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Non tutti i ciambelloni vengono col buco ma quello aretino sì. La ricetta del dolce dei contadini

Una preparazione così elementare e dolce da riportare ad ogni morso indietro nel tempo, in un epoca antica fatta di persone semplici e genuine come questo dessert

  • Categoria

    Dessert
  • Difficoltà

    Facile
  • Tempo

    40 minuti
  • Dosi

    6 persone
  • 500 grammi di farina
  • 4 uova
  • 100 grammi di burro
  • 3 cucchiai d'olio
  • 300 grammi di zucchero
  • mezzo bicchiere di latte
  • 1 bustina di lievito
  • limone
  • vinsanto

Procedimento

Montate uova e zucchero fino ad avere un composto chiaro e ben spumoso, poi aggiungete, nell'ordine e sempre sbattendo, olio o burro fuso a bagnomaria, latte, scorza di limone grattugiata, farina, 1 bicchierino di vinsanto (o altro liquore, ma siccome siamo di Arezzo preferiamo il vinsanto) e lievito. Imburrate bene una teglia con il foro al centro. Versate il composto al suo interno ed infornate al 180° per un tempo che varia dai 30 ai 35 minuti. Si consiglia di controllare la cottura utilizzando uno stecchino da infilare nell'impasto che deve uscire asciutto.

La variante con l'olio di oliva al posto del burro è più antica ma non per questo meno gustosa e sana. Se volete ottenere invece una spugnosità più soffice consigliamo di fare l'impasto con i soli tuorli e aggiungere da ultimo le chiare montate a neve e il lievito.

Sfornare e servire freddo.

La ricetta

Della cucina aretina si dice spesso che non è davvero "cucinata" ma semplicemente cotta. Per molti potrebbe suonare come un insulto, un difetto, una pecca enorme, ma, a ben vedere, significa soprattutto che la materia prima utilizzata è talmente speciale che serve poco altro per renderla straordinaria. Ne sono esempio i dolci. Poveri, rustici ma non per questo banali. La storia del ciambellone si fonde fortemente con questo concetto. Uova, farina, zucchero e vinsanto. Quattro ingredienti che nelle case non mancavano e non mancano mai e che, miscelati insieme a dovere, sanno regalare una piccola finestra sul paradiso.

Il ciambellone aretino è un dessert che potremmo tranquillamente definire minimalista. Una sorta di ricetta base dalla quale sono poi scaturite tutta una serie di varianti con frutta fresca, secca, creme e cioccolato. Noi, in questo spazio, ripartiremo dall'essenziale, dalle origini. 

Nella cultura contadina era in assoluto una delle torte preferite dalle famiglie. Per la sua preparazione le massaie, non disponendo di bilance di precisione, per definire le dosi si regolavano a volume oppure "a occhio". Quattro uova, otto cucchiai d'olio, 8 di zucchero, buccia di limone o arancia grattugiata, un bel bicchiere di latte e farina. Al posto del lievito per dolci veniva usata la "presina" che altro non è che una cartina di bicarbonato di ammonio. Una volta impastato il ciambellone veniva disposto in apposite teglie e veniva cotto nel forno a legna subito dopo aver sfornato il pane così da sfruttare il calore residuo. Ma nonostante l'assenza di strumenti di precisione chi di noi ha dimenticato il sapore unico di quelle meravigliose torte preparate dalla nonna per merenda? Ogni casa, ogni focolaio ha una sua tradizione, una sua storia, un suo marchio di fabbrica inconfondibile e senza pari.

Una ricetta elementare, dolce, confortante che richiama alla memoria giochi antichi e tavolate di commensali in festa.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

In questo caso non ci si sbaglia. Dolce con dolce: nella preparazione del piatto c'è il vinsanto e, con lo stesso nettare, il ciambellone si può abbinare. Un tandem di tradizione, anche se la struttura del piatto potrebbe richiedere un vino un po' meno sostanzioso. Notai mportante: nel bicchiere dovremmo trovare una spalla acida spiccata, per sostenere tutta questa dolcezza e far sì che in bocca non sia stucchevole. Inoltre abbiamo bisogno di un po' di sapidità per combattere la pastosità della preparazione. Il Vin Santo del Chianti sottozona Colli Aretini, a base di uve a bacca bianca (trebbiano e malvasia) può fare al caso nostro.

Mat.Cial.

Della cucina aretina si dice spesso che non è davvero "cucinata" ma semplicemente cotta. Per molti potrebbe suonare come un insulto, un difetto, una pecca enorme, ma, a ben vedere, significa soprattutto che la materia prima utilizzata è talmente speciale che serve poco altro per renderla straordinaria. Ne sono esempio i dolci. Poveri, rustici ma non per questo banali. La storia del ciambellone si fonde fortemente con questo concetto. Uova, farina, zucchero e vinsanto. Quattro ingredienti che nelle case non mancavano e non mancano mai e che, miscelati insieme a dovere, sanno regalare una piccola finestra sul paradiso.

Il ciambellone aretino è un dessert che potremmo tranquillamente definire minimalista. Una sorta di ricetta base dalla quale sono poi scaturite tutta una serie di varianti con frutta fresca, secca, creme e cioccolato. Noi, in questo spazio, ripartiremo dall'essenziale, dalle origini. 

Nella cultura contadina era in assoluto una delle torte preferite dalle famiglie. Per la sua preparazione le massaie, non disponendo di bilance di precisione, per definire le dosi si regolavano a volume oppure "a occhio". Quattro uova, otto cucchiai d'olio, 8 di zucchero, buccia di limone o arancia grattugiata, un bel bicchiere di latte e farina. Al posto del lievito per dolci veniva usata la "presina" che altro non è che una cartina di bicarbonato di ammonio. Una volta impastato il ciambellone veniva disposto in apposite teglie e veniva cotto nel forno a legna subito dopo aver sfornato il pane così da sfruttare il calore residuo. Ma nonostante l'assenza di strumenti di precisione chi di noi ha dimenticato il sapore unico di quelle meravigliose torte preparate dalla nonna per merenda? Ogni casa, ogni focolaio ha una sua tradizione, una sua storia, un suo marchio di fabbrica inconfondibile e senza pari.

Una ricetta elementare, dolce, confortante che richiama alla memoria giochi antichi e tavolate di commensali in festa.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

In questo caso non ci si sbaglia. Dolce con dolce: nella preparazione del piatto c'è il vinsanto e, con lo stesso nettare, il ciambellone si può abbinare. Un tandem di tradizione, anche se la struttura del piatto potrebbe richiedere un vino un po' meno sostanzioso. Notai mportante: nel bicchiere dovremmo trovare una spalla acida spiccata, per sostenere tutta questa dolcezza e far sì che in bocca non sia stucchevole. Inoltre abbiamo bisogno di un po' di sapidità per combattere la pastosità della preparazione. Il Vin Santo del Chianti sottozona Colli Aretini, a base di uve a bacca bianca (trebbiano e malvasia) può fare al caso nostro.

Mat.Cial.

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