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Confesercenti incontra i parlamentari sugli eccessivi costi della moneta elettronica

Confesercenti Arezzo ha raccolto l’appello del presidente regionale di Confesercenti Toscana Nico Gronchi impegnato a frenare gli elevati costi delle transazioni elettroniche. Oggi, infatti in tutta la Toscana, Confesercenti ha presentato ai...

Confesercenti Arezzo ha raccolto l’appello del presidente regionale di Confesercenti Toscana Nico Gronchi impegnato a frenare gli elevati costi delle transazioni elettroniche. Oggi, infatti in tutta la Toscana, Confesercenti ha presentato ai parlamentari la richiesta di un intervento del Governo che disciplini il costo dei pagamenti con carte di credito e bancomat. Un costo troppo alto, che pesa - mediamente - per migliaia di euro nelle tasche dei commercianti. Un costo che risulta tra i più alti in Europa e che si ripercuote negativamente in tutte le attività. Ad Arezzo il presidente Barbara Brogi e il direttore Mario Checcaglini e nella sede di via Fiorentina hanno incontrato gli onorevoli Marco Donati e Donella Mattesini. “Un problema generalizzato – spiega la presidente Barbara Brogi – che preoccupa l’intera categoria, anche se i benzinai, i tabaccai, le edicole e tutti coloro che vendono valori per lo Stato sono i più penalizzati”.

Un balzello, quello che pesa sui Pos, a vantaggio del sistema bancario, che adesso è destinato a lievitare alla luce della nuova legge di stabilità che ha abbassato a cinque euro la soglia – precedentemente fissata a trenta euro - per la quale il consumatore può chiedere al commerciante di pagare con la banconota elettronica. “Il commercio – puntualizza Brogi - è favorevole, in linea di principio, alla diffusione dei pagamenti con carte per due ragioni. La prima attiene al rischio che corrono ad avere contante nelle casse in un momento in cui sale la percezione di insicurezza: alcune categorie, ad esempio i benzinai o i tabaccai sono soventi soggetti a furti e rapine. La seconda è legata alla predisposizione a spendere quindi a favorire la crescita dei consumi. Indagini indicano che la moneta elettronica favorisce i consumi e in un paese propenso al risparmio l’immaterialità del denaro favorisce la spesa”. “I commercianti – proseguono dall’associazione di via Fiorentina - sono favorevoli alla diffusione dei pagamenti tramite i pos; ciò che pesa negativamente sulla diffusione di questa forma di pagamento è l’eccessivo costo che grava sulle imprese, che non solo frena la diffusione tra i consumatori ma rappresenta una tassa occulta sulle imprese. Con i costi attuali si ‘arricchiscono’ banche e sistemi interbancari che gestiscono le carte, ‘impoverendo’ i commercianti”. In Italia infatti attualmente il costo medio è 0,7% per i bancomat, e 1,5% per le carte di credito. A questi costi si devono aggiungere quelli relativi al canone del lettore, 30 euro medi mensili e il costo di accredito nel conto, che se giornaliero ha un costo medio di 1,5 euro al giorno. “Se sommiamo questi costi – spiega il direttore di Confesercenti - pur in presenza di una relativa diffusione di questa forma di pagamenti, in Italia 18-20% dei pagamenti, contro il 40% del resto d’Europa, ogni azienda in media spende 2.000 euro all’anno”. Adesso, con la nuova legge di stabilità che abbassa a cinque euro l’eventualità di chiedere il pagamento tramite bancomat e carte, è evidente ipotizzare che la richiesta di utilizzo da parte dei clienti possa lievitare traducendosi in un raddoppio dei costi che gravano sulle imprese”. Per contenere le spese che ricadono sui commercianti, Confesercenti, ha chiesto quindi ai parlamentari aretini di farsi interpreti delle esigenze di chi ogni giorno alza le saracinesche in un periodo tra l’altro caratterizzato dalla crisi perdurante. “Ai parlamentari – spiega il Presidente di Confesercenti Barbara Brogi– abbiamo chiesto la rapida applicazione della direttiva europea che prevede la riduzione delle commissioni: 0,2% per i bancomat, e allo 0,3% per le carte di credito; la norma dovrebbe riguardare inoltre tutti le carte, non solo alcune. Inoltre abbiamo chiesto di intervenire sui canoni dei Pos, ritenendo che 30 euro mensili sia un costo decisamente alto. Inoltre, per le aziende che riscuotono per lo Stato quanto percepito a titolo di percentuale delle transazioni e i costi dei canoni devono essere rimborsati tramite un bonus fiscale da riconoscere alle aziende”. In conclusione per Confesercenti: “se si vuole diffondere i pagamenti in forma elettronica più che provvedimenti che ‘obblighino a utilizzare questa forma di pagamento’, occorrono provvedimenti che abbassano decisamente i costi che oggi gravano sulle imprese, a vantaggio del sistema bancario: le imprese a questo titolo mediamente versano al sistema bancario già oggi circa 2.000 euro annui, cifra che si incrementerebbe con la diffusione delle transazioni. Questo è il problema che sta dietro al ritardo in Italia alla diffusione di questa forma di pagamento. Un piano di benzina, l’acquisto di un pacchetto di sigarette da un tabaccaio, l’acquisto di una ricarica telefonica, pagato con carta di credito oggi può arrivare a togliere, per darlo alle banche, fino al 50% di quanto percepisce il commerciante che fa la vendita. Ecco perché è urgente intervenire, prima che la norma divenga operativa”.
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