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I quaresimali: un peccato di gola concesso anche alle monache

La ricetta dei biscotti che celebrano questo periodo dell'anno e che fanno divertire grandi e piccini

  • Categoria

    Dessert
  • Difficoltà

    Facile
  • Tempo

    20 minuti
  • Dosi

    90 biscotti circa
  • 4 albumi
  • 200 grammi zucchero
  • 50 grammi di pasta di nocciola oppure nocciole sbriciolate
  • 200 grammi di farina
  • 50 grammi cacao amaro
  • 1 bustina vanillina
  • ½ bustina lievito in polvere per dolci
  • cannella in polvere

Procedimento

Separate i tuorli dalle chiare e montate quest'ultime a neve incorporandovi lo zucchero e la pasta di nocciola (oppure nocciole ridotte in polvere con l'aiuto di un mixer). In una ciotola disponete la farina, il cacao, la vanillina, la cannella e il lievito. Mescolate il tutto incorporatevi anche le chiare montate in modo da ottenere un impasto denso. Prendete una teglia da forno, disponetevi sopra della carta forno e con l'aiuto di una sac à poche (che potete creare anche artigianalmente in casa seguendo questo metodo) disegnate delle lettere avendo cura di distanziarle bene l'una dall'altra. Lasciate riposare per un paio d’ore e poi infornate i biscotti a 140° per circa 10-15 minuti.

La ricetta

Nelle pasticcerie aretine compaiono solo in quelle dalla vocazione più local mentre, spostandosi verso Firenze, questi dolcetti sono una costante che va in scena il martedì grasso e si ritira il giovedì prima di Pasqua. I quaresimali sono dei biscotti dall'aspetto insolito che vengono creati in poco più di 20 minuti con una manciata di ingredienti semplici e genuini. La loro forma è quella delle lettere dell'alfabeto e, neanche a dirlo, rappresentano una divertente attrattiva sia per grandi e piccini. Leggenda vuole che a creare questa ricetta furono delle monache fiorentine le quali nel XIX secolo diedero forma a questa bontà per gustarla anche durante il periodo quaresimale che, come conviene alla tradizione cattolica, prevede un severo regime di penitenza spirituale e alimentare. Per ovviare al peccato di gola e sentirsi meno in colpa le monache pensarono di riproporre le lettere dei versi del vangelo. Una tradizione che è arrivata sino ad oggi.

La storia dei biscotti quaresimali raccontata da FirenzeToday

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Il vino di oggi rappresenta una delle eccellenze toscane, che ben si sposa con la pasticceria secca, con i dolci al cacao come i Quaresimali, con la Schiaccia Briaca (tipica elbana) ma anche con semplici scaglie di cioccolato fondente di qualità, per la sue indubbie caratteristiche di  intensità, eleganza e persistenza. Una produzione limitata, anche in considerazione del piccolo territorio di riferimento, che è un'isola: l'Elba. Il vino, che può fregiarsi della Docg, è l'Elba Aleatico Passito. Viene da un vitigno semi-aromatico come l'aleatico, la cui produzione è diffusa da tempo immemore sull'isola. L'uva è diffusa anche nelle zone costiere della Maremma e, come all'Elba, se ne ricava un vino dolce e rosso, figlio di una surmaturazione in vigna e di un successivo appassimento all'aria, sui graticci. La naturale concentrazione di zucchero, che non viene svolto completamente in alcol, offre un sorso vellutato, avvolgente e caldo sostenuto però da una struttura acida importante. Il ventaglio aromatico è ampio, dalla marasca sotto spirito, alla confettura di prugne, oltre a suadenti speziature. Il colore è rubino intenso. Cin cin!

(Mat.Cial.)

Nelle pasticcerie aretine compaiono solo in quelle dalla vocazione più local mentre, spostandosi verso Firenze, questi dolcetti sono una costante che va in scena il martedì grasso e si ritira il giovedì prima di Pasqua. I quaresimali sono dei biscotti dall'aspetto insolito che vengono creati in poco più di 20 minuti con una manciata di ingredienti semplici e genuini. La loro forma è quella delle lettere dell'alfabeto e, neanche a dirlo, rappresentano una divertente attrattiva sia per grandi e piccini. Leggenda vuole che a creare questa ricetta furono delle monache fiorentine le quali nel XIX secolo diedero forma a questa bontà per gustarla anche durante il periodo quaresimale che, come conviene alla tradizione cattolica, prevede un severo regime di penitenza spirituale e alimentare. Per ovviare al peccato di gola e sentirsi meno in colpa le monache pensarono di riproporre le lettere dei versi del vangelo. Una tradizione che è arrivata sino ad oggi.

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(Mat.Cial.)

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