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Cronaca

Vendemmia e raccolta delle olive: braccianti africani stipati in cassoni, sottopagati e in nero

Tre persone arrestate, quattro denunciate e quattro furgoni sequestrati. L'operazione riguarda anche Pistoia, Prato, Firenze, Siena, Lucca e Pisa

Tre arresti e quattro furgoni sequestrati: è l'esito di una operazione, denominata Black Wine, della polizia di Stato di Pistoia, dopo le indagini iniziate nel luglio scorso: il reato ipotizzato è quello di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. I tre finiti in manette, tutti cittadini stranieri, sono accusati di aver agito come caporali che reclutavano manodopera africana a basso costo da utilizzare in vigneti e uliveti in provincia di Arezzo, ma anche in territori vicini, come Pistoia, Prato, Firenze, Siena, Lucca e Pisa. I furgoni servivano a trasportare nei campi i braccianti irregolari, che viaggiavano, peraltro, in condizioni di pericolo.

Stamattina sono state poi eseguite perquisizioni in due studi commerciali di Pistoia in uso a un consulente del lavoro: l'uomo è denunciato in stato di libertà per lo stesso reato.

Il professionista si occupava - spiegano dalla polizia pistoiese - della gestione delle fatturazioni e della registrazione di alcune posizioni lavorative nella banca dati dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (solo quando esplicitamente richiesto dalle aziende committenti) a prescindere dalla verifica dell’esistenza di un vero contratto in essere. Inoltre, attraverso una procedura fraudolenta consistita nell’aprire una posizione all’Inail per soli 3 giorni, a nome della ditta intestata a prestanome che gestiva i lavori, riusciva ad ottenere il rilascio del Documento Unico di Regolarità Contributiva (D.U.R.C.) malgrado l’omissione totale di denunce contributive all’Inps.

Inoltre sono state denunciate in stato di libertà per lo stesso reato altre tre persone, due cittadini stranieri e un italiano, che erano tutti parte dell’attività illecita.

La squadra mobile di Pistoia ha ascoltato, in qualità di persone informate sui fatti, 30 braccianti, in gran parte africani richiedenti asilo o titolari di permesso di soggiorno per motivi umanitari. Gli operai sono stati interrogati al rientro dai luoghi di lavoro, confermando le ipotesi degli inquirenti. La gran parte di questi era impiegata al nero e priva di copertura assicurativa.

La manodopera veniva retribuita con circa 4 euro all’ora effettivi, senza maggiorazione alcuna per l’orario straordinario o il lavoro svolto in giornata festiva, a fronte dei 7,50 euro minimo previsti dai contratti collettivi territoriali del settore agricoltura.

Non solo, i braccianti viaggiano in condizioni pericolose: seduti a terra sul cassone posteriore in metallo di un autocarro e rinchiusi con un telo in Pvc per eludere i controlli da parte delle forze di polizia.

Al momento non sono emersi elementi contro le aziende del settore vinicolo ed oleario che si avvalevano delle prestazioni lavorative attraverso appalti di servizio stipulati con la ditta gestita dagli arrestati.

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