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Confindustria, si chiude l'era Fabianelli: "Sei anni di dure battaglie. Arezzo si rialzerà"

Sei anni e mezzo al timone. Due trienni durante i quali gli Industriali hanno cambiato pelle. Andrea Fabianelli, imprenditore della pasta di Castiglion Fiorentino, lascia la presidenza di Confidustria dopo aver traghettato l'associazione nel...

Sei anni e mezzo al timone. Due trienni durante i quali gli Industriali hanno cambiato pelle. Andrea Fabianelli, imprenditore della pasta di Castiglion Fiorentino, lascia la presidenza di Confidustria dopo aver traghettato l'associazione nel futuro (la fusione di Arezzo con Siena e Grosseto) in un contesto economico in continuo mutamento. Settantasette mesi in cui il mondo intero è cambiato e la provincia di Arezzo si è dovuta adeguare. Un tempo duro per l'imprenditoria: sullo sfondo le grandi crisi dei comparti, le aziende chiuse, il fallimento della banca del territorio. Ma, per contro, anche numerose realtà emergenti, la nuova dimensione del distretto orafo, le sfide della digitalizzazione e della internazionalizzazione, le nuove generazioni dell'Ict (information and communication technologies). Tante le battaglie portate avanti: sulle infrastrutture, sulle tasse cervellotiche, sulla burocrazia.

Oggi Andrea Fabianelli, presidente del Pastificio Fabianelli, ex presidente di Confidustria Arezzo dal 2011 al 2014 e presidente di Confidustria Toscana Sud dal 2014 al 2017, passa la mano. Il nuovo vertice dell'Associazione degli Industriali dell'area vasta Arezzo-Grosseto-Siena sarà Paolo Campinoti, designato in estate. Quale resta il ricordo più piacevole di questi anni? "Indubbiamente il passaggio dalla Territoriale di Arezzo alla Toscana del Sud. Siamo stati precursori. E siamo stati presi come modello". Quello meno positivo? "Non vorrei indicarne uno. Ho il rammarico di aver iniziato il mio mandato, nel 2011, in un periodo davvero difficile per l'economia del territorio. Parificabile a una situazione post-bellica, ma senza le possibilità di una ricostruzione rapida. Con la chiusura di tante aziende e la perdita di posti di lavoro". Nel frattempo, c'è stata anche l'agonia di Banca Etruria. "Non fossero bastate le crisi del settore calzaturiero, orafo, manifatturiero, agroalimentare, ho vissuto anche il fallimento di una banca. La banca di riferimento del territorio. Però sono orgoglioso: in quella situazione, come Confindustria, ci siamo preoccupati di offrire una prospettiva nuova per gli associati, dalle cui linee di credito dipendevano investimenti cruciali per il nostro tessuto economico". Cosa ha rappresentato il commissariamento prima e la risoluzione poi di un istituto di credito così radicato nel territorio? "E’ stata una grande perdita. Come Industriali siamo sempre stati in prima linea per un accordo con una banca più grande che potesse portare l'Etruria al riparo dal crac. Purtroppo abbiamo predicato invano. Meno male che con Ubi è arrivato un gruppo importante e solido, che saprà garantire un futuro all'istituto". Nel frattempo l'economia aretina ha mutato pelle. Chi ha resistito alle bordate della crisi, oggi, difficilmente guarda solo all'Italia. "Purtroppo fino a poco tempo fa il mercato italiano era asfittico. Siamo stati costretti a cercare all’estero per compensare le perdite. Chi non si è adattato, non ce l'ha fatta. Noi imprenditori dobbiamo adattarci, lo facciamo continuamente. Per noi, per il lavoro, per il territorio che rappresentiamo". Nel 2014 la nascita della Confidustria di area vasta Toscana Sud. Uno dei dubbi ricorrenti che vengono sollevati al momento di un accorpamento è quello del rischio della perdita di vista delle criticità locali. Come si è regolata la neonata associazione? "Anzitutto abbiamo fuso tre territori tra cui, si pensava, non corresse buon sangue. E invece alla fine abbiamo dimostrato di sapere fare squadra, portando avanti istanze comuni. In secondo luogo, abbiamo avuto sempre un occhio di riguardo a tutte le aree che compongono l'aggregazione, individuando referenti per ogni territorio. Siamo andati oltre i confini della cartina politica e abbiamo unito, ad esempio, Valdichiana senese e aretina: la zona è omogeneo, le battaglie sono comuni. Così siamo riusciti a star vicino ad ogni vallata. Molti imprenditori avevano paura che perdessimo di vista il territorio, secondo me abbiamo mantenuto la prossimità, pur riuscendo, grazie alla nuova dimensione, ad avere interlocutori di livello più alto rispetto al passato". L'associazione della Toscana Sud non è la semplice somma delle parti che la compongono. E in poco tempo le tre vecchie territoriali Arezzo, Siena e Grosseto hanno mutato pelle. "E' stata operata una razionalizzazione delle risorse, come i tempi impongono. Abbiamo specializzato il personale. Così siamo riusciti a mantenere una funzione di servizio fondamentale per le aziende". C'è un po' di rammarico per il mancato allargamento della fusione? "Il mio sogno resta un'unica Confindustria della Toscana: via via ci siamo resi conto dell'importanza delle aggregazioni. Noi abbiamo spinto per un allargamento, c'erano grandi chance per una associazione che comprendesse anche Livorno, Firenze e Massa. Purtroppo l'occasione è sfumata. Spero che tutti i miei colleghi presidenti si accorgano della necessità delle fusioni. E della rapidità con cui devono essere portate a termine". Un augurio a chi le succederà. "Credo che il futuro sarà un po’ più roseo. Le prospettive economiche dell'anno prossimo sono migliori. E faccio un grande in bocca al lupo a Paolo Campinoti, che prenderà le redini dell'Associazione. Per quanto riguarda Arezzo, faccio gli auguri a Fabrizio Bernini, che sarà vice". E il suo futuro? Mica si occuperà soltanto della sua azienda? "Beh, continuerò ad essere il vice presidente della Camera di Commercio. E poi mi impegnerò a fondo per il Polo universitario aretino, di cui sono amministratore unico. La collaborazione con il Politecnico di Milano sta dando grandi frutti". @MattiaCialini

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