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La ricetta dei brigidini, quei "trastulli toscani" di cui parlava Pellegrino Artusi

Un dessert semplicissimo e dal sapore deciso. Ottimo per le merende all'aperto

  • Categoria

    Dessert
  • Difficoltà

    Facile
  • Tempo

    50 minuti
  • Dosi

    50 sfoglie
  • 40 grammi farina
  • 120 grammi zucchero a velo
  • 10 grammi semi di anice stellato
  • 2 uova
  • liquore di anice
  • sale

Procedimento

In un ciotola abbastanza capiente mescolate le uova con lo zucchero a velo, un pizzico di sale, 1 cucchiaino di liquore e i semi di anice ridotti in polvere. Aggiungete la farina, amalgamandone poca per volta fino ad ottenere un impasto simile alla pasta frolla. Modellatelo in piccole noci e stendetele con il matterello su un piano infarinato così da creare delle sfoglie molto sottili. Cuocete i dischi in una cialdiera ben calda per 1-2 minuti. In alternativa, appoggiateli su una placca coperta con carta da forno e infornateli a 180° per 5-6 minuti, finché non saranno leggermente dorati.

La ricetta

Il buon Pellegrino Artusi li definì "un trastullo speciale alla Toscana ove trovasi a tutte le fiere e feste di campagna e lo si vede cuocere in pubblico nelle forme da cialde" ma la loro origine è da rintracciare attorno alla metà del XVI secolo in quel di Lamporecchio (Pistoia) dove delle portentose monache devote a Santa Brigida li crearono. Da allora i brigidini si sono diffusi in tutta la regione riuscendo a conquistare anche qualche esportanzione oltre i confini toscani.. L'appellativo, come facilmente comprensibile, deriva proprio dalle ideatrici della ricetta - devote appunto a Santa Brigida - e, col tempo, è diventata una vera e propria celebrità. Non c'è fiera, evento di paese, sagra o mercatino che non vanti un banco dei dolciumi dove si trovano cataste di dorate e croccantissime sfoglie. Oggi la preparazione di questo dolce si avvale del supporto di un apposito macchinario automatizzato che, tramite pistoni ad aria compressa, preme la pasta sul delle formelle in alluminio riscaldato dalle quali esce il brigidino. Ma non tutti sanno che questo dolce è facilmente riproducibile anche a casa propria con il semplice supporto di carta da forno e mattarello. Una ricetta semplice e divertente che richiede amore e pazienza ma dal risultato garantito.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Un sorso di Moscato di Pantelleria potrebbe essere l'abbinamento giusto. E' dato dal mosto di uve fresche (non passite) del vitigno zibibbo, clone del moscato di Alessandria, coltivate nell'isola siciliana. Il nome dell'uva - secondo alcune fonti - deriverebbe da Capo Zebib (in Africa), facendo ipotizzare un'origine d'importazione. Si tratta di un vino estremamente profumato, il moscato d'altronde è un vitigno aromatico al pari delle malvasie, del brachetto e del traminer, che va benissimo per sostenere l'aroma del brigidino. Il Moscato di Pantelleria ha anche un corpo meno ingombrante rispetto all'altro grande vino dolce di pantelleria, il Passito, da abbinare con dolci dalla struttura maggiore.

(Mat.Cial.)

Il buon Pellegrino Artusi li definì "un trastullo speciale alla Toscana ove trovasi a tutte le fiere e feste di campagna e lo si vede cuocere in pubblico nelle forme da cialde" ma la loro origine è da rintracciare attorno alla metà del XVI secolo in quel di Lamporecchio (Pistoia) dove delle portentose monache devote a Santa Brigida li crearono. Da allora i brigidini si sono diffusi in tutta la regione riuscendo a conquistare anche qualche esportanzione oltre i confini toscani.. L'appellativo, come facilmente comprensibile, deriva proprio dalle ideatrici della ricetta - devote appunto a Santa Brigida - e, col tempo, è diventata una vera e propria celebrità. Non c'è fiera, evento di paese, sagra o mercatino che non vanti un banco dei dolciumi dove si trovano cataste di dorate e croccantissime sfoglie. Oggi la preparazione di questo dolce si avvale del supporto di un apposito macchinario automatizzato che, tramite pistoni ad aria compressa, preme la pasta sul delle formelle in alluminio riscaldato dalle quali esce il brigidino. Ma non tutti sanno che questo dolce è facilmente riproducibile anche a casa propria con il semplice supporto di carta da forno e mattarello. Una ricetta semplice e divertente che richiede amore e pazienza ma dal risultato garantito.

(ClaFa)

Un calice in abbinamento

Un sorso di Moscato di Pantelleria potrebbe essere l'abbinamento giusto. E' dato dal mosto di uve fresche (non passite) del vitigno zibibbo, clone del moscato di Alessandria, coltivate nell'isola siciliana. Il nome dell'uva - secondo alcune fonti - deriverebbe da Capo Zebib (in Africa), facendo ipotizzare un'origine d'importazione. Si tratta di un vino estremamente profumato, il moscato d'altronde è un vitigno aromatico al pari delle malvasie, del brachetto e del traminer, che va benissimo per sostenere l'aroma del brigidino. Il Moscato di Pantelleria ha anche un corpo meno ingombrante rispetto all'altro grande vino dolce di pantelleria, il Passito, da abbinare con dolci dalla struttura maggiore.

(Mat.Cial.)

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