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Cronaca

Usura, prestiti con interessi fino al 900 per cento: tra le vittime anche piccoli imprenditori aretini. Due arresti

I carabinieri di Montepulciano hanno scoperto un giro di usura che pare andasse avanti da oltre 10 anni. Fatture false per giustificare i bonifici e gli assegni degli usurati

Interessi sui prestiti fino al 900 per cento e un sistema di fatturazione creato ad hoc per nascondere un giro di usura. E' quanto hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia di Montepulciano che, in collaborazione con la Guardia di Finanza, hanno eseguito tre misure cautelari. Tra le vittime ci sarebbero piccoli imprenditori, commercianti e anche privati cittadini residenti nelle province di Arezzo e Siena.

L'operazione, coordinata dai pubblici ministeri Serena Menicucci e Niccolò Ludovici della procura di Siena, ha portato al sequestro preventivo di beni che gli inquirenti ipotizzano siano derivanti dalle attività illecite, per un valore di 700mila euro. Le tre persone per le quali sono scattate le misure cautelari (due arresti ai domiciliari e un obbligo di firma) applicavano ai prestiti concessi interessi usurari, che sono stati calcolati dai consulenti tecnici incaricati dalla procura fra il 25 ed il 912% dello stesso prestito.

"Le indagini - spiegano i carabinieri senesi - hanno svelato un flusso di fatture per operazioni, rivelatesi inesistenti, emesse dagli usurai nei confronti delle vittime mascherando con l'evasione fiscale un giro di usura che in quelle zone andava avanti sin dal 2004". Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l'emissione delle fatture serviva da un lato a giustificare gli importi che periodicamente transitavano sui conti correnti degli indagati, dall'altro a fare in modo che le vittime potessero motivare i numerosi bonifici eseguiti e gli assegni spiccati. Gli usurati poi, dichiarando fiscalmente tali costi fittizi ed usufruendo di un illegittimo risparmio di imposte (ai fini dell'imposta sui redditi, nonché dell'Iva), riuscivano a rientrare di parte degli importi dati in prestito e richiesti con tassi usurari.

Non sarebbero mancati episodi di intimidazioni e minacce messi in atto nel momento in cui le vittime erano in difficoltà con i pagamenti. 

Gli investigatori hanno calcolato un giro d'affari tra il 2004 ed il 2019 pari a 1,7 milioni di euro dei quali circa 700mila di interessi.

Le indagini si sono avvalse anche di intercettazioni telefoniche da parte dei Carabinieri, mentre la Guardia di Finanza ha esaminato i flussi di denaro avvenuti dal 2008 al 2019 su 71 conti correnti. Durante l'esecuzione delle misure cautelari, è  stato sequestrato anche un "Compro oro" di Sinalunga, riconducibile agli arrestati e da poco operante sul territorio.

L'indagine prese il via nel novembre del 2017 con l'arresto di due persone per "detenzione abusiva di due pistole con matricola abrasa e detenzione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti". In quella circostanza vennero sequestrate, oltre alle armi, anche 1,3 chili di oro fuso, 21 monete d'oro, gioielli tra i quali un anello da 20mila euro e denaro contante per circa 45mila euro.

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