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Banca Etruria, la memoria di Lacroce: "Crack studiato a tavolino, non poteva fallire ecco perché"

Una memoria da depositare in tribunale a titolo personale, ma anche come presidente dell'Associazione Amici di Banca Etruria, per spiegare e far mettere agli atti nell'udienza dell'8 febbraio che Banca Etruria non poteva fallire. Con numeri alla...

Una memoria da depositare in tribunale a titolo personale, ma anche come presidente dell'Associazione Amici di Banca Etruria, per spiegare e far mettere agli atti nell'udienza dell'8 febbraio che Banca Etruria non poteva fallire. Con numeri alla mano Vincenzo Lacroce ci spiega il perché ed anche le alternative che avrebbe voluto presentare ai commissari Sora e Pironti durante il commissariamento, se lo avessero ricevuto.

Nei giorni scorsi ha fatto richiesta alla cancelleria fallimentare del tribunale per costituire e depositare una memoria sul ricorso che ha fatto il commissario liquidatore Giuseppe Santoni che ha di fatto chiesto la dichiarazione dello stato di insolvenza per la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, società cooperativa in liquidazione coatta amministrativa. "Lo avrei fatto comunque a titolo personale, come semplice azionista, poi il direttivo dell'Associazione ha deciso di dare man forte a questa richiesta."

Perché una memoria, cosa si vuole dimostrare?

"Considero illegittimo quello che è stato fatto con il decreto del 22 novembre, perché a quella data la Banca aveva un patrimonio positivo di 22,5 milioni. Come si fa a svalutare a tavolino le obbligazioni, le azioni e a mettere in liquidazione coatta amministrativa una banca che ha un patrimonio positivo? Per questo ho deciso di scrivere una memoria ed ho chiesto di poterla presentare l'8 di febbraio, quando si discuterà sul ricorso per lo stato di insolvenza. Si poteva evitare tutto."

Ma allora considera non corretta la richiesta di dichiarare insolvente la banca?

"Il commissario Santoni ha composto il suo ricorso partendo dalle perdite al 31 dicembre 2014 che si attestavano a 526 milioni di euro, poi ha sommato i 61 milioni di euro che emergono dalla relazione dei commissari al 30 settembre 2015, abbiamo quindi una somma di 587 milioni di euro di perdite che sono però ampiamente coperte dal patrimonio, sia a dicembre 2014 che a settembre 2015. Le ulteriori perdite per 580 milioni derivano dalle svalutazioni effettuate a tavolino dal fondo di risoluzione nazionale presso Bankitalia che porta così al famoso crack di Banca Etruria di 1 miliardo e 167 milioni di euro. Noi vogliamo dimostrare che il crack è stato dichiarato a tavolino dal fondo di risoluzione nazionale".

C'erano alternative allora? E qual'era la vera condizione di Banca Etruria secondo lei?

"Certo che c'erano alternative, l'ho sempre sostenuto. Avevamo preparato una proposta ben chiara da presentare ai commissari ai quali abbiamo chiesto come associazione in maniera formale e scritta di essere ricevuti per ben 3 volte nell'arco del commissariamento, ma non ci hanno mai ascoltato. La proposta sarebbe stata quella di svalutare le azioni e concedere agli azionisti dei warrant per un nuovo aumento di capitale di 200 milioni, la banca poi avrebbe comunicato la conversione delle obbligazioni subordinate in azioni a valore intero per un totale di 252 milioni. Così avremmo avuto un capitale di 452 milioni di euro, superiore anche a quello della costituita Nuova Banca Etruria ed i titoli dei risparmiatori esisterebbero ancora."

I commissari prima di terminare il loro incarico con il decreto del 22 novembre avevano venduto un pacchetto di sofferenze, quella era una strada utile, corretta?

"Ma certo, si deve sapere che la vendita di quei 302 milioni di euro di sofferenze al Credito Fondiario effettuata dai commissari ha portato un utile di 3 milioni di euro, hanno reso più del 34 %. Con una vendita di ulteriori tranches tutto si sarebbe appianato, grazie soprattutto al recupero fiscale, al credito d'imposto di cui avrebbe beneficiato la banca. Le soluzioni quindi c'erano, invece i soci sono stati espropriati dei propri diritti. La Banca d'Italia avrebbe dovuto quanto meno convocarci in assemblea per la trasformazione in Spa e la convertibilità delle obbligazioni e azioni."

Tra poco dovrebbero arrivare i decreti attuativi per l'arbitrato.

"Noi siamo contro l'arbitrato e ribadiamo che debbano essere rimborsati tutti, obbligazionisti ed azionisti che in una banca cooperativa così diffusa e presente sottoscrivevano come forma assoluta di risparmio e non in modo speculativo ed avevano fiducia nella banca e negli operatori di front office."

Adesso Lacroce e l'associazione che rappresenta è in attesa di una risposta, se potrà o meno presentare la memoria che ha scritto su Banca Etruria, intanto di sicuro sarà presente sul palco della manifestazione organizzata dalle Vittime del Salva-Banche per domenica 31 gennaio a Roma.

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