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Il Pan coi Santi: l'antico dolce preparato durante la notte di Halloween

La ricetta di una pagnotta dal profumo di anice che viene preparata in concomitanza con la festività di Ognissanti

  • Categoria

    Dessert
  • Difficoltà

    Facile
  • Tempo

    4 ore
  • Dosi

    2 pagnotte
  • 400 grammi di farina
  • 40 grammi di lievito di birra
  • anici
  • olio
  • 40 grammi di zucchero
  • 20 fichi secchi
  • 100 grammi di uva sultanina
  • sale
  • pepe

Procedimento

Fate sciogliere in un bicchiere di acqua tiepida il lievito di birra. Impastate la farina con mezzo bicchiere d'acqua e il lievito di birra. Lavorate con le mani fino a che non avrete una pasta non troppo soda ma omogenea che dovrete mettere coperta in un luogo asciutto e non freddo e lasciatela lievitare per una o due ore. Quando avrà raddoppiato il proprio volume, prendetela e unitevi i fichi secchi tritati, le noci spezzate, l'uvetta e gli anici. Impastate bene e aggiungetevi 4 cucchiai d'olio, lo zucchero, una presa di sale e una di pepe. Quando sarà omogenea dividete la pagnotta in due parti e lasciatele lievitare per circa un'ora. Mettetele in una teglia infarinata e cuocete in forno a 240/245° come il pane per circa mezz'ora. 

La ricetta

Il Pan coi Santi è una specialità tipica della parte più a sud della Valdichiana e dell'area che confina con la provincia di Siena. Un dolce simile viene preparato in quasi ogni angolo della Penisola - in ciascuna regione con peculiarità precise - nel periodo che va da fine ottobre a inizio novembre. Soltanto in Toscana si vantano decine di ricette di questa pagnotta che assomiglia, in qualche modo, alla panina di Pasqua. C'è chi vi aggiunge lo strutto, chi le uova, chi la spennella con dei tuorli, chi elimina i fichi secchi, chi aggiunge più o meno zucchero. Ma di fatto la "minestra" è sempre quella: un dolce secco, semplice da conservare, sostanzioso e realizzato con ingredienti di facile reperibilità. Il nome deriva dal periodo in cui esso viene solitamente servito. La festa di Ognissanti è il momento in cui, ancora oggi, qualche esperta massaia lo sforna offrendolo come fino pasto o colazione. La tradizione popolare vuole che, in questo specifico periodo dell'anno, le anime dei cari estinti si presentino nelle case dei parenti ancora in vita. Da qui la necessità di accoglierli con un caldo benvenuto come appunto una pagnotta dal delicato profumo di anice, zucchero e uvetta. Una ricetta semplicissima ma che, come nella più classica delle tradizioni, riscalda il cuore e appaga il palato.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Piatto dolce, vino dolce. La regola è aurea. E la pasticceria toscana, per tradizione, ha un solo compagno, il Vin Santo. Ci sono dolci più strutturati del Pan coi Santi ed è quindi preferibile optare per una tipologia di vino base e non riserva, magari da uve a bacca bianca tradizionali come trebbiano e malvasia (non l'Occhio di pernice, che deriva da uve sangiovese). Come denominazione, vista la zona di origine del piatto, si può optare per un rotondo, sapido e fresco Vin Santo di Montepulciano Doc.

Mat.Cial.

Il Pan coi Santi è una specialità tipica della parte più a sud della Valdichiana e dell'area che confina con la provincia di Siena. Un dolce simile viene preparato in quasi ogni angolo della Penisola - in ciascuna regione con peculiarità precise - nel periodo che va da fine ottobre a inizio novembre. Soltanto in Toscana si vantano decine di ricette di questa pagnotta che assomiglia, in qualche modo, alla panina di Pasqua. C'è chi vi aggiunge lo strutto, chi le uova, chi la spennella con dei tuorli, chi elimina i fichi secchi, chi aggiunge più o meno zucchero. Ma di fatto la "minestra" è sempre quella: un dolce secco, semplice da conservare, sostanzioso e realizzato con ingredienti di facile reperibilità. Il nome deriva dal periodo in cui esso viene solitamente servito. La festa di Ognissanti è il momento in cui, ancora oggi, qualche esperta massaia lo sforna offrendolo come fino pasto o colazione. La tradizione popolare vuole che, in questo specifico periodo dell'anno, le anime dei cari estinti si presentino nelle case dei parenti ancora in vita. Da qui la necessità di accoglierli con un caldo benvenuto come appunto una pagnotta dal delicato profumo di anice, zucchero e uvetta. Una ricetta semplicissima ma che, come nella più classica delle tradizioni, riscalda il cuore e appaga il palato.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Piatto dolce, vino dolce. La regola è aurea. E la pasticceria toscana, per tradizione, ha un solo compagno, il Vin Santo. Ci sono dolci più strutturati del Pan coi Santi ed è quindi preferibile optare per una tipologia di vino base e non riserva, magari da uve a bacca bianca tradizionali come trebbiano e malvasia (non l'Occhio di pernice, che deriva da uve sangiovese). Come denominazione, vista la zona di origine del piatto, si può optare per un rotondo, sapido e fresco Vin Santo di Montepulciano Doc.

Mat.Cial.

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