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Aba Arredamenti, la qualità aretina affascina anche a Mosca. La storia, dal fondatore Mario ai figli Massimo e Roberto

Il marchio è ben noto, esposto da molti anni nel palazzo a vetri che si trova in via Puccini, in zona San Leo, ma probabilmente non tutti si rendono conto del valore che ha l'azienda, aretina al 100%, che vi opera. Raccontare le storie degli...

Il marchio è ben noto, esposto da molti anni nel palazzo a vetri che si trova in via Puccini, in zona San Leo, ma probabilmente non tutti si rendono conto del valore che ha l'azienda, aretina al 100%, che vi opera. Raccontare le storie degli imprenditori aretini fornisce sempre elementi di sorpresa ed ogni volta caratteristiche diverse, percorsi di successo e di superamento dei problemi, ma con cammini e narrazioni diverse le une dall'altre. E' il caso anche della storia che ci trasmette Massimo Giaccherini, titolare insieme al fratello Roberto di Aba Arredamenti. Rappresentano la seconda generazione, dopo il fondatore che nel 1954 con la sede più piccola di via Fiorentina decise di dare il via alle produzioni di Arredamento Bar Alimentari. Mario Giaccherini oggi non c'è più, ma ha lasciato una grande eredità professionale, umana e imprenditoriale. Lo riconosce per primo il figlio Massimo:

"Siamo stati fortunati perché mio padre ci ha dato tantissimo spazio all'interno dell'azienda, forse in maniera anche incosciente, non ha mai interferito sulle nostre mansioni, mi ha fatto anche sbagliare, mi ha fatto crescere molto, non so se io riuscirò a fare lo stesso con mia figlia, lo spero, ma devo riconoscere che sono un accentratore, mi impegno a seguire i cantieri personalmente, per dare assistenza di direzione lavori che trasmette il concetto progettuale."

L'azienda negli anni '70 si è trasferita nell'attuale sede dove adesso è arrivata ad avere 7000 metri quadrati di capannoni, di cui 650 di uffici. Già perché tutte le fasi di lavorazione si svolgono all'interno.

"Siamo un'azienda un po' anomala, se inizialmente partì con l'arredamento per i piccoli alimentari di quartiere e per i bar, poi ci siamo evoluti riuscendo a fornire progetti per i locali di Prada e Gucci ad esempio. Dagli anni '80 la direzione dell'azienda si è focalizzata sulla produzione di pubblici esserci come ristoranti, gelaterie, caffetterie e pasticcerie, locali dove sono presenti non solo mobili, ma anche strutture per il freddo. All'interno dell'azienda ci sono tutti e cinque i reparti che servono alla realizzazione materiale del progetto, la falegnameria, l'acciaieria, la produzione di frigoriferi, la verniciatura ed infine abbiamo inserito recentemente anche la vetreria."

E' proprio grazie a questa organizzazione, al lavoro di 55 persone, suddivise nei cinque reparti che Aba riesce ad offrire un progetto completo e di elevata qualità, un total look per locali insomma:

"Il nostro lavoro non si ferma allo studio del progetto nel locale, ma offriamo un pacchetto completo che riguarda anche la progettazione dell'illuminazione, dei soffitti e dell'imbiancatura ad esempio, le pavimentazioni. Adattiamo tutto alle esigenze del cliente, in modo maniacale, anche le celle frigo sono su misura perché i macchinari prima di tutto devono essere funzionali e poi estetici."

La caratteristica del lavoro dal cuore artigiano è cresciuto su larga scala anche se l'obiettivo della famiglia Giaccherini e dei collaboratori è sempre una produzione che punti alla qualità e non alla quantità. Nata ad Arezzo ha operato fino agli anni '80 nel territorio provinciale, un po' nel resto della Toscana. Poi l'exploit al di fuori del territorio di origine, in concomitanza con gli studi di architettura a Firenze di Massimo e gli stessi ingressi in azienda di Massimo nel 1983 e del più giovane Roberto nel 1988. Affacciarsi al capoluogo di regione è stato fondamentale. A Firenze Aba infatti ha condotto lavori importanti nel 70% dei locali tra cui a Palazzo Pitti, e al Caffè Paskosky ad esempio.

"La territorialità di origine ci ha sicuramente dato un valore aggiunto, il resto lo fanno ogni giorno la nostra voglia di non sedersi su idee ripetitive e le esperienze fatte nel corso degli anni a Firenze e nel resto della Toscana, a Siena con la catena di negozi di Alessandro Nannini per il quale abbiamo pensato e costruito 30 locali sparsi nel mondo da Lisbona a Tokyo. Altra tappa fondamentale per noi la partecipazione alla fiera che reputiamo più strategica, la Sigep di Rimini che ci ha aperto contatti con molti clienti. In questo periodo stiamo facendo locali importanti a Roma e in Sicilia. Ad Arezzo tra le ultime operazioni di studio del concept quella per Ristoburger con il quale abbiamo appena aperto l'ultimo locale a Siena."

Molti i lavori condotti anche all'estero. Ed uno dei mercati più importanti è quello russo.

"Abbiamo aperto un nostro ufficio a Mosca, dove c'è un nostro corrispondente tecnico che segue lavori importanti. A Mosca abbiamo realizzato locali per la ristorazione di personalità importanti, ed ora una enoteca formaggeria privata. Il mercato è stato fermo un anno, a causa dell'embargo e del cambio sfavorevole euro-rublo. Adesso sembra ripartito e per noi questo vuol dire già alcuni progetti ben avviati. Abbiamo costruito anche una catena di locali in Venezuela, per un personaggio molto importante nato in Italia e che vive là."

Qual'è il vostro segreto?

"Lo ribadisco, ogni locale ha la sua storia, viene pensato disegnato e costruito di sana pianta all'interno della fabbrica che è un'industria dal cuore artigiano, per noi è impossibile fare produzioni di quantità, realizziamo circa 100 locali all'anno e la qualità è fondamentale e perché la nostra unica pubblicità è il cliente."

Un progetto che di generazione in generazione potrebbe ancora crescere. Se lo auguro lo stesso Massimo che, iniziando a parlare con noi del padre, termina con la speranza di avere presto al lavoro al suo fianco, anche la terza generazione, con l'inserimento in azienda della figlia Rebecca che sta per prendere la seconda laurea, a Genova, proprio in architettura.

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