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Economia Fiorentina / Via Lazzaro Spallanzani

Carte bollate tra Comune e Fiera, Boldi: "Ghinelli non fa gli interessi della città, ho sventato la chiusura dei conti"

La reazione era attesa ed è arrivata. Dopo gli attacchi del sindaco Ghinelli alla gestione di Arezzo Fiere, il suo presidente Andrea Boldi ha preso carta e penna e più che un comunicato ha scritto una lettera, pubblica, che ripercorre come e perché ha accettato la presidenza, i conti del 2014, il tentativo di risoanamento, i rapporti con il Comune, fatti per lo più di carte bollate. 

"Ritengo le dichiarazioni gravemente lesive dell’onorabilità e della professionalità del cda di Arezzo Fiere e Congressi e mia personale, per questo corre l’obbligo di replica, al fine di rappresentare la realtà dei fatti" scrive innanzitutto Boldi.

Sono diventato presidente di Arezzo Fiere e Congressi nel febbraio 2014 con l’impegno dei soci a sostenere un piano di rilancio della società stessa attraverso un aumento di capitale di 3,6 milioni di euro, destinato alla chiusura dei contenziosi e alla completa messa in funzione della struttura fieristica. La promessa di supporto, mai mantenuta, era condizione determinante per l'accettazione dell’incarico da parte mia. Ho accettato e svolto gratuitamente il lavoro, per senso di responsabilità e amore per la mia città.

Il quadro economico finanziario del 2014

In quel momento la società deteneva le seguenti esposizioni economiche: 6 milioni di debiti iscritti a bilancio, 2 milioni richiesti dal comune di Arezzo per l’Imu e non accantonati (debiti ancor oggi oggetto di vertenze giudiziarie, tanto è che lo stesso sindaco li definisce crediti “quasi” certi), lavori da liquidare all’impresa costruttrice per oltre 1 milione di Euro; 1,2 milioni chiesti dal comune per la viabilità, nonostante le proprie inadempienze e non accantonati a bilancio, decine di decreti ingiuntivi da parte dello stesso Comune e di un imprecisato numero di fornitori; per finire, era in atto un processo per 19 milioni di euro con il costruttore Salini che aveva realizzato l’ampliamento dei padiglioni fieristici. Il totale quindi dei debiti al 2014, pertanto, a bilancio ed a contenzioso, era di 28 milioni di euro, il fatturato di Arezzo Fiere pari a 3,2 milioni di Euro, con una perdita di 2,8 milioni  all’anno.

I difetti nei locali

Peraltro,  il parcheggio adiacente la struttura di Arezzo Fiere non era asfaltato, i locali erano privi di sistema di condizionamento, difettavano importanti autorizzazioni di sicurezza, nonché il collaudo stesso dei locali fieristici e v'erano da smaltire tonnellate di rifiuti speciali, relativi a vecchi stands, allestimenti ed altro, che erano conservati negli scantinati. Inutile dire che fornitori e banche, alla luce della situazione sin qui fotografata, non nutrivano più alcuna fiducia nella società.

Il lavoro fatto nel corso degli anni e gli introiti

Abbiamo dovuto con un duro e faticoso lavoro ricostruire tale credibilità, gestendo la criticità finanziaria; si è dovuto rendere appetibile ed efficiente la struttura apportando migliorie nel lato rivolto verso autostrada e raccordo; abbiamo istallato l’aria condizionata in tutti i locali, consentendo la prosecuzione delle attività per due mesi in aggiunta rispetto al periodo precedente; si è riusciti a raddoppiare il fatturato, anche attraverso un accordo di sistema per le fiere orafe, dal quale si sono già ricavati 2,7 milioni per le casse della fiera e da cui è dato aspettarsi altri 6,7 milioni nei prossimi tre anni, somme sufficienti a chiudere tutti i debiti della fiera. Ancora, oltre all'aumento degli eventi in programma tale da arrivare alla piena occupazione dei locali, attraverso l'accordo sindacale stipulato, ridotti i costi del personale di oltre il 25% in quattro anni, pari alla somma di 100 mila Euro all’anno, si è potuto vincere il bando per lo svolgimento di tutti i concorsi indetti dalla sanità toscana. L'aggiudicazione di tale contratto con la pubblica amministrazione renderà alla fiera 2,1 milioni di euro per i prossimi quattro anni.

L'arrivo di Ghinelli sindaco 

A partire dall’insediamento di Alessandro Ghinelli quale sindaco, mi sono dovuto confrontare con una realtà nuova ed imprevedibile: un socio che pareva e pare avere come unico obiettivo non gli interessi della città di Arezzo, e quindi della Fiera, al contrario, valutandone l'operato, quel che appare è ch'egli voglia interromperne il processo di crescita e di ripristino della fertilità economica, come dimostra il suo auspicare il pignoramento dei conti correnti dell’ente fiera. Ho dovuto con impegno impedire che ciò avvenisse fino ad oggi e con lo stesso impegno cercherò di impedire che una misura simile sia assunta, almeno fino a che sarò a capo del cda e della società. In quella occasione, con la mia condotta e per aver difeso l'interesse della città, coincidente con quello della Fiera, poiché volto all'incremento qualitativo del panorama aretino, suscitai l'avversione del sindaco e del suo collaboratore Merelli, i quali nei successivi 3 anni e mezzo hanno adottato una politica di frizione, sempre volta a ostacolare la ripresa dell'ente fiera.

Il quadro attuale

Oggi la società ha 6 milioni di debito; 6,7 milioni di credito da ricevere sulla base del contratto IEG; si è già avviata la procedura di vendita di alcuni immobili di proprietà inutilizzati per ridurre l’indebitamento e regolarizzare la struttura. Al momento è dato registrare 250.000 euro di vendite e nei prossimi mesi circa un milione, ad abbattimento dei debiti.

"Cosa non è stato fatto"

Devo dolermi, tuttavia, nonostante i descritti obiettivi raggiunti, della mancata ricezione del terreno (Camposcuola), che il Comune avrebbe dovuto conferire all'ente Fiera, come da documentazione amministrativa e contrattuale sussistente; devo dolermi altrettanto della mancata realizzazione della promessa viabilità nei pressi dei locali fieristici, tra cui l'importantissima rotonda presso via Fiorentina, misura strategica e indispensabile per agevolare il buon rendimento fieristico;

devo dolermi, altresì, delle pretese economiche dell'ente pubblico nei confronti della Società, costretta a pagare un IMU pari a  250.000 Euro annui, una imposta di 10 Euro per metro quadro, che negli altri comuni di Italia risponde a una media di 1 solo Euro per metro quadro, proprio in ragione della politica di vantaggio perpetrata dagli Enti Locali verso organismi di rilevanza politico-amministrativa pregnante nell'ottica della cura dell'interesse generale.

Lo stesso Comune svolge i concorsi che ha bandito dentro la fiera e non versa all'organo la somma pattuita per la locazione; lo stesso pagamento del Museo dell’oro in Fraternita dei Laici è stato sostenuto da Arezzo Fiere per evitare che il Comune dovesse restituire il finanziamento del Piuss per milioni di euro e non sono stati erogati dall'Ente Locale neppure i contributi ricevuti dalla Cciaa di Arezzo in favore della Fiera.

Un lungo excusus che Boldi chiude dicendo che sia inutile "proseguire nell'elenco delle scelte politiche di svantaggio messe in atto dal Comune nei confronti di Arezzo Fiere. Arezzo Fiere che sarebbe un organo strategico per l'operato dell'ente locale e che potrebbe fungere da strumento per la realizzazione della funzione di cura e tutela degli interessi generali cui esso è tenuto. Nell'auspicio di un governo territoriale più lungimirante, che sappia investire su progetti concreti, che si impegni politicamente e in termini di risorse, umane ed economiche, in enti strategici e peculiari quali l'Ente Fiera può e dovrebbe essere."

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