ferita in più ambiti del tessuto imprenditoriale locale e non solo. Cicatrici che rendono difficilmente stimabili i mutamenti futuri nei vari comparti produttivi. Sono questi alcuni degli aspetti emersi durante la “Giornata dell’Economia”, evento svoltosi quest’oggi, 5 luglio, all’interno della Borsa merci e organizzato dalla Camera di Commercio di Arezzo-Siena. L’iniziativa ha fornito un importante spunto per analisi e confronto sullo stato di salute dell’economia del territorio attraverso i contributi del presidente e del segretario generale dell’ente camerale, Massimo Guasconi e Marco Randellini. Un momento di riflessione al quale hanno preso parte i rappresentanti delle categorie economiche e esperti analisti tra i quali anche Stefano Maggi, docente di storia dei trasporti del dipartimento di Scienze Politiche ed Internazionali dell’Università degli Studi di Siena che ha presentato una dettagliata relazione sullo sviluppo e sulle problematiche delle infrastrutture e dei servizi di trasporto nella provincia di Arezzo.

“Lo scenario che si era delineato ad inizio anno per il sistema economico aretino - ha evidenziato Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio di Arezzo-Siena - prospettava, dopo il forte recupero del 2021, un proseguimento del percorso di crescita su livelli ancora molto positivi. Il quadro è purtroppo cambiato repentinamente con lo scoppio della guerra in Ucraina che ha portato con sé forti ricadute sull’andamento dell’economia e del commercio mondiale ad iniziare da una forte accelerazione degli aumenti dei prezzi energetici e delle materie prime, peraltro iniziata ben prima del conflitto. Uno dei parametri che maggiormente destano preoccupazione è comunque dato dall’inflazione: a livello nazionale, in maggio, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha presentato un aumento del 6,8% rispetto al maggio 2021, un livello di crescita che non si vedeva dall’inizio degli anni Novanta causato soprattutto dagli elevati aumenti dei prezzi dei beni energetici. Arezzo mostra una tendenza simile a quella nazionale ma con incrementi più elevati: nel mese di maggio, infatti, si è registrata una variazione dell’indice NIC del 7,5% rispetto al maggio 2021, 0,7 punti percentuali in più rispetto alla variazione nazionale. Anche a livello locale i prodotti energetici fanno da traino agli aumenti dell’indice: l’incremento della categoria “energia elettrica, gas e altri combustibili” si attesta infatti a +67,6% rispetto allo stesso mese del 2021. Iniziano comunque a manifestarsi i segnali di trasferimento anche ad altre categorie di prodotti: prodotti alimentari (+9,2%), fornitura acqua e servizi vari connessi all'abitazione (+7%), mobili (+10%), trasporti (+10,9% a livello complessivo di cui +14,6% spese di esercizio e +10,6% servizi di trasporto) legati sia all’aumento dei carburanti che alla riapertura della stagione turistica. Sul fronte del turismo si registra un aumento dell’11,7% dei prezzi dei servizi ricettivi, mentre quelli della ristorazione crescono del 3,3%. Finora non si sono registrati segnali di trasmissione delle pressioni dai prezzi alle retribuzioni anche per le caratteristiche del modello di contrattazione italiano, disegnato, con la eliminazione negli anni novanta della scala mobile, in modo da limitare le ricadute di incrementi dell’inflazione. Ma resta il fatto che l’aumento dei prezzi è una tassa ineludibile per il Paese, per le famiglie e per le stesse aziende”.

 Una situazione tra luci e ombre dove non mancano elementi di preoccupazione né validi spunti su investimenti futuri.

“L’attuale panorama politico, economico e sociale caratterizzato da una sempre più accentuata incertezza con repentini e bruschi cambi di scenario rende arduo ipotizzare l’andamento dell’economia provinciale nel breve e medio periodo. - sottolinea Marco Randellini, segretario generale - A fronte di un valore aggiunto complessivo del territorio aretino per il 2021, di 9 miliardi di euro a valori correnti, in aumento del 9% rispetto al 2020 abbiamo stimato un recupero nel 2022 del +1,6% e nel 2023 del +2,3%. Si tratta di previsioni che, al momento, possono sembrare  ottimistiche anche se è certamente possibile colmare, entro il prossimo anno, la diminuzione del -10,6% subita nel 2020 a causa dell’emergenza pandemica. Circa due terzi del valore aggiunto provinciale (61%) viene prodotto dal vasto comparto del terziario che, oltre ai servizi in senso proprio, comprende anche il commercio, le attività ristorative e del turismo. Il restante terzo è rappresentato dall’industria (29%), dalle costruzioni (6%) e dall’agricoltura (4%). Con un sistema economico che presenta al momento numeri soddisfacenti, soprattutto per quanto concerne l’export, anche il quadro occupazionale si presenta positivo. La flessione iniziata nel 2020, in parte mitigata dagli interventi governativi di salvaguardia occupazionale, è stata già superata nel corso del 2021 dove si registra una crescita del numero degli occupati dello 0,2% rispetto al 2019. In provincia di Arezzo abbiamo avuto quindi, nel 2021, circa 145 mila occupati, il 77% dei quali dipendenti ed il restante 23% indipendenti. Il tasso di disoccupazione provinciale si colloca al 7,2%, al di sotto dei valori 2019 e 2020 ed al di sotto di quello regionale (7,7%) e di quello nazionale (9,7%). Ancora in crescita nel 2021 i depositi delle famiglie (+3,9%) anche se in maniera più limitata rispetto all’anomalo andamento del periodo pandemico quando si era toccato il +6,3%. Crescono anche i consumi finali delle famiglie (+7.9%) che restano comunque al di sotto dei valori del periodo pre-pandemia. Infine permane in “stand by” l’andamento delle iscrizioni-cancellazione al Registro Imprese, caratterizzato da una debole dinamica sia delle nuove aperture che delle chiusure. La demografia imprenditoriale aretina sembra quindi risentire maggiormente, rispetto ad altri indicatori, del clima d’incertezza che sta condizionando la congiuntura economica”. 

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