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Giostra Saracino

Santo Spirito e tre lance d'oro da leggenda. Delirio ai Bastioni, Gori: "Noi nella storia"

Un lungo, lunghissimo abbraccio. Da amici veri. Adesso sono Gian Maria ed Elia, due ragazzi che sorridono. Sembrano umani quando si affacciano festanti dalla finestra dei Bastioni. Ma poco prima, in piazza, erano Scortecci e Cicerchia, i...

Un lungo, lunghissimo abbraccio. Da amici veri. Adesso sono Gian Maria ed Elia, due ragazzi che sorridono. Sembrano umani quando si affacciano festanti dalla finestra dei Bastioni. Ma poco prima, in piazza, erano Scortecci e Cicerchia, i condannati del 5. Alieni calati sulla Giostra quattro anni fa e in grado, da allora, di imporre dittatorialmente la loro legge. Sette affermazioni in 11 edizioni. Mostruosi. Erano poco più che ragazzini al primo successo, quando sorpresero tutti. Adesso - pur sempre giovani - sono l'accoppiata più forte in lizza, per distacco. Senza ombra di dubbio tra le migliori di sempre, e il tempo è ampiamente dalla loro parte.

In questo 2016 hanno riscritto la storia della Giostra del Saracino, facendo quel che nessuno aveva fatto prima: vincere la lancia d'oro tre volte nello stesso anno. Straordinario, come il trofeo vinto ad agosto: quella Giostra supplementare dedicata al giubileo, che ha reso leggendario il cappotto, tramutandolo in triplete.

L'epilogo della Giostra di settembre, quello che certifica l'impresa, è agli spareggi. E l'onere (e l'onore) della prima carriera ulteriore spetta a Gian Maria. Eppure è fresco di 4, mentre il compagno ha centrato il pomodoro. Ma la pressione sembra non scalfire il giostratore. Un centro splendido. Gli altri devono rispondere, non lo fanno.

Martino Gianni, l'allenatore e l'artefice della rivoluzione scientifica di Porta Santo Spirito, si abbandona a un pianto liberatorio, mentre la piazza si colora di gialloblù. Le sequenze del film del cappottissimo vedono il rettore Ezio Gori affacciato dal balcone di piazza Grande, braccia aperte e lancia in mano, icona dello strapotere della Colombina. Sotto, un turbine di abbracci, di lacrime, di cori. E' l'inizio d'una festa lunghissima.

Ma è più grande la gioia dell'eccezionale impresa o la consapevolezza dei propri mezzi? "Non sono sorpreso – dice Gori –. vincere tre Giostre di seguito non è fortuna ma è preparazione. Abbiamo una grande squadra, forte e coesa. E con questa lancia entriamo nella storia”. “Il nostro segreto? L’unione – spiega Gian Maria Scortecci –. Io ed Elia siamo come fratelli, non ci sono invidie, né malizie, siamo uniti dentro e fuori la piazza”. “Dedico questa vittoria – aggiunge Elia Cicerchia – a tutta la mia famiglia di cui, ovviamente, fa parte anche Babydoll, il mio meraviglioso cavallo”.

Dopo il Te Deum, la cavalcata trionfale - aperta da capitan Geppetti - fino ai Bastioni; tre lance in pugno e una gran voglia di fare festa. E poi: l'affaccio dalla finestra, i canti, le urla, la commozione. Le bandiere gialloblù al vento, baldoria fino a notte fonda. La Colombina vola altissima, chi potrà fermarla?

@MattiaCialini

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