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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia San Giovanni Valdarno

Caro bollette, l'Ivv spegne i forni: per 4 mesi stop alla produzione

Negli ultimi tre mesi l'azienda ha pagato fatture per l’approvvigionamento di energia più che triplicate passando dai 100mila euro del trimestre ottobre, novembre dicembre 2020 ai circa 300mila dello stesso periodo 2021

Ad imporre lo stop non è stato il calo degli ordinativi o qualche crisi di settore. No, affatto. Per l’Ivv, Industria Vetraria Valdarnese, le commesse restano consistenti e il lavoro non mancherebbe per nessuno. Ma nonostante ciò da oggi, 15 febbraio, l’azienda simbolo di San Giovanni Valdarno spegnerà gli impianti fino almeno al 31 maggio, metterà 20 dei sui dipendenti in cassa integrazione a zero ore e in rotazione gli altri 30. Le ragioni? Il caro bollette. In questo senso basta pensare che negli ultimi tre mesi l’Ivv ha pagato fatture per l’approvvigionamento di energia più che triplicate passando dai 100mila euro del trimestre ottobre, novembre dicembre 2020 ai circa 300mila dello stesso periodo 2021. E dunque, malgrado la stabilità e l’aumento degli ordinativi l’azienda si trova costretta a fermarsi. Una condizione preannunciata già a fine gennaio dal presidente Ivv Simone Carresi che, senza troppi giri di parole, aveva spiegato come il caro bollette imponesse uno stop forzato. “Con questi costi energetici - aveva spiegato - è impossibile resistere. Fermiamo la produzione per tre mesi, pronti a riaccendere i forni anche prima, se ci fossero novità positive”. L’azienda, come altre del settore, deve mantenere i forni per la produzione dei manufatti in vetro accesi a ciclo continuo. Una condizione che, inevitabilmente, comporta spese piuttosto sostenute anche se, fino a poco prima dell’autunno scorso, non si erano registrate situazioni critiche o insostenibili. Ma da ottobre la situazione si è ribaltata tanto da costringere il management dell’industria a spegnere tutto. Nei mesi passati, come ricordato dal presidente Carresi stesso, i dipendenti hanno lavorato a pieno regime in modo da fare scorta di prodotti così che, nei mesi di stop, possano essere venduti agevolmente.

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E quella del caro bollette purtroppo è una delle condizioni che, da tempo, lamentano molte aziende dell’Aretino. Con un mercato rallentato come quello post pandemia, produzioni a singhiozzo e quarantene forzate, la maggiorazione delle fatture energetiche è soltanto l’ultima tegola che cade sulla testa di imprenditori e operai.

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Per quello che concerne la Ivv, industria della quale ricorrono proprio nel 2022 i 70 anni dalla fondazione, quella appena apertasi è una parentesi complessa all'interno di una situazione altrettanto delicata. Dal 2018 l'azienda si trova in concordato in continuità. Procedura richiesta dalla dirigenza e accordata dal tribunale che ha avuto come effetto quello di preservare uno dei marchi storici dell'artigianato made in Arezzo e tutelare i livelli occupazionali valdarnesi. "Ciò però significa - spiega il segretario provinciale della Cgil Alessandro Tracchi - che un'impresa in concordato deve generare necessariamente reddito. In questo caso specifico non ci sono gli estremi, anche legali, per lavorare a rimessa o attingendo a risorse accumulate negli anni. Il caso della Ivv e la decisione di sospendere l'attività produttiva, sono esempio di come sia necessario ed impellente affrontare il tema dell'approvvigionamento di energia. Molte delle nostre realtà produttive sono energivore e ciò implica che, per necessità pratiche non possano spegnere mai i propri impianti. La scelta di stoppare tutto è dettata dall'impossibilità di sostenere dei costi eccessivi che non sarebbero recuperabili in alcun modo. Chi dovrebbe percepire tali aumenti? Gli imprenditori? Gli operai? L'azienda? O i clienti finali? È evidente che nessuna di queste strade sia percorribile e dunque l'estrema ratio". 

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