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Mps, Bernini (Confindustria): "Imprenditori preoccupati, abbiamo già dato con Banca Etruria"

"Il tema serio per un imprenditore è quello della concorrenzialità e della competitività del sistema finanziario che si riduce ogni volta che c'è un'acquisizione o una fusione"

"Chiunque acquisisca Mps lasci la governance territoriale". Quello lanciato dal presidente di Confindustria di Arezzo, Siena e Grosseto, Fabrizio Bernini, è un appello forte e chiaro. Le sue dichiarazioni, rilasciate ad AdnKronos/Labitalia,  sono chiare: "il rischio più forte delle aggregazioni bancarie è che si perda la cultura del territorio". E Bernini non si riferisce solo al mondo orafo e della moda, ma parla per tutto il territorio "per il quale Mps è molto importante. Non c'è solo l'oro, ma anche il distretto tessile di Prato o la carta di Lucca. Ci sono specificità importanti, per questo chi acquisisce il Monte dei Paschi deve lasciare grande autonomia territoriale, dove conti la conoscenza dell'azienda e non solo un rendiconto di bilancio"

La vicenda Mps continua a preoccupare la classe imprenditoriale toscana, che teme di dover fare i conti "con un eventuale taglio delle filiali". "Negativo sicuramente per Siena - spiega Bernini - e per l'occupazione, e per tutta la Toscana dove si parla di 2.500 esuberi". E anche per un "imprenditore non avere più la filiale di riferimento è un problema. Sono nato come imprenditore con Mps che è stata la prima banca che ha creduto in me, forse anche perché era quella più vicina. Ora mi fa effetto vederla tornare in una mega banca e immagino che sul territorio le filiali saranno necessariamente ridotte. Sparisce così una competitività e una concorrenza finanziaria tra Istituti e va a finire che in Italia rimarranno solo 2 banche", conclude.

"Il tema serio per un imprenditore è quello della concorrenzialità e della competitività del sistema finanziario che si riduce ogni volta che c'è un'acquisizione o una fusione", spiega poi Bernini. "Se un imprenditore lavora con 10 istituti di credito, va a cercare tra questi quello che gli offre i valori finanziari a lui più idonei e la concorrenzialità più ampia. Questo per le imprese e non solo è una forma di garanzia: se io vado a comprare la pasta e c'è solo una fabbrica che la produce è chiaro che il prezzo è più alto di quello che ci sarebbe con 10 fabbriche che producono pasta. Nel mondo della finanza è lo stesso: le aziende che oggi lavorano con Monte dei Paschi e con Unicredit, domani magari si troveranno a lavorare con solo uno dei due. E ci saranno meno opportunità di scelta e meno linee di credito", conclude.

E poi ripercorre le vicende bancarie che gli aretini conoscono. "Ad Arezzo - spiega ad Adnkronos/Labitalia Bernini, - abbiamo già avuto esperienze non propriamente positive con la Banca Etruria, quando questa fu comprata dall'Ubi, che a sua volta fu acquisita da Intesa. Proprio Intesa ha spezzato alcuni sportelli - ricorda Bernini - dandoli alla Bper e questo ha portato una notevole confusione nel territorio". Di questo spezzatino, infatti, ne hanno molto risentito, dice Bernini "certi strumenti e certe culture del territorio come quelli degli orafi che hanno un sistema di lavoro e di credito particolare, con scambio di oro e metalli". Una situazione che ha fatto sì che "siano rimaste solo 3-4 banche su 10 a fare questo tipo di servizio". Nel settore bancario "cercare di accorpare sempre di più -conclude Bernini- può andare bene per una certo verso, ma solo se vengono fatte delle politiche finanziarie serie per lo sviluppo e l'industria manifatturiera. I dati industriali di questi giorni rivelano ottimismo, ma se questo ottimismo non è supportato dal mondo della finanza e dal mondo del credito diventa difficile sostenerlo di fronte alle altre nazioni", conclude.

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