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Giovedì, 28 Marzo 2024

Ciaccia fritta: una merenda che spalanca le porte del paradiso

Una ricetta a prova di bambino e non solo per la sua facilità di esecuzione. Questo croccante e dorato disco è così squisito che trova un posto speciale nel cuore di ogni buongustaio

  • Categoria

    Antipasto
  • Difficoltà

    Facile
  • Tempo

    90 minuti
  • Dosi

    10 persone
  • 500 grammi di farina
  • 250 grammi di acqua (comunque quanto basta)
  • 10 grammi di sale
  • 15 grammi di lievito di birra
  • 2 cucchiai di olio d'oliva
  • abbondante olio per friggere

Procedimento

Sciogliere il lievito in un bicchiere di acqua tiepida. Mettere la farina in una terrina piuttosto ampia e aggiungeye sale, olio d'oliva e il lievito sciolto insieme alla propria acqua. Impastate il composto aggiungendo dell'altra acqua fin tanto da ottenere un impasto liscio ed elastico molto simile a quello della pizza e del pane. Il preparato, una volta lavorato, dovrà essere lasciato lievitare in un luogo caldo e asciutto per circa un'ora. Si consiglia di lasciare il composto coperto con un canovaccio di cotone per tutto il tempo della lievitazione. Una volta che sarà raddoppiato di volume, tagliate delle palline di pasta ed iniziate a stenderle con le mani fin tanto da ottenere dei dischi di circa 10-15 centimetri l'uno alti un centimento. In una padella portare a temperatura l'olio per friggere e immergete un po' per volta le ciacce. Quando la pasta sarà ben dorata da entrambi i lati toglietele dal fuoco e adagiatele su un foglio di carta assorbente per recuerare l'olio in eccesso. Salate e servitele accompagnate da formaggi freschi (stracchino morte sua) oppure con degli affettati (prosciutto semistagionato top).

La ricetta

Cosa c'è di più semplice della ciaccia fritta? Niente. Non esiste un altro piatto che possa vantare pregi quali bontà, velocità e facilità di esecuzione come questa croccante meraviglia. La ricetta che proponiamo è tipica della tradizione toscana (oltre che aretina ovviamente) ma vanta una lunga serie di "sorelle" o "cugine di terzo grado" in ogni regione dello stivale. In Emilia Romanga troviamo lo gnocco fritto e le crescentine, in Campania c'è la pizza fritta, a La Spezia ecco serviti gli sgabei. Ogni territorio, ogni città, vanta una ricetta che, con sapienza e amore, mescola acqua, lievito e farina dando vita a delle eccellenze che mandano fuori di testa grandi e piccini.

Ad Arezzo la ciaccia fritta è in assoluto una delle merende più goduriose, unte e confortanti del mondo. Le sue origini sono perse nella notte dei tempi anche se, come è facile intuire, le radici sono da rintracciare in una cultura culinaria povera e super basic dove poche materie prime unite insieme riescono a garantire gusto e apporto calorico sufficiente a "sfangare" (superare in verancolo ndr) il duro lavoro nei campi. Numerose sono anche le sagre paesane la festeggiano. Questo piatto - inserito a pieno nei percorsi street food - viene preparato sul momento e servito a come spuntino per spezzare la fame oppure come antipasto/aperitivo.

L'abbinamento perfetto, a nostro avviso, è con il prosciutto crudo semistagionato oppure con lo stracchino. Un morso di paradiso.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Cosa bere insieme alla ciaccia fritta? Bollicine ovviamente. Occorre un vino spensierato e gioioso, in Toscana ce ne sono di tantissimi tipi che ricadono sotto l'Igt Toscana Bianco Frizzante. Ad esempio a base trebbiano, con una struttura adeguata anche in caso di accompagnamento con salumi o formaggi freschi.

Una variante divertente a quelli tradizionali potrebbe essere quella di un Pet-Nat, ovvero un vino frizzante rifermentato naturalmente in bottiglia. Una pratica molto diffusa in Francia (Pet Nat è l'abbreviazione di Petillant Naturel, ovvero "frizzante naturale"). Si tratta vini che sostano in bottiglia "sur lie" ovvero sulle fecce fini, che possono aumentare la complessità olfattiva del prodotto finale. Sono vini imbottigliati a fermentazione in corso, gli zuccheri residui ancora non svolti (cioè, non trasformati in alcol) permettono ai lieviti di attivare un'altra fermentazione in bottiglia (rifermentazione).

Mat.Cial.

Cosa c'è di più semplice della ciaccia fritta? Niente. Non esiste un altro piatto che possa vantare pregi quali bontà, velocità e facilità di esecuzione come questa croccante meraviglia. La ricetta che proponiamo è tipica della tradizione toscana (oltre che aretina ovviamente) ma vanta una lunga serie di "sorelle" o "cugine di terzo grado" in ogni regione dello stivale. In Emilia Romanga troviamo lo gnocco fritto e le crescentine, in Campania c'è la pizza fritta, a La Spezia ecco serviti gli sgabei. Ogni territorio, ogni città, vanta una ricetta che, con sapienza e amore, mescola acqua, lievito e farina dando vita a delle eccellenze che mandano fuori di testa grandi e piccini.

Ad Arezzo la ciaccia fritta è in assoluto una delle merende più goduriose, unte e confortanti del mondo. Le sue origini sono perse nella notte dei tempi anche se, come è facile intuire, le radici sono da rintracciare in una cultura culinaria povera e super basic dove poche materie prime unite insieme riescono a garantire gusto e apporto calorico sufficiente a "sfangare" (superare in verancolo ndr) il duro lavoro nei campi. Numerose sono anche le sagre paesane la festeggiano. Questo piatto - inserito a pieno nei percorsi street food - viene preparato sul momento e servito a come spuntino per spezzare la fame oppure come antipasto/aperitivo.

L'abbinamento perfetto, a nostro avviso, è con il prosciutto crudo semistagionato oppure con lo stracchino. Un morso di paradiso.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Cosa bere insieme alla ciaccia fritta? Bollicine ovviamente. Occorre un vino spensierato e gioioso, in Toscana ce ne sono di tantissimi tipi che ricadono sotto l'Igt Toscana Bianco Frizzante. Ad esempio a base trebbiano, con una struttura adeguata anche in caso di accompagnamento con salumi o formaggi freschi.

Una variante divertente a quelli tradizionali potrebbe essere quella di un Pet-Nat, ovvero un vino frizzante rifermentato naturalmente in bottiglia. Una pratica molto diffusa in Francia (Pet Nat è l'abbreviazione di Petillant Naturel, ovvero "frizzante naturale"). Si tratta vini che sostano in bottiglia "sur lie" ovvero sulle fecce fini, che possono aumentare la complessità olfattiva del prodotto finale. Sono vini imbottigliati a fermentazione in corso, gli zuccheri residui ancora non svolti (cioè, non trasformati in alcol) permettono ai lieviti di attivare un'altra fermentazione in bottiglia (rifermentazione).

Mat.Cial.

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